mondo granata

Lettera aperta al Presidente Urbano Cairo

Caro Urbano Cairo…ho deciso di scriverle dopo aver letto tutto d’un fiato e con gli occhi appiccicati al monitor l’ultimo meraviglioso articolo del mitico Mauro Saglietti, che ribadisce con fermezza il perché tutti quelli che,...
Redazione Toro News

Caro Urbano Cairo...ho deciso di scriverle dopo aver letto tutto d'un fiato e con gli occhi appiccicati al monitor l'ultimo meraviglioso articolo del mitico Mauro Saglietti, che ribadisce con fermezza il perché tutti quelli che, come me, amano questa squadra, questa divisa e questi colori, sono parte integrante di un sogno chiamato Toro. Un sogno che raccoglie tra le sue braccia fino a soffocare d'amore questa città ed i suoi simboli eterni che, caro Presidente, comprendono anche Lei. Sì, perché Lei, come noi, sono sicura è capace di sognare, ma è anche in grado di volare oltre il muro di una razionalità che la separa inequivocabilmente dalla realtà dei nostri sogni. Jim Morrison diceva: "Ognuno di noi ha un paio d'ali, ma solo chi sogna impara a volare". Ebbene noi tifosi voliamo. Spicchiamo il volo, sognando un Toro finalmente bello e vincente, in grado di rappresentare l'anima di una città e della sua gente.La nostra storia, è una storia strana che, a suo modo, rispecchia quella del Toro e dell'essere granata in senso stretto. È un connubio di sensazioni particolari ed inspiegabili, intrecciate tra loro, che diventano uniche ed indescrivibili, se non vissute appieno e direttamente. Noi, ci identifichiamo totalmente con tutto ciò che è Toro e con tutto ciò che rappresenta Torino e l'essere granata. E dico granata, perché per i miei lontani cugini che tifano giuve, non è la stessa cosa. Per noi tifosi veri, il Toro è un'opera d'arte che non ti stuferesti mai di guardare, è un'amante di 100 anni che rimane sempre bello nel tempo e lo amiamo perché solo noi sappiamo dare quell'amore puro e vero, indipendente da ogni vittoria che possa in qualche modo gratificare o giustificare una scelta che, per noi, è basato solo sull'amore per una maglia e ad un modo unico di essere. Altrimenti non si potrebbe spiegare il motivo per cui tutti quelli che come me sono nati negli anni 80 o peggio ancora negli anni 90, hanno iniziato comunque a tifare e ad essere innamorati di un Toro, anzi di un Torello, che di soddisfazioni e di vittorie ne regalava veramente poche. Noi siamo granata nell'anima ed il nostro essere tifosi, non si limita ad andare a vedere una partita solo perché la nostra squadra vince sempre, comunque e con ogni mezzo...lecito o meno. Noi siamo fatti così. Preferiamo non vincere nulla per 30 anni, ma essere certi di averci provato comunque, senza rubare alcunché, senza aiuti arbitrali e senza muscoli gonfiati artificialmente. Ai tifosi granata il petto si gonfia da solo, senza l'uso di steroidi o di creatina...si gonfia per orgoglio. Per l'orgoglio di non essere stati sfiorati da nessuna inchiesta sportiva, per l'orgoglio di aver radunato per le strade di Torino oltre 50.000 tifosi con la sciarpa al collo nel giorno della retrocessione più umiliante della nostra storia, per l'orgoglio di fregarcene di tutto e tutti nell'aver ripreso con disperazione il nostro Toro al Hotel Campanile e di averlo consegnato nelle SUE mani Presidente, per l'orgoglio di sapere che noi siamo stati, siamo e saremo sempre portatori sani di granatismo, di quel DNA unico, solo nostro che ci identifica ovunque e con chiunque. Agli scudetti finti o alle Champions date a tavolino, preferiamo avere bilanci limpidi, risanati senza finte plusvalenze e senza debiti spalmati in cento mila anni. Ma quando ne vinciamo uno, poi lo festeggiamo per un anno intero. Spero, con quanto sopra, di averle fatto capire in minima parte, cosa significa per noi essere Granata: significa essere fieri e puliti, spavaldi e veri, ironici e unici, amanti appassionati e orgogliosi portatori di un modo di essere che è solo nostro. Significa rispecchiarsi nella voglia di combattere di Novellino ed in quella di urlare la sua gioia al mondo che GDB esprime ad ogni goal. Significa rispecchiarsi appieno nelle parole cantate del nostro inno.

 

Caro Presidente, noi sognavamo, noi sogniamo e noi sogneremo sempre; ad essere sinceri continuiamo anche a vedere le stelle. Ma ahimè, sono quelle degli altri!! La realtà è che siamo talmente assuefatti dalla pochezza, che ora non riusciamo nemmeno più a distinguere la differenza tra vivere e sopravvivere. Inizia a giorni il calciomercato e quella sarà la sua partita Presidente; toccherà a Lei stavolta scendere sul terreno di gioco, mostrare gli attributi, muoversi con molta oculatezza e un pizzico di cuore , perché nel prossimo campionato vorremmo poter finalmente tifare una maglia vincente da far paura e più forte dei torti arbitrali e delle malefatte di Palazzo. Perché mi creda Presidente, dopo anni di "tifo solo per la maglia", non è né più, né meno di quello che ci spetta di diritto. Perché siamo Granata, perché siamo toccati da una meravigliosa follia chiamata Toro, perché siamo capaci di volare, perché come diceva George Bernard Shaw: "Certi uomini vedono le cose come sono, e dicono: perché? Io sogno cose mai esistite e dico: perché no?".E il SUO arrivo nel Toro, dopo anni di patimenti, è stato il nostro modo per passare da quel "perché?" a quel "perché no?". Di essere finalmente liberi da dirigenti ingombranti e da caffè presi in compagnia di personaggi che stazionano sull'altra sponda del Po.Ma adesso basta ricordi, basta nostalgie. A noi serve qualcuno che abbia competenze calcistiche e che abbia l'autorità di prendere decisioni definitive a cui affidare in piena autonomia la gestione degli acquisti e delle cessioni. Perché è sicuramente meglio fare solamente due o tre acquisti all'anno, ma di assoluto valore tecnico, piuttosto che continuare con dieci scommesse per volta. Anche perché, diciamocelo seriamente, al Toro di scommesse vincenti ne capitano davvero poche, e con quella azzeccata di Matteo Sereni, mi sa che saremo in credito per almeno un lustro. Così facendo, nell'arco del suo progetto triennale avremmo costruito una squadra vera, pronta a farci vivere i nostri ed i suoi sogni. Perché non tornare ad essere quello che eravamo prima, quando, guidati da Orfeo Pianelli, dominavamo i campi di calcio? Perché non provare ad allestire una squadra in grado di garantire il suo slogan:...quest'anno ci divertiamo Questo eravamo e questo vogliamo tornare ad essere. Ma questo, appunto, è solo un sogno o potremo finalmente preservare le nostre coronarie e gioire per traguardi più ambiti? Coraggio Urbano, faccia questo sforzo, perché quel meraviglioso giocattolo che Lei ha per le mani, è un pezzo del nostro cuore. Un cuore stanco, ma sempre vivo e pimpante, che non necessita di un by-pass, ma solo di un po' d'ossigeno per gridare al mondo intero che il Toro è tornato GRANDE. Dimenticavo...buon compleanno Presidente! Forza Toro al di là del tempo e dello spazio. Fabiola Luciani