mondo granata

L’inizio di un piccolo-grande miracolo

L’inizio di un piccolo-grande miracolo - immagine 1
di Walter Panero
Redazione Toro News

Una domenica di ottobre del 1989. Oggi sarà molto dura!” . L’uomo, che deve avere più o meno cinquant’anni, sfiora con la mano destra la sua testa con pochi capelli mentre si rivolge sorridendo al suo giovane compagno. Quest’ultimo, attraverso i suoi occhiali, lo osserva con aria un po’ incredula. Il signore calvo continua: “questo Parma ha già dimostrato di essere un’ottima squadra e non sarà per niente facile spuntarla….”.  “Ma dai pà! Finiscila di portare rogna! Mica possiamo aver paura del Parma! Vedrai: farà la fine di tutte le altre squadre che sono venute a Torino! Ossia verrà travolto sotto una valanga di gol!”“Non credo…” dice il più anziano.“Vedremo, ma ti ripeto di smetterla di portare sfiga!” ribadisce il giovane.Staremo a vedere penso dentro di me ascoltandoli, mentre, alla solita fermata del 10 davanti alla Maratona, aspetto che arrivino i miei amici.

Sino ad un paio di stagioni fa, il Parma era allenato da Arrigo Sacchi. Poi, gli Emiliani eliminarono il Milan dalla Coppa Italia e tutto cambiò. Berlusconi si innamorò del gioco brillante dei parmigiani ed affidò il suo Milan, sino ad allora perdente, al giovane ed ambizioso tecnico di Fusignano. I rossoneri, dopo aver iniziato male, vinsero il campionato 1987-88 in rimonta sul Napoli dando inizio ad un ciclo di grandissimi trionfi. Il Parma, invece, fu affidato a Zdenek Zeman, profeta della zona e del gioco d’attacco. Il tecnico boemo, però, fallì e fu sostituito da Giampiero Vitali sotto la cui guida il Parma non andò oltre al decimo posto sia nella stagione 1987-88, sia nella scorsa. Da quest’anno, il Parma è allenato dal padovano Nevio Scala, già centrocampista di buon livello di Milan, Inter, Roma, Vicenza e Fiorentina. Si dice un gran bene di questa squadra, ma, come il ragazzo di prima, penso che con ogni probabilità gli Emiliani non avranno scampo, visto che nelle prime quattro partite in casa, abbiamo segnato ben diciassette gol subendone solamente due. Difficilmente la porta difesa da Zunico resterà inviolata di fronte a gente come Muller, Skoro e Pacione.

Il match comincia e mi rendo quasi subito conto che il signore calvo di prima aveva assolutamente ragione. I ragazzi di Scala, disposti a zona, schierano in apparenza cinque difensori tra i quali si distinguono i centrali Apolloni e Minotti. Ma in realtà, i due “terzini” Donati ed Orlando (che oggi sostituisce Gambaro) fanno un enorme lavoro sulle fasce contribuendo alla fase difensiva per ripartire rapidamente quando si tratta di costruire quella offensiva. Le ripartenze sono inoltre affidate alla fantasia di Pizzi e dell’ex Osio (oggi per fortuna manca il regista Zoratto) ed alle penetrazioni del giovanissimo bomber Melli. Non è una novità che al Toro quest’anno capiti di soffrire. In trasferta è successo praticamente sempre. Ma è la prima volta che lo vediamo faticare tra le mura amiche. Per la prima volta quest’anno tiriamo un bel sospiro di sollievo quando l’arbitro Beschin fischia la fine sullo 0 a 0: partite come quella di oggi possono anche concludersi con una sconfitta che sarebbe stata pesante, vista la contemporanea vittoria per 4 a 1 del Pisa sul campo del Brescia . Al termine del match, i più pessimisti scuotono il capo dicendosi convinti che il sogno è già finito, che la macchina si è inceppata e che si ricomincerà a soffrire come nella scorsa stagione.Secondo me, invece, abbiamo semplicemente conosciuto una giornata storta, cosa che può capitare in un campionato lungo come la serie B. Oltre tutto abbiamo incontrato una squadra davvero tosta che secondo me potrebbe anche aspirare alla promozione.

Era solo l’inizio

All’epoca mi rendevo conto che quel Parma era forte, ma probabilmente non capivo fino in fondo quanto davvero lo sarebbe diventato. I ragazzi di Scala giunsero quarti al termine di quel campionato e, a fine stagione, volarono insieme a noi, al Pisa ed al Cagliari nella massima serie. Ma era soltanto l’inizio. Già l’anno successivo, il Parma giunse quinto in A qualificandosi come il Toro per la Coppa Uefa 1991-92. Al termine della stagione successiva, i gialloblu vinsero la prima, storica Coppa Italia. Iniziò a quel punto un ciclo d’oro che portò i parmigiani a conquistare una Coppa delle Coppe nel 1993, una Super Coppa Europea nella stagione successiva, e due Coppe Uefa: una in finale contro i gobbi nel 1995 ancora con Scala al timone, e l’altra sotto la guida di Malesani che, nella stagione 1998-99, conquistò anche la Coppa Italia. Tanti trofei ai quali mancò soltanto la ciliegina sulla torta di una vittoria in Campionato, sfiorata soprattutto in due occasioni con i secondi posti del 1994-95 e del 1996-97.Ma il Parma fu anche e soprattutto una fucina di talenti che giunsero in Emilia come giovani di belle speranze, trasformandosi col tempo in veri e propri fenomeni. Tra questi ricordo i Campioni del Mondo Taffarel (Brasile 1994), Thuram e Boghossian (Francia 1998) ed i vice campioni del mondo con l’Italia Benarrivo, Zola, gli ex granata Dino Baggio e Roberto Mussi, il futuro nostro portiere Luca Bucci, Luigi Apolloni (ora tecnico del Modena, come purtroppo ben sappiamo) e Lorenzo Minotti (anche lui al Toro verso fine carriera).Mussi, Apolloni, Minotti. Tutti e tre, pur su sponde diverse, erano in campo in quel Toro-Parma di quel giorno d’autunno del 1989. Chi poteva pensare che di lì a qualche anno avrebbero fatto parte della squadra vice campione del mondo guidata dall’ex tecnico parmigiano Arrigo Sacchi? Chi poteva immaginare, in quel lontano pomeriggio di ottobre, che quel Toro e soprattutto quel Parma avrebbero scritto tanti bei capitoli della storia del calcio nel corso degli anni successivi?