di Paolo Morelli
mondo granata
Lo scudetto del ’76 al museo
Nel giorno che ha visto il Toro rompere, finalmente - è proprio il caso di dirlo -, il tabù delle vittorie esterne, a Grugliasco, qualche ora prima della partita, veniva inaugurata una sala dedicata allo Scudetto del '76 al Museo del Grande Torino (via La Salle 87). Poco dopo le 10, Domenico Beccaria e gli altri membri dell'Associazione Memoria Storica Granata, hanno accolto visitatori e padrini d'eccezione per l'evento. In rappresentanza del Torino FC, il dottor Ferrauto; in rappresentanza del Toro '76, Paolo Pulici, Claudio Sala, Patrizio Sala, Roberto Salvadori e Giuseppe Pallavicini. Un brivido, quando accanto a Pulici si posiziona Sauro Tomà. Gli anni più gloriosi della storia del Toro fianco a fianco.I volontari del museo hanno guidato visitatori ed ex calciatori all'interno delle sale che contengono cimeli di vario genere: dalle stampe alle magliette, dagli scarpini alle parti dell'aereo che il 4 maggio del '49 terminò tragicamente il proprio volo sulla collina di Superga. La sala dedicata allo scudetto del 1976 viene aperta al pubblico un giorno dopo l'anniversario dei 33 anni, che cadeva il 16 maggio. «Gli anni di Cristo», come suggeriva qualcuno degli ospiti. L'emozione di confrontarsi col glorioso passato granata coinvolge anche i più giovani, che per motivi anagrafici non hanno mai goduto delle imprese di quei campioni. E' questo il senso del Museo, e della sala inaugurata ieri, evitare che il passato venga dimenticato e tramandarlo alle generazioni future.«I giocatori attuali qui al museo? Sì, credo che possa essere utile per loro venire qui a visitarlo», spiegava Paolo Pulici. Certo che 33 anni e un giorno dall'ultimo Scudetto, è un periodo piuttosto lungo. «Da un lato mi rendo conto che di tempo ne è passato troppo, dall'altro forse è meglio così per noi, che saremo ricordati come gli ultimi ad essere riusciti nell'impresa» scherzava Salvadori. Ma perché un museo così ricco di reperti del mondo granata non si trova a Torino? Una domanda che gli ospiti si ponevano ieri, e che ci poniamo anche noi oggi. L'importante però era e sarà mescolare passato e presente sotto un unico colore.
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