di Guido De Luca
mondo granata
Leggeteci, leggeteci, leggeteci!
Eh sì, cari calciatori, dovete leggere le nostre rubriche. La settimana scorsa, il nostro collega Marco Peroni ha scritto un articolo straordinario su cosa significhi avere il privilegio di giocare nel Toro e ad oggi non siamo ancora certi che quel messaggio sia entrato nel vostro spogliatoio e sia stato letto da qualcuno di voi. Noi tifosi granata ve lo chiediamo a gran voce: leggete la rubrica Istantanee di Mauro Saglietti (i suoi racconti piacerebbero anche ai vostri bambini e alle vostre mogli), leggete Fuoriarea di Marco Peroni, leggete Caro Diario di Silvia Lachello, fatevi un po’ di cultura. Al di là del fatto che leggereste degli scritti in italiano corretto, vero, semplice, accattivante e concreto, senza inglesismi o neologismi aberranti, questo sforzo vi permetterebbe di allargare le vostre vedute di idee. Capireste che, prima di spazientirvi ai nostri rimbrotti, accusandoci di essere rimasti ancorati al Grande Torino, a Meroni, a Ferrini, a Pulici, forse dovreste pensarci un attimo e dovreste fare molta attenzione a pronunciare questi nomi. Nelle vostre bocche potrebbero suonare male, come suonavano male e venivano mal pronunciati da un nostro ex-proprietario che sarebbe stato meglio se avesse proseguito ad occuparsi di materie plastiche prima di scrivere da protagonista una delle pagine più nere della nostra storia. E poi, dimenticavo, noi non ci limitiamo a parlare di Pulici e Graziani, di Zaccareli e Claudio Sala, noi parliamo e rievochiamo le gesta anche di Paolo Beruatto, di Giacomo Ferri, di Giovanni Francini. Chi sono costoro? Ve lo spiegherò più avanti.Abbiamo smesso di ricordare orgogliosi le prodezze di nostri beniamini da quindici anni ormai. Dopo che non hanno più vestito la maglia granata Roberto Policano, Tarzan Annoni, Pasquale Bruno, giocatori che non ci facevano vergognare sugli spalti, ma ci facevano andare fieri davanti ai tifosi di tutta Italia nelle nostre discussioni da trattoria e da bar, nei nostri luoghi di lavoro o al mare d’estate. Potreste anche voi far parte di questa schiera di nomi, soprattutto quando, appese le scarpe al chiodo, non sarete più nessuno, sempre che non siate in grado di riciclarvi come opinionisti televisivi. Siete ancora in tempo; noi ci infiammiamo per poco. E’ bastata la vittoria di Firenze di ieri sera in Coppa Italia per pensare che Paolo Zanetti sia di nuovo quel grande giocatore da Toro che avevamo potuto apprezzare la scorsa stagione; è bastato vedere in campo quattro giovani contemporaneamente per tornare a sorridere, perché a noi i bocia piacciono, e vedere Vailatti, Rubin, Dzemaili e Ogbonna sfiancarsi contro avversarsi di rango superiore ci ha entusiasmato. Potreste, in futuro, cari ragazzi, ritagliarvi uno spazio nella nostra memoria al fianco di Ferri, Beruatto e Francini. Dicevamo: chi sono costoro? Sono ormai signori di mezza età che nei primi anni ’80 ci facevano godere. Erano cresciuti nel vivaio granata e per loro ogni partita era una questione di vita, I loro valori erano il senso di appartenenza ad una maglia, ad una tradizione, ad una storia che conoscevano bene e sapevano tramandare ai loro successori. A costoro non interessavano i premi partita. Volevano solo camminare a testa alta per le strade del centro città anche dopo che avevano perso un derby. Venivano salutati con la classica discrezione torinese, ma con la massima stima e ammirazione che noi possiamo provare per le persone oneste. Ed il calore che gli trasmettevamo era immenso e loro riuscivano ad emanarlo la domenica successiva sul prato del Comunale, sotto i nostri occhi vigili e fieri.Ferri, Beruatto e Francini, insieme a Danova, Sclosa, Beppe Dossena e Leo Junior avevano schiantato sul campo il Napoli di Maradona il 30 settembre del 1984 con una prestazione sontuosa e piena di coraggio, come potreste fare voi già domenica prossima. Perché qui, da noi, nella Torino granata, nessuna impresa è impossibile, anzi sono proprio le imprese a rivelarsi più semplici del previsto.
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