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L’Amico Scozzese

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 di Walter Panero Giovedì 28 agosto 2008. Ore 20.30. “Uolter?”“Sì?!?”“Sono molto contento di iniziare a soffrire con te quest'anno....”“Soffrire? Basta dai....abbiamo...
Redazione Toro News

 di Walter Panero

 

Giovedì 28 agosto 2008. Ore 20.30.

 

“Uolter?”

“Sì?!?”

“Sono molto contento di iniziare a soffrire con te quest'anno....”

“Soffrire? Basta dai....abbiamo già sofferto troppo negli ultimi anni....abbiamo appena preso Bianchi e Amoruso....su che quest'anno facciamo il salto di qualità e ci salviamo senza problemi....”

“Col Toro non si può mai sapere...dove ci vediamo domenica? E a che ora?”

“Facciamo alle due alla fermata del 10 all'angolo tra Via Filadelfia e Corso Agnelli....hai presente?”

“Certo!...Quella dopo la fermata della Maratona....abito a Torino solo da un paio di mesi, ma ci sono già stato allo stadio a vedere il Toro....”

“O.K. Allora a presto.....a domenica....alle due....”

 

Con l'amico Scozzese tutto è iniziato con questa telefonata. Che poi, all'epoca, era un amico per modo dire, visto che non l'avevo incontrato mai.

“Ti chiamerà un ragazzo Inglese....” questo mi aveva detto un amico gobbo di buon cuore (contraddizione in termini, lo so bene) “....è un tipo un po' strano: è di origine scozzese ma viveva a Londra; da lì si è trasferito a Torino per darsi all'insegnamento ed è un grande appassionato di calcio....mi ha detto che vorrebbe seguire la squadra della città e io gli ho risposto che l'avrei accompagnato volentieri qualche volta a vedere la Juve....ma no, mi ha detto lui, ti ho parlato della squadra della città, mica della Juve.....e poi per me seguire significa abbonarsi, andare sempre allo stadio col caldo e col freddo, magari anche in trasferta....insomma uno mezzo matto....uno...beh....”

“Vuoi dire come me?”

“Eh....sì.....un po' sì....”

“Benissimo! Non vedo l'ora di conoscerlo e di andare allo stadio con lui!...”

 

Domenica 31 agosto 2008. Ore 14.

E così eccoci qua.

“Uolter....qual è il tuo pronostico per la partita di oggi?”

E io secco: “3 a 0 per noi!”

Lui mi guarda un po' sorpreso. Non so cosa gli passi per la testa.

“Va beh....scherzavo....andiamo a prendere posto e a soffrire.....”

“Ma mi sa che io non potrò sedermi vicino a te....qui c'è scritto che il mio posto è in un settore diverso dal tuo....”

“Lì può esserci scritto quello che vogliono, ma tu vicino a me ti ci metti eccome! This is not Scotland or England, my friend: This is Italy....” purtroppo o per fortuna, vorrei aggiungere. Ma non so come dirglielo, nel mio Inglese maccheronico.

L'amico mi guarda con un aria che è un misto di sorpresa e di approvazione. Poi fa sì con la testa e si siede al mio fianco. E parliamo. Di Toro, questo e chiaro. Ma anche di calcio in generale. E di politica. E di libri. E di storia dei nostri rispettivi paesi. Mi rendo conto che lui conosce la storia recente dell'Italia molto più di quasi tutti coloro che vi abitano. Un tipo particolare , niente da dire; d'altronde l'amico gobbo mi aveva avvisato.

Certo che la vita è davvero strana. A volte non basta un'esistenza intera per entrare in sintonia con persone che vivono vicino a te tutti i giorni e con cui magari dividi quotidianamente una scrivania, mentre altre volte sono sufficienti poche ore di conversazione per renderti conto di aver trovato un amico di quelli veri, e questo a prescindere da quante volte tu l'abbia incontrato durante la tua esistenza.

Altro da aggiungere? Sì! Rosina, Zanetti, Bianchi! 3 a 0 per noi! Abbracci e tutti a casa.

A fine partita, l'Amico Scozzese mi osserva con stupore. Probabilmente comincia a pensare che io abbia delle doti magiche, vista la sicurezza con cui ho azzeccato il risultato.

“Allora ciao....alla prossima...”

“Alla prossima...ma con l'Inter sarà più dura....”

“Non è detto....staremo a vedere....secondo me questo è l'inizio di un bel campionato....”

