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Nel mondo dell’arte le opere incompiute sono spesso molto apprezzate e considerate, perché contengono al loro interno quel germe di imprevedibilità e di potenzialità inespressa, che lascia libero sfogo alla...
"Nel mondo dell’arte le opere incompiute sono spesso molto apprezzate e considerate, perché contengono al loro interno quel germe di imprevedibilità e di potenzialità inespressa, che lascia libero sfogo alla fantasia di chi le guarda o le legge. Tutte le volte che ammiriamo un capolavoro incompiuto è come se noi stessi diventassimo artisti, allorquando proviamo ad immaginare come potrebbe essere ciò, che non è stato scritto o dipinto, edificato o scolpito. Pensiamo agli schiavi di Michelangelo, all’incompiuta di Malher, alla Sagrada Familia di Gaudì, a “La Duchessa di Leyra” di Verga etc…Nel mondo dello sport invece l’incompiuto è quasi sempre sinonimo di una prestazione riuscita male, perché non ben preparata; di una performance deludente, perché non condotta sino al termine con sufficiente impegno; di una prestazione, il cui risultato è stato molto al di sotto di ciò che si sarebbe potuto sperare e/o immaginare.Or bene la storia recente del nostro Toro si sta, ahimè, sempre più configurando come il prototipo dell’ “eterno incompiuto”.L’incompiuto per antonomasia è il Fila: quale tristezza guardare sotto la triste pioggia tardo primaverile quel che resta di quegli spalti e di quel campo invasi e corrosi dalle erbacce, quasi che questo destino fosse ineluttabile, quasi che il tempo potesse scalfire e corrodere la memoria degli Invincibili !!!???Incompiuto è stato ed è il vertice societario, ove il Nostro Presidente ha consolidato i membri della propria famiglia. Perché non coinvolgere forze fresche e realtà imprenditoriali piemontesi in un “progetto Toro” di più ampio respiro?Egli inoltre sembra voglia ostinarsi ed arrabattarsi a fare il più possibile di testa propria nella gestione della squadra e del suo entourage, senza invece affidarsi a chi dell’ “universo pallonaro” potrebbe essere ben più competente ed esperto. Al nostro “Pres” sembra proprio mancare quella “vision”, che, partendo dai settori giovanili, potrebbe poi consentirgli di costruire un solido impianto per la prima squadra.Di conseguenza incompiuta è proprio la nostra “squadra ufficiale”. Concepita male (probabilmente senza dare troppo ascolto ai “desiderata” del tecnico), allenata forse non a dovere e mai troppo coesa da un vero ed altruistico spirito di gruppo, è apparsa fin dall’inizio ed in più frangenti sempre carente in qualche ruolo, in qualche fondamentale e soprattutto in personalità. Nelle prime gare della stagione eravamo spumeggianti per i primi 30 minuti, costruendo diverse palle-goal, quasi mai finalizzate a dovere, per poi crollare miseramente sul piano difensivo nella seconda parte del match.Poi man mano ci siamo “intristi”, precipitando in una pericolosa inedia, facendo fatica a portare avanti e mantenere tra i piedi il pallone, quasi che quest’ultimo si fosse trasformato nella pesante palla legata al piede di un galeotto.I vari cambi di allenatore sono stati sicuramente la connotazione più pregante per l’”incompiuto di squadra” del Toro: ogni mister, che se ne andava, al momento dell’esonero, ha sempre dato l’impressione di non aver potuto lavorare come avrebbe voluto ed ha sempre dipinto la nostra formazione alla stregua di un quadro, che, quando fosse stato ultimato, avrebbe fatto la sua dignitosa figura. Allo stesso modo ogni nuovo coach subentrante, all’atto della sua “intronizzazione”, non ha mai perso l’occasione di far notare che il team di calciatori a sua disposizione non era stato né da lui assemblato in campagna acquisti né da lui preparato in estate: insomma la precarietà del passato, del presente e del futuro è stato il “leit-motiv”, che ha contraddistinto le nostre guide tecniche. Sicuramente ciò che è più ci è mancato in quest’anno, come diretta conseguenza della, a dir poco, “lunatica e brancaleonica” gestione degli anni passati, è stata la continuità di un programma, di una guida tecnica e di un gruppo su cui poter contare e puntare.Il carattere è stato poi il nostro vero tallone d’Achille per tutta la stagione: dopo aver sbloccato a nostro favore il risultato in diverse gare, troppo spesso non si è stati in grado né di raddoppiare né di difendere l’esiguo vantaggio sino al termine. Allo stesso modo, molto spesso abbiamo visto un gruppo di giocatori che, una volta in svantaggio nel punteggio, non sapeva più raccapezzarsi per costruire una reazione degna di tale nome (uniche eccezioni a Lecce 3-3 ed a Napoli 1-2).La conseguenza del nostro “incompiuto sportivo” è aihmè sotto gli occhi di tutti: ossia quella di ritrovarsi per il terzo anno consecutivo a fine campionato alla canna del gas, con delle speranze di salvezza ridotte veramente al lumicino. E quest’anno per l’ennesima volta (e forse anche peggio delle altre volte!) ci risiamo: la nostra squadra sembra rassomigliare ad un liceale, che abbia battuto la fiacca per tutto l’anno scolastico, per poi ritrovarsi con l’acqua alla gola all’ultimo compito in classe, nel disperato tentativo di strappare un bel voto, che lo porti, facendo media, ad un rosicatissimo 6- finale.L’unica cosa non “incompiuta” in questa stagione è stata la proverbiale ed indefessa fede del tifo granata: l’incoraggiamento alla squadra non è mai mancato, così come la speranza che i giocatori si mettessero a fare il loro dovere e che gli arbitri smettessero di penalizzarci con le loro decisioni. Comunque vada a finire questa stagione, il tifoso del Toro ne esce a testa alta: ha creduto nei propri beniamini ed ha mantenuto la propria dignità sportiva anche di fronte alle più macroscopiche nefandezze sportive. Ebbene sì, noi tifosi granata siamo dei “martiri” nel senso originario del termine, ossia dei testimoni viventi che i veri valori sportivi esistono ancora. Con la Reggina 10 anni or sono cedemmo i tre punti pur di regalare loro la promozione in serie A. Contro la Fiorentina un anno fa applaudimmo il goal di Osvaldo che regalava ai viola l’accesso alla Champions. Non altrettanto hanno fatto il genoa (lo scrivo volutamente in minuscolo) e la sua tifoseria.Qualcuno ci dirà che noi siamo degli stupidi sentimentalisti e che lo sport moderno va interpretato così. A costoro mi sento di rispondere che secondo noi i valori dello sport sono unici ed immutati da almeno 2500 anni. Anzi l’unico valore che si possa riconoscere nel Vero Sport è la lealtà…ed in questo non siamo secondi a nessuno. D’altronde “gli Invincibili” perirono a Superga di ritorno da una partita amichevole giocata per mantener fede ad una promessa fatta sul campo da gioco…e scusate se è poco.
dr. Andrea Comba
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