Giovedì 1° aprile 2010. Caro Diario, detesto i pesci d'aprile, mi fanno venire l'orticaria, scatenano la Bestia (quella cattiva) che c'è in me, a meno che... a meno che non vengano fatti con intelligenza, quella cosa che è sempre più rara e di cui, comunque, il genere umano tutto continua ad avere bisogno se desidera avere un futuro.Ma non è colpa del 1° aprile se oggi è il 1° aprile... ed io sono sicuramente scesa dal letto con il piede sbagliato.In realtà non avrei neppure dovuto scendere dal letto: due sole ore di sonno non sono sufficienti per nessuno.Vabbe'... mi rifarò, mi riposerò, recupererò il sonno perso. E forse riuscirò di nuovo a mettere a dormire la Bestia che sento perennemente ringhiare dentro.Quella Bestia, la mia Bestia, mi distrae dal Toro ed allora provo a fare dei pensieri belli... con la parte di me non controllata dalla Bestia ci riesco, riesco ad accedere ai cassetti infiniti della mia memoria.Ecco il cassetto della Scozia, quello dell'Irlanda, quello di quella volta in cui siamo entrati al Fila e faceva così freddo che l'erba scricchiolava sotto ai piedi, quello di Giorgia, quello della Stefi, quello dello stupore, quello delle persone che non ci sono più, quello degli Amici, quello di quell'Amico che è più Amico degli altri, quello del mio Mentore, quello del Toro.. eccolo lì: lo apro e mi rendo conto che domani è giorno di partita.Bene: ho trovato il pensiero bello.
mondo granata
L’imperfezione del Toro
Venerdì 2 aprile 2010, pomeriggio
Caro Diario,
il pensiero bello mi ha ricaricata ma devo affrontare uno di quei giorni in cui se anche fossi una e trina non riuscirei a finire tutto quello che ho da fare.Sono in ufficio: il granata è vietato se non negli estemporanei incontri alla macchinetta del caffè con i colleghi malati della mia stessa malattia.Vorrei davvero essere altrove, mi sento in gabbia e... e mi chiama Mauro.
- Ciao! [allegro]- Dimmi. [secca]- Tutto bene? [preoccupato]- Sì. [secchissima]- Sei solo in ansia pre partita o è successo qualcosa? [preoccupatissimo]- No. [quasi irritata, molto irritante]- Ossignurrr... quando fai così vuol dire che sta crollando il mondo... [sconfortato]- Poi ti spiego. [click]
Non posso dirgli che a due passi da me si sta svolgendo una riunione, gli scrivo una mail per spiegargli meglio, la troverà quando arriverà in ufficio, capirà.Capisce.Capisce anche più del dovuto.Mi ha chiesto se sono già in ansia pre partita.Ca§§o, ha ragione.Ma l'ansia si scioglie rapidamente, più rapidamente del solito: chissà... forse sto diventando grande... naaaa: è solo che decido improvvisamente di fidarmi delle mie intuizioni e di lasciar perdere ansie e quant'altro.Ed è a quel punto che mi chiama Marco: esco dall'ufficio.
- Buongiorno Marco! [allegra come un grillo]- Ma buongiorno! Che cos'è questa voce sorniona? [ride]- Dici? [meow]- Be', direi proprio di sì... [ride ancor di più]
E ci perdiamo nei soliti lunghi discorsi sul Toro in cui infiliamo storie di noi.La giornata volge al meglio.Soprattutto dentro di me.
Decido che è ora di abbandonare del tutto l'ufficio e vado a sedermi al tavolo di un dehors per scrivere un po' e poi è ora. E' ora di andare a casa. E' ora di andare a prepararmi. E' ora di vestirmi di granata. E' ora di infilare la testa in quella felpa sempre più sottile. E' ora... è l'ora della Stefi. Sento che sta arrivando. Sì, non può che essere lei.Vado: la voce c'è, le mani pure, il cuore... oh, be', quello... quello è granata, sempre.
Sabato 3 aprile, ieri: Toro – Triestina 1-0
Caro Diario,
è il Rolandismo. Non può che essere il Rolandismo. Non lo so.Sta di fatto che quella legge così nostra che sembravamo aver dimenticato si è fatta improvvisamente di nuovo chiara, evidente, tangibile, esplosiva davanti ai nostri occhi.Ti scrivo in maiuscolo quale sia codesta legge così me ne ricordo meglio anche io:
MAI ARRENDERSI FINO ALLA FINE E ANCHE OLTRE.
