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mondo granata
di Walter Panero
Recentemente mi è capitato di leggere un articolo in cui Roberto Saviano, parafrasando Woody Allen nel film “Manhattan”, elencava le dieci cose per cui vale davvero la pena vivere. Nell'elenco dello scrittore campano si trovano cose “serie” come l'Iliade e fare l'amore, e cose più leggere ma non meno piacevoli come la mozzarella di bufala aversana, la musica di Bob Marley ascoltata con le cuffiette mentre si cammina in libertà, il gol del raddoppio di Maradona all'Inghilterra nei quarti di finale del Mondiale di Messico 1986: quello, per intenderci, in cui saltò cinque o sei avversari come birilli per depositare infine la sfera alle spalle di Shilton. Indimenticabile davvero.
Detto che per chi scrive le due cose per cui in assoluto vale la pena vivere sono assistere ad una qualsiasi partita del Toro allo stadio e stare a bordo strada a veder passare una corsa ciclistica, in particolare un tappone alpino o pirenaico del Tour de France, ho pensato di fare anch'io la stessa cosa, restringendo però il campo soltanto al nostro caro, vecchio Toro.
Ecco allora quelle che per me sono le dieci ragioni (in alcuni casi solo auspicate) per cui ancora vale la pena di essere tifosi del Toro:
1) Vedere uno dei nostri che segna sotto la Maratona e corre sotto la curva a prendersi l'abbraccio della nostra gente.
2) Applaudire i ragazzi che si abbracciano a centrocampo dopo una partita vinta, col Capitano che li porta sotto le curve a festeggiare insieme a noi.
3) Osservare le facce dei nostri fratelli sugli spalti o per strada dopo la vittoria in un derby. Purtroppo, dopo oltre sedici anni, me le sono quasi dimenticate.
4) Vedere le facce dei gobbi dopo una sconfitta (quelle le ho fin troppo ben presenti) e soprattutto dopo aver perduto un derby.
5) Vedere la Gobba retrocedere per aver “taroccato” interi campionati e poi vederla giocare contro lo Spezia, il Frosinone ed il Rimini in serie B. E' già successo? Vorrei che succedesse ancora, e ancora, e ancora...
6) Rivedere anche per una sola volta la Maratona, ma non quella di adesso (con tutto il rispetto) ma quella colorata, unita e festante degli anni Settanta ed Ottanta.
7) Girare con la nostra sciarpa al collo in qualsiasi città lontana da Torino o anche dall'Italia e incontrare qualcuno, non necessariamente un fratello, che ti si avvicina, la riconosce, ed inizia a parlare con te del Toro, della sua storia gloriosa e magari anche del suo modesto presente.
8) Entrare in qualsiasi posto di Torino o del Piemonte (bar, ufficio, parco pubblico), e sentire che c'è ancora gente che parla in Piemontese passando con facilità estrema dalla rabbia per le mattane di Cairo, per le mosse strambe di Lerda e per le cappelle di Pratali, all'esaltazione per i dribbling del Poeta, i gol di Pupi, fino alla commozione per le serpentine di Gigino e le giocate di “quelli là”. E vedere che ci sono ancora bambini che ascoltano le parole dei più anziani, ne rimangono incantati e si innamorano del nostro Toro.
9) Sapere che, al di là del nostro presente, noi abbiamo una storia, anzi una Storia, nella quale trovare conforto quando le cose vanno male. Una Storia, una Leggenda che nonostante tutto nessuno ci potrà mai portare via.
10) Avere la speranza che sì....ora le cose stanno così....ma se è vero come è vero che non può piovere sempre, ci dovrà ancora essere qualche possibilità per noi....ci sarà pure un momento in cui, alla faccia di tutto e di tutti, riusciremo a tornare grandi. Riusciremo a rivedere in campo una squadra che metta paura a tutti. Riusciremo a vedere in campo un Toro vero.
Queste sono le mie dieci ragioni per cui tutto sommato è bello essere quello che siamo. Probabilmente ce ne sono molte altre, compresa la più semplice: siamo del Toro perché sì. E basta! Ora, se vorrete, potrete lanciarvi a scrivere le vostre. Sarebbe bellissimo riuscire a raccoglierne un bel po'.
Un abbraccio a tutti voi, cari fratelli.
Forza Toro sempre comunque ed ovunque!
Ah, dimenticavo: lunedì sera tutti allo stadio! Lasciamo per una volta da parte le cose che ci dividono e uniamoci in una cosa sola come sapevamo fare una volta. Per tifare Toro. Per dare una mano ai ragazzi a salire ancora. Verso l'alto. Verso i play off. Verso la serie A.
La prossima settimana si gioca di venerdì sera a Modena. E, come sempre, il sabato successivo alla partita è giusto che io lasci spazio ai colleghi che racconteranno il match appena concluso, sperando che abbiano belle cose da dirci. Tornerò da queste parti il sabato successivo, ovvero il 30 aprile. Buona Pasqua a tutti e sempre forza Toro!
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