Martedì 30 giugno 2009. Caro Diario, fuori dal campionato si esce dal loop e ci si riappropria, almeno parzialmente, di angoli di cervello altrimenti impegnati.E' come destarsi dal torpore primaverile, è come riprendersi la razionalità dopo un'ubriacatura. Il pensiero si fa scorrevole e si attivano riflessioni per le quali non c'era spazio.La nostra storia.Siamo abituati a vederla, riviverla, raccontarla come una sequenza di eventi gloriosi intervallati da terribili momenti luttuosi.Raramente però facciamo lo sforzo di guardare quello che accadeva intorno... a meno che non si parli di Superga e non c'è da stupirsi: la guerra è sempre eclatante, fa rumore anche e soprattutto nel silenzio delle perdite, siano esse umane o meno (case distrutte, lavoro perduto e via dicendo).Torniamo alla nostra storia e non tacciarmi di empietà per aver messo l'accento sulla guerra e non sul Quattro Maggio Millenovecentoquarantanove.C'è tanto bisogno di equilibrio e di ridimensionamento e ciò di cui vorrei parlarti è della Storia, quella che scorre parallelamente, talvolta intersecandosi, alla nostra.Qual è il lampo di luce, lo squarcio nel buio, il rinfocolarsi della fiducia e della speranza? Lo Scudetto del '76.Nasceva il movimento Punk, giù di lì... ma qui in Italia avevamo altri pesci da pescare e non tutti belli polposiUn altro secolo, addirittura un altro millennio.Sai, quando se ne parla c'è sempre qualcuno che finisce per sbuffare, qualcuno che implora pietà per il costante rimuginare sul passato.E allora sbuffo pure io.Perché a volte (spesso) mi dà fastidio (tanto) che alcuni fermino il discorso sul nascere quando si parla dello Scudetto del '76.“Bisogna guardare avanti!”, dicono. “Basta con il passato!”, ribattono.Non vedo dove risieda il problema: un tempo i veri padroni della Storia erano i menestrelli che, viaggiando di villaggio in villaggio, condividevano il passato. E lo facevano procedendo.Dunque... mi si lasci finire il discorso... che cosa ne sanno di dove voglio andare a parare? Hanno forse il dono della preveggenza? Sì?Interessante.Allora avevano previsto anche il fatto che la tifoseria granata si sarebbe uniformata a tutte le altre perdendo la primaria caratteristica di unità ed unione ed unicità (altresì detta COMPATTEZZA).Se lo avevano previsto... perché non hanno fatto nulla per ricompattare i frantumi? Perché fanno di tutto per buttare benzina sul fuoco? Perché sono stanchi? Ah, be'... forse non conoscono la vera stanchezza. Forse, eh... è solo una mia supposizione.Pur tuttavia mi domando se alcuni trovino così gratificante assistere alla propria agonia. Come potrei definirlo meglio? Fammi pensare, fammi pensare... ma certo! Il Grande Torello! Un reality show totalmente innovativo!Non viene trasmesso in TV anche se si paga l'abbonamento, è facile da vedere su altro tipo di schermi (ma questo è un altro discorso ancora...), va in onda 24 ore su 24, sette giorni a settimana.Dove? Fra di NOI.E' una lotta senza esclusione di colpi e quando in una comunità fraterna i colpi (bassi) prendono il sopravvento sul confronto... be', è ora di fermarsi a riflettere.Riflettere, sì... come se fosse un'attività consona a tutti. In realtà fermarsi a riflettere non è poi così difficile però richiede una dose forse troppo elevata di buon senso e di buona volontà.E il buon senso e la buona volontà, oltre ad essere merce rara, non vanno molto d'accordo con il Grande Torello, il nostro personale reality show.Veramente non andrebbero molto d'accordo neppure le parole “reality” e “show” ma gli ossimori vanno tanto di moda e, in ogni caso, pure questo è un altro discorso.Sto divagando.Ritorniamo allo Scudetto del '76.“Ancoraaaaaaaaa???”... sì.Non mi ero soffermata a pensare alla storia che si stava svolgendo intorno allo Scudetto del '76.Non mi ero mai soffermata a pensare a quale fosse il clima di Torino in quegli anni.Li chiamavano, li chiamano tuttora, li chiameranno sempre Anni di Piombo.Ricordo gli abiti: non si andava oltre al blu scuro, il marrone testa di moro, il beige ed il ben più vivace nocciola, il grigio, mentre il nero era ancora riservato ai momenti di lutto.E questi erano i colori dello stato d'animo di tutti i torinesi.Gli eventi più luttuosi per la città erano di là da venire ma il sobbollire infernale dell'epoca era palpabile nel via vai sempre più ridotto di persone con il calare del buio.Come se ci fosse stato il coprifuoco.Forse c'era.Io so che ero piccola ma capivo che c'era qualcosa che non andava.C'era anche qualcosa che girava per il verso giusto però... una domenica sì ed una domenica no la città usciva dal cromatismo plumbeo e si tingeva dell'unico colore che è giusto oltre ogni logica.Chi a piedi, chi in auto, chi in autobus (c'era anche il filobus!) una massa momentaneamente sollevata dal grigiore si tingeva di granata per dirigersi verso il Comunale.E lì dimenticava e si riappropriava della sua parte più giocosa, talvolta con rabbia, molto più spesso con lo sguardo di chi vuole a tutti i costi non farsi derubare della fiducia nel futuro e, perché no?, nel genere umano.Perdonