mondo granata

Landonio e Carlos Edu Marangon

Landonio e Carlos Edu Marangon - immagine 1
di Guido De Luca
Redazione Toro News

Nei primi giorni di luglio del 1988, un’operazione di mercato azzardata sorprende i tifosi del Torino. Il nuovo proprietario granata Mario Gerbi e l’amministratore delegato Michele De Finis vendono al Napoli  Massimo Crippa. Figlio d’arte di Carlo Crippa, già calciatore del Toro dei primi anni 60, Massimo lascia la maglia granata dopo un solo anno per raggiungere Diego Armando Maradona, con il quale stringerà una forte amicizia, e per raccogliere una lunga serie di successi sotto il Vesuvio. La tifoseria, già in subbuglio per le cessioni del danese Klaus Bergreen e dell’attaccante austriaco Polster, viene apparentemente calmata dall’acquisto della giovane promessa Luca Landonio. Questi, nativo di Legnano, è poco più che uno sconosciuto e la speranza di tutti è che possa ricalcare le gesta del suo predecessore. Non ebbe molta fortuna. Un brutto infortunio lo penalizza per tutto l’arco del campionato e alla fine della stagione colleziona solo 13 presenze. Non è una stagione felice per la squadra di Gigi Radice; si infortuna malamente anche Alvise Zago, talento del settore giovanile, che aveva davanti a sé un futuro radioso. Un brutto contrasto con lo spagnolo della Sampdoria Victor gli provoca la totale rottura dei legamenti del ginocchio sinistro. A questo punto, il Torino, nel campionato 1988-89, si deve affidare agli acquisti dello slavo Haris Skoro e dei brasiliani Muller ed Edu Marangon. Quest’ultimo si rivelerà la prima di una lunga serie di Carneadi del calcio italiano provenienti dall’estero. L’apertura ad un terzo straniero per squadra porta molte formazioni a cercare la sorpresa e, con la formula del “prendi due paghi uno”, iniziano a calcare i campi di calcio nostrani dei veri e propri sconosciuti. L’affare vero doveva essere rappresentato dall’acquisto di Luis Muller, ma giunse dal Portuguesa il paulista Carlos Eduardo Marangon, detto Edu. Né Gigi Radice prima, né Claudio Sala poi gli accordarono molta fiducia. Fu solo Sergio Vatta, terzo allenatore della stagione, a scommettere su di lui nelle ultime partite di campionato. Questo non servì ad evitare la retrocessione in serie B per la seconda volta nella storia della società granata al termine di un torneo lungo e sfibrante. Edu rimane ancora oggi nella memoria dei tifosi per i suoi tiri da lontano. Segna solo tre reti, due delle quali all’Olimpico contro Lazio e Roma, ma la sua perla balistica rimane il calcio di punizione ad effetto con cui siglò la rete del momentaneo 2-1 a Como alla terz’ultima partita di campionato. Quella rete è entrata di diritto tra i 100 gol più belli della storia del Torino ed ancora oggi rimane un mistero il modo con cui colpì il pallone al termine di una rincorsa talmente sbilenca da sfidare ogni legge della fisica. Dopo quell’annata, si sono perse le tracce sia di Landonio sia di Edu. Il primo ha proseguito la sua carriera nelle serie minori, il secondo tornò in Brasile per poi cimentarsi nella carriera di allenatore.