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Buongiorno Toro...quante volte nella mia mente ho cercato di immaginare Superga alcuni attimi prima dello schianto. C'era una nebbia color latte, talmente spessa da non permettere di vedere a pochi metri di distanza. La pioggia cadeva incessante e il caratteristico ticchettio dell'acqua sulle foglie riempiva quell'uggioso pomeriggio del 4 maggio. Gli animali erano tutti al riparo, nessun uccello cinguettava, nonostante la primavera fosse già inoltrata. Tuttavia niente lasciava presagire ciò che di lì a poco sarebbe accaduto: il destino stava per entrare nella storia del Toro. Lo schianto che poco dopo le 17 ha squarciato il silenzio è entrato di prepotenza nei cuori di tutti i tifosi del Toro, anche di quelli che all'epoca non erano ancora nati.
La sua eco ha intriso di sé i rami degli alberi che furono testimoni dell'evento, ed è rimbalzata sulle colline fino ad arrivare in città. Questa stessa eco è ancora presente ed ha eternato la storia di una squadra fino a renderne ineludibile ed intramontabile la memoria.
Ogni tifoso del Toro possiede in sé il seme del ricordo e sa che il suo compito è quello di tramandare alle nuove generazioni la storia del Grande Torino. Una storia chè è sì di sport, ma soprattutto è una storia fatta di ragazzi allegri e sorridenti, campioni sul campo e fuori.
Ai tempi del Grande Torino non c'erano sponsor sulle magliette, l'Italia era appena uscita dalla guerra con ferite che si sarebbero rimarginate solo dopo molti anni e anche il calcio poteva servire a rinascere. Era un calcio che rifuggiva i riflettori e i pettegolezzi, fatto com'era di sacrificio personale, coraggio e dedizione, lontano dalle violenze e permeato di valori.
Il Toro, ovviamente, ne era la massima espressione.
Tutti piansero, quando accadde la tragedia, e nessuno voleva credere a quella tremenda notizia.
Indro Montanelli scrisse una delle più belle frasi sul Grande Torino:
“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta.
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