Poco importa che si sia materializzata con un'incornata di Loria e non con una meraviglia del Capitano... NOI sentivamo che stava arrivando, NOI sapevamo che non sarebbe finita in altro modo, NOI... il Rolandismo.Non ho ancora abbastanza cuore per tirare in ballo il Tremendismo: è presto.E poi voglio cercare di spiegarti bene che cos'è successo.Il pallone è andato in rete ed il mondo ha fatto un salto su se stesso.Il NOSTRO mondo.C'era gente che si abbracciava, gente che rideva, gente che bestemmiava, gente che urlava dei forti 'vaffanculo' alla sorte, gente che perdeva le chiavi del garage ma se ne fregava, gente che si cercava con le mani, gente che si accapigliava per afferrare al volo una maglia granata sudata, gente che piangeva... questo me lo hanno raccontato perché io, sì: io, avevo le mani sul volto.Io piangevo.Io.Una sorella mi ha preso le mani urlando: “Non piangere!” ma non c'era niente da fare: le lacrime scendevano giù e le mani salivano su.“Che spettacolo ti sei persa...” mi hanno detto dopo... e chi se ne frega: se non avessi tenuto le mani sugli occhi mi sarebbero schizzati fuori dalle orbite.A volte voglio solo sentire senza vedere.E quell'urlo, quell'urlo corale troppo a lungo trattenuto, doveva arrivarmi al cervello e rimanervi impresso.Per poterlo gustare ancora.Per poterlo raccontare.Per farlo mio.Per renderlo testimone della ricomposizione della frattura fra NOI-gente e NOI-squadra.Ieri sera eravamo/erano una cosa sola.Ieri sera, signori e signore, eravamo il Toro.Ieri sera la luna, ben dopo la partita, è sorta dalle rovine del Fila e il mondo era giusto, la vita era giusta.Vaffanculo a tutte le altre miserie: fatiche, crisi economica, stanchezza, governo... ieri sera, caro Diario, ieri sera... ieri sera il Toro. Punto. Domenica 4 aprile 2010
Caro Diario,
se poi ci si mettono anche gli altri a farci godere... lo fanno spesso ultimamente: che dolcezza, che tenerezza, che giustizia.Tre: i punti messi in saccoccia.Tre: i fischi della giacchetta giallo fosforescente (oddea, che orrore).Tre: le pere della settimana, le pere dolci per noi e indigeste per gli altri.Ma voglio pensare ad altro ora... voglio pensare a chi tempo fa ha pensato di scendere dal carro del perdente perché stava scomodo e ci è risalito, repentinamente, venerdì sera poiché era di nuovo il carro del vincitore.Facile stare dentro ad una situazione quando è tutto facile, eh?Facile dire “Io rinuncio” quando le cose vanno male, vero?Facile trincerarsi dietro all'accusa di essere stato depredato della fede, dei sogni, della pulizia, no?La pulizia... di solito quelli che parlano tanto della pulizia sono sporchi come una cloaca... sono quelli che vantano di essere integerrimi in ogni campo della loro esistenza e poi all'atto pratico si rivelano degli imbelli, dei pavidi... ce ne sono alcuni anche fra di NOI, sai?Purtroppo essere del Toro non mette al riparo dall'imbecillità.E quanto mi ha irritata sentire un idiota, fortunatamente ormai fuori dal giro delle mie conoscenze, dichiarare di sentirsi di nuovo del Toro in virtù degli ultimi risultati, quanto... chiara dimostrazione che alcuni hanno imparato la lezione del tirarsi su le maniche, altri invece aspettano che qualcuno gliele tiri su.Ad un certo punto della vita bisogna decidere se essere davvero adulti o meno... ed essere adulti non significa essere seri e posati come un cimitero, essere adulti significa gustarsi la vita anche quando riserva poderosi colpi di clava in faccia, essere adulti significa sapere ancora ridere come sanno fare i bambini... lo sapevamo fare anche noi, dimenticarlo è una bestemmia.E essere del Toro significa essere del Toro.Ma non solo quando le cose vanno bene.Se sei del Toro lo sei sempre.Si sta sul carro sempre.Fottendosene se si tratti di quello del vincitore o del perdente.Ciò detto... mi godo la giornata mangiatoria e forza Toro sotto una pioggia che rinnova il miracolo della trasformazione del mio umore da lagnoso a sorprendentemente ilare.Il Toro c'è: can I ask for more?
