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L’arte di correre

Redazione Toro News
di Marco PeroniIn questa settimana, mi sono imbattuto in un libro che sicuramente moltissimi di voi conoscono già. Ci ho trovato dentro un bel po’ d’aria fresca. Spero che il leggerne qualche passaggio faccia acnhe a voi lo...

di Marco Peroni

In questa settimana, mi sono imbattuto in un libro che sicuramente moltissimi di voi conoscono già. Ci ho trovato dentro un bel po’ d’aria fresca. Spero che il leggerne qualche passaggio faccia acnhe a voi lo stesso effetto: anche per non dimenticarci che siamo pur sempre – fra le altre cose – degli appassionati di sport. Vi riporto il sobrio quanto splendido finale. Il libro si intitola “L’arte del correre” (Einaudi) e il suo autore è il giapponese Murakami Haruki. Buon viaggio.

 

“Ciò che veramente mi ha reso felice, oggi, è che questa gara me la sono proprio goduta. Non ho ottenuto un tempo di cui andar fiero. Ho commesso diversi piccoli errori. Però ho corso fino all’esaurimento delle forze e ne risento ancora l’effetto. In oltre, sotto ogni punto di vista, credo di essere migliorato rispetto all’ultima gara. E questo è un punto essenziale. In altre parole, imparare dall’esperienza è la cosa più piacevole, divertente. Naturalmente è stata dura e a un certo punto stavo quasi per perdermi d’animo. Ma in questo sport la fatica è data per scontata. Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell’azione stessa, vi scorre dentro. Quando tutto va bene. Rientrando a Tokyo vedo molte automobili di ritorno dalla gara. Ce ne torniamo ognuno alla propria casa, alla propria vita quotidiana. E in vista della prossima gara ci alleneremo di nuovo in silenzio, come abbiamo fatto fino ad oggi, ognuno in un posto diverso. Visto dall’esterno, il nostro modo di vivere apparirà forse insulso, privo di fondamenta e di significato. Ma anche ammettendo che compiamo una serie di atti vuoti, come versare acqua in un vecchio vaso forato, per lo meno resta il fatto reale che ci impegniamo. Poco importa se otteniamo dei risultati o meno, se facciamo bella figura o no, in fin dei conti l’essenziale è qualcosa che non si vede, ma si percepisce nel cuore. E spesso le cose che hanno veramente valore si ottengono attraverso gesti inutili. Non so fino a quando sarò in grado di ripetere questa serie di atti vuoti, è evidente. Ma dal momento che sono arrivato fin qui senza che la cosa mi sia venuta a noia, finché potrò terrò duro. La maratona mi ha fatto crescere e, nel bene e nel male, mi ha formato. L’inverno prossimo correrò una maratona da qualche parte, e nell’estate seguente parteciperò a qualche altra gara di triathlon. In tanto trascorrono le stagioni e gli anni. E a ogni anno che passa scrivo un libro. Affronto i compiti che ho davanti e li porto a compimento a uno a uno, fino a esaurimento delle forze. Concentro la mia attenzione a ogni singolo passo, ma al tempo stesso cerco di mantenere una visione globale perché, so dica quel che si vuole, io sono un maratoneta. Come venga giudicato il mio tempo in gara e il mio posto in graduatoria, come venga considerato il mio stile, è di secondaria importanza, ciò che conta per me, per il corridore che sono, è tagliare un traguardo dopo l’altro, con le mie gambe. Usare tutte le forze che sono necessarie, sopportare ciò che devo, e alla fine essere contento di me. Se mai ci sarà un epitaffio sopra la mia tomba, se posso sceglierlo io, vorrei che fossero scolpite queste parole:

Murakami HarukiScrittore (e maratoneta)1949-20**Se non altro, fino alla fine non ha camminato.

Al momento è tutto ciò che spero”.

Un abbraccio a tutti, Marco