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mondo granata
L’importanza di una squadra
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Gli sport di squadra, come tutte le attività che devono essere portate avanti da un gruppo, ruotano intorno ad una serie di concetti non ben definiti che spesso non sono comprensibili nelle loro dinamiche.Il gruppo, spesso costituito da un insieme eterogeneo di persone, differenti per ideali, condizione economica e impegno nel conseguimento degli obiettivi del gruppo, hanno dinamiche sempre diverse, che talvolta possono essere mediate da una persona al di sopra delle parti, come un allenatore o un dirigente, talvolta devono essere risolte dal gruppo stesso affinché questo possa progredire.
Gli esempi, anche estremi, che dimostrano quanto la dinamica di un gruppo possa cambiarne le prestazioni aldilà del valore dei singoli, sono sotto gli occhi di tutti, anche in queste prime giornate di campionato.Senza considerare il Toro in serie B, è impressionante vedere l'Udinese al doppio dei punti di una squadra come l'Inter, per quanto la prima possa essere una squadra ben assemblata, la seconda è zeppa di campioni che giocano nelle rispettive nazionali, eppure quest'ultima si è spesso persa per strada venendo travolta dalle difficoltà interne più che da quelle dovute alle avversarie del momento. Ma di storie di squadre vincenti o perdenti al di là del valore delle avversarie è piena la storia dello sport, ad iniziare dall'invincibile Italia del volley di Velasco, alle partite in cui squadre con due o tre serie in meno del campionato inglese sono riuscite a vincere il confronto in coppa d'Inghilterra con squadre di caratura nettamente superiore.
Indubbiamente ha la sua importanza il leader della squadra, come in questo momento è Ventura nel Toro, come fu Zeman nel Foggia dei miracoli, come Julio Velasco per la nazionale di volley e come lo fu Brian Clough per il Nottingham Forest, squadra sconosciuta fino a qualche anno prima e che poi è andata a vincere due edizioni consecutive della coppa dei Campioni. In questi casi il carisma e il ruolo di leader che ogni elemento del gruppo gli riconosce fa la differenza e tutto il gruppo si muove come squadra perché non ha altro da fare che seguire quanto viene raccomandato dal leader. Spesso si verifica però la condizione opposta: quando un candidato leader si arroga il diritto di comandare un gruppo solo in base al proprio ruolo basandosi su un carisma o una superiorità che non ha (e qui l'elenco è lungo: Gasperini e gran parte dei suoi predecessori all'Inter, Novellino, Lerda e Colantuono al Torino, solo per fare degli esempi) i disastri sono quasi inevitabili. Nella stessa trappola è caduto lo stesso Cairo: al di là della mediocrità dei giocatori scelti per costruire e rinsaldare la squadra dal 2005 all'anno scorso, il fatto di non capirci un accidente di calcio e di sport di squadra ha avuto come conseguenza una serie di fallimenti clamorosi, con l'eccezione del primo incredibile anno con De Biasi.
E come ne primo campionato del Toro di Cairo, la forza del gruppo ha avuto come propulsore il solito elemento: la voglia di ognuno degli componenti del gruppo, al di là della presenza di un leader, di mettersi a disposizione del resto della squadra cercando di migliorarsi e cercando di capire come si possono correggere quegli sbagli che, inevitabilmente, si compie nella fase iniziale del percorso comune. Fare di testa propria, cercare l'assolo o il virtuosismo credendo di poter affrontare da solo la squadra avversaria, è uno sbaglio comune nel quale cadono molti presunti campioni, che lo sono solo in potenzialità ma non nella realtà dei fatti. Campioni trascinatori come Maradona richiedono comunque un gruppo di giocatori (peraltro composta comunque da ottimi elementi) che si muove e si danna solo per lui, come impose Ottavio Bianchi nel Napoli dello scudetto, ma di questi esempi (anche nei gruppi non sportivi) di trascinatori così ce ne sono pochi e comunque portano ad un gran gruppo, ma mai ad una grande squadra.
Nello sport come nella vita, essere una squadra richiede l'impegno e l'umiltà di tutti, dal presidente al semplice componente del gruppo, per conseguire un grande risultato. Solo così una squadra, come anche il Toro di quest'anno, potrà avere la meglio sugli avversari, ma prima di tutto sui propri, inevitabili limiti.
Leonardo Daga
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