Lunedì 5 aprile 2010
Caro Diario,
mentre la goduria di quel gol - così positivamente violento per le implicazioni ad esso legato – mi scivola via dai capelli (un processo vorticoso e lungo), sono già proiettata alla partita di sabato pomeriggio.Bisogna sempre pensare al futuro, no?E venerdì sera c'era un bel pezzettino di futuro allo stadio.Verso la fine del primo tempo mi arriva l'sms di Michi: “Dove siete?”“Siamo qui. Scendo a prenderti?”“Sì, sono sulla scalinata ma non vi vedo.”Investo con la solita irruenza i miei vicini di posto per correre al recupero di Michi ma vedo che nel frattempo ci ha individuati.Ecco Michi! Ecco Michi e... la sua pancia. Dentro la pancia: il suo bimbo (o la sua bimba? Per me è un maschio).E' la prima partita di quella pancia.Un giorno mamma Michi gli racconterà di quella volta in cui l'aveva portato in mezzo a quella che, un'ora dopo, sarebbe diventata una bolgia.Bisogna sempre pensare al futuro, no?Basta con 'sta storia che non ci sono più bambini che tifano Toro... io ne ho visti venerdì sera, ne vedo abitualmente due che mi girano per casa, ce n'era perfino uno che galleggiava e nuotava e faceva le capriole nella pancia della sua mamma.No, non sono preda del facile entusiasmo post vittoria (post coitum animal triste, remember?)... io sono sempre così.Curo le mie tristezze nascondendomi in un angolo buio e curo le tristezze altrui con quel minimo di entusiasmo che serve per avere la sicurezza di non procedere da sola.E quindi... penso al futuro.Se il futuro sarà di cadere di nuovo... oh be', ci si rialzerà.Per ora siamo in piedi e i muscoli sembrano avere abbastanza forza per soddisfare quella voglia di incornare il mondo intero che tutti NOI abbiamo dentro.Come dicevo ad un Amico pochi giorni fa: in alto i cuori granata, essi non troveranno mai colline bastarde, MAI.E' una promessa che faccio a me stessa e a quel milione di altri miei simili con cui condivido la sorte.
Martedì 6 aprile 2010
Caro Diario,
sono di nuovo in uno di quei momenti in cui è mi è necessario sfoltire, scremare, passare al setaccio vita, persone, attività.E' ora della potatura.Ad un'analisi superficiale la potatura sembra una forzatura crudele nei confronti del processo vitale.Andando nel dettaglio – una cosa che non ritengo di saper fare ma altri dicono altrimenti, boh – è qualcosa che , invece, incoraggia il processo vitale.Pensa che mi hanno detto che la pianta del kaki si autopota e che lo fa anche il larice: ci sarà una ragione, no?E poi... i rami secchi o inutili o deleteri vanno tagliati. Rami, persone, attività. Il di più che non si può gestire a meno di rinunciare alla propria esistenza.I primi rami da potare (visto che non sono intelligenti come quelli del larice) sono i pensieri negativi: sono rami secchi.Poi quelli catastrofici: sono inutili.Infine quelli legati alla sfiga: sono deleteri.Mi ero ripromessa di parlare della sfiga... lo faccio ora.Brevemente, molto brevemente.E mi rivolgo a te.No, caro Diario, non mi rivolgo a TE... bensì a qualcuno che se potesse leggere queste righe si riconoscerebbe senza ombra di dubbio.“Caro amico” che vivi in funzione del fatto di soffrire per il fatto di essere diverso da come vorresti essere... punto primo: non mi sei così caro come scrivo poche parole più indietro ma sai com'è... la buona creanza, le abitudini, quei blablabla lì.Smettila di infilare il Toro nei tuoi discorsi solo per parlare della sfiga così come parli dei peperoncini rossi per parlare del piccante.La sfiga è non andare oltre il proprio naso, la sfiga è voler essere diversi e non far nulla per diventarlo, la sfiga è rimanere impassibili al gol di Loria (ti ho visto, sai?) e dire “Potevano segnare prima...” (e ti ho anche sentito, sai?), la sfiga è non godere mai (ma proprio MAI) del momento pensando che ce ne sarebbe potuto essere uno migliore (anche uno peggiore, pensa un po'...), la sfiga è essere roso dal nervoso perché il Toro non è perfetto come tu pensi debba essere... ascoltami: il Toro è questo. Il Toro è imperfezione.Rassegnati: le imperfezioni sono il sale della vita, non il sale che ti versi da solo su ferite che ritieni inferte dal destino.Ma poi... se la tua squadra ideale è sempre vincente, sempre perfetta, sempre fantastica... che cosa ci stai ancora a fare dalle nostre parti? Te l'ho chiesto proprio venerdì sera e tu che cosa mi hai risposto? “Infatti... che cosa ci sto a fare? 'sta ca§§o di squadra...” e con sollievo ti ho visto allontanarti dallo stadio. A mai più rivederci: tu NON sei il Toro e il Toro, soprattutto, non ha bisogno di te.E quindi “caro amico” sei il primo ramo che è venuto a cadere.Alla maniera della pianta di kaki e del larice: ti sei autopotato.Adieu. Farewell.Ora tocca al resto e già mi sento più leggera.
Poi ti devo raccontare di quando l'altro giorno sono stata attirata da uno strano adesivo sulla targa di un'auto. La forma mi era nota, i noncolori orrendi: un adesivo della giubbe. Strano, ho pensato, non se ne vedono molti in giro. Poi dal dettaglio sono passata al generale ed ho visto che l'adesivo era attaccato ad una targa che era a sua volta attaccata ad un auto GRANATA e mi è venuto così da ridere che per l'ennesima volta ho pensato che la vita è sempre così deliziosamente ironica che non gustarla attimo per attimo sarebbe il delitto supremo, sì, te lo devo raccontare ma non adesso, non adesso...
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