L'Amico Scozzese dà l'impressione di volermi dire qualcosa. Poi si limita a sorridermi. Lo osservo mentre sale sul 10 che lo porterà nella casa in cui, lasciando Londra, ha scelto di vivere lui dice per un bel po'. Lo osservo e penso che da oggi ho un nuovo amico. Lo osservo e penso che non ho mai capito se siamo noi a scegliere il Toro o il Toro a scegliere noi. Ma so per certo che lui è di sicuro, e forse non da oggi, uno di noi.

 

E poi….

 

Quel giorno azzeccai il risultato della partita, ma mi sbagliai su tutto il resto. Quello che era appena iniziato sarebbe stato un campionato di pochissime soddisfazioni e di grande, grandissima sofferenza.

“Essere tifosi del Toro è molto deprimente....” mi disse una gelida sera di gennaio dopo che il Toro di Novellino ne aveva beccate tre a Marassi dal Genoa. Già, caro amico, e mi sa che il peggio deve ancora venire, avrei voluto dirgli. Mi limitai ad alzare le spalle e a dirgli che sì....forse in certi momenti lo è....ma è anche terribilmente bello le poche volte in cui il Toro ti regala qualche piccola gioia....

“Oh...certo....noi ci siamo sempre....mica come i gobbi!”

Ecco, amico. Hai proprio capito tutto. Ci siamo sempre. Come quegli innamorati non ricambiati che in certi momenti magari si sentono traditi, ma ai quali basta poco per perdonare e per correre di nuovo dietro all'amata.

C'eravamo quel giorno col Bologna quando tutti capimmo. C'eravamo quel giorno col Genoa, quando la sentenza venne scritta ufficialmente. Si tornava in B, altro che storie. Si tornava in B, altro che campionato pieno di soddisfazioni.

Si tornava in B e tu, caro Amico, te ne tornavi a casa tua, a Londra. E sì, perché se c'è una cosa che credo tu ti sia portato a casa da questo paese, oltre all'amore per il Toro, è il fatto che qui non c'è spazio per gente come te. Per gente che molto sa, ma che poco appare. Per gente che molto riflette e osserva, ma che poco sentenzia. Per gente che quando parla lo fa sotto voce e senza urlare. Un paese in cui la gente seria viene di solito emarginata da chi serio non è, ma sa urlare più degli altri e così facendo riesce a ritagliarsi uno spazio dominante dal quale allontana quelli come te, perché non li capisce e perché in fondo ne ha paura. Un Paese vecchio. Un Paese immobile. Un Paese decadente.

Decadente come noi e come il nostro Toro. Quello che tu, caro amico, continui a seguire da lontano con tutti i mezzi che l'informatica ti concede. Quello che tu continui ad amare malgrado tutto. Quello che ti spinge a mandarmi commenti lapidari sul Presidente e sull'allenatore di turno. Quello del “Cairo dev’essere pazzo”, del “ma Monzon è meglio di GDB?”, del “ma Cola è meglio di Camola?”, del “ma Beretta è meglio di Cola?”, del “ma Lerda è meglio di Beretta e di Cola?”,  del “Pratali è scarsissimo”, del “Di Loreto è molto imbranato”, del “Corini è il mio giocatore favorito”, del “Barone lumaca”, del “David Di Minchia” e di tanti altri personaggi che quasi tutti conosciamo. Il nostro piccolo piccolo Toro, insomma.

Ma per fortuna, questo povero Paese, oltre al Toro, ti ha lasciato anche qualcos'altro.

Domani so per certo che ci vedremo dopo oltre un anno. Niente magliette e niente sciarpe granata, stavolta. Niente bandiere e cori da stadio. Sembreremo quasi due  persone serie. Sembreremo.Ci sarò io, ma ci sarete soprattutto tu e la tua sposa che, prima di conoscere te, non sapeva neppure quale fosse lo scopo del gioco del calcio e che ora lo ha imparato suo malgrado sentendoti imprecare durante le partite nella vostra casa di Londra. E pensare che potevi scegliere l'Arsenal, il Tottenham, il Chelsea. O anche i Rangers, il Dundee o il Celtic. Invece hai scelto il Toro. O il Toro ha scelto te. Non lo so. Forse non lo sapremo mai. Ma va bene lo stesso.

Quello che so è che  tu  hai scelto Torino per convolare a nozze.Che voi abbiate figli maschi o femmine è davvero poco importante. Ma sarebbe proprio bello che fossero granata dentro. Come te, che in pochi mesi hai capito più cose del Toro di tanti che si dicono tifosi da una vita.

Congratulazioni ragazzi.Un abbraccio, amico mio.