Ecco una di quelle partite per le quali non ho mai trovato una logica spiegazione nel tempo. Torino-Empoli è un tuffo nel passato. E’ un ricordo legato ad alcune sfide inedite della seconda metà degli anni ’80 caratterizzate sempre da risultati striminziti e poco scontati. La prima in assoluto di campionato si gioca a Torino nell’ottobre del 1986 e fu decisa da un esordiente attaccante delle giovanili granata, Franco Lerda. Era una partita che non si sarebbe dovuta nemmeno disputare. L’Empoli, infatti, si trovò a giocare quasi per caso in serie A, ripescato al posto del Vicenza penalizzato al termine del campionato di serie B per questioni legate al secondo grande scandalo italiano del calcio scommesse. La seconda volta che le due squadre si trovarono di fronte al Comunale fu l’anno successivo con risultato invertito: 0-1, gol del centrocampista empolese Luca Della Scala. La spiegazione che non sono mai riuscito a dare a questo duello è come sia stato possibile che il Torino in quegli anni abbia potuto incontrare difficoltà nell’affrontare una squadra che sino ad allora non si era mai affacciata al calcio della massima serie. La formazione azzurra si era presentata ai nastri di partenza come la Cenerentola della serie A, predestinata ad un’immediata retrocessione, ma si rivelò ben presto una matricola terribile. Con il risultato che il primo anno di serie A riuscì a salvarsi e a mietere tra le mura amiche vittime illustri come l’Inter, mentre nell’anno successivo incorse in una retrocessione viziata da 5 punti di penalizzazione, senza i quali sarebbe rimasta ancora nel novero delle 16 squadre più forti d’Italia. Probabilmente giocava a favore dei toscani una certa dose di supponenza e leggerezza nell’atteggiamento che avevano nei loro confronti le squadre più blasonate e tra queste non mancava certo l’undici granata. Quindi, se nella prima occasione di incontro, al contrario di quanto ci si potesse aspettare, non giunse una goleada, ma una vittoria di misura a favore del Torino con l’unico acuto della gara, nel secondo anno arrivò addirittura la beffa.
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Le prime sfide con l’Empoli in campionato
13 dicembre 1987: fossero state pubbliche e legali le quote delle scommesse (ai tempi si giocava in clandestinità), la vittoria del Toro sarebbe stata data a 1,18, il pareggio a 4,50, mentre la vittoria esterna dell’Empoli a 12,00. Chi si fosse spinto a puntare sul segno “2”, sarebbe stato di sicuro additato come un giocatore dotato di forte spirito d’azzardo. Con il senno di poi, fu più semplice comprendere che i piccoli successi dell’Empoli non erano solo rappresentati dai demeriti altrui, ma erano anche e soprattutto frutto della solidità e delle capacità di annullare il gioco avversario della formazione allenata da Gateano Salvemini. Se il Toro poteva contare su di una buona squadra con una coppia d’attacco molto affiatata, Polster-Gritti, l’Empoli aveva nello svedese Johnny Ekstrom e nel forte Baldieri un altrettanto temibile duo offensivo, supportato da Incocciati. A centrocampo, Crippa e il danese Klaus Berggreen se la dovevano vedere con Cucchi (ex Inter) e Corrado Urbano, giocatori dinamici e con buon senso tattico. Inoltre, tra le file dei toscani, giocava in quella maledetta domenica anche un prodotto del vivaio di via Filadelfia: l’arcigno difensore Massimo Brambati, che avrebbe poi rivestito il granata qualche anno più tardi. Era una giornata piuttosto grigia, gli impianti sciistici in montagna erano già aperti, ci si avvicinava alle feste di Natale, di conseguenza non c’era il pubblico delle grandi occasioni. L’atteggiamento che sfoderò in campo la squadra di Gigi Radice fu sin troppo benevolo. Molli e svagati, i granata subirono la rete decisiva dell’incontro nei minuti finali del primo tempo. Fatale fu la rete del mediano Della Scala. Il portiere Lorieri non riuscì ad opporsi. Nel secondo tempo tardò ad arrivare la reazione del Torino e i minuti scorsero veloci con la speranza che da un momento all’altro sarebbe giunto per lo meno il gol del pareggio. Così non fu purtroppo, nell’incredulità generale e con il rimpianto, a fine campionato, che anche solo quel punticino avrebbe potuto evitare lo spareggio perso ai rigori con la Juventus, valevole per la qualificazione alla Coppa Uefa del 1988/89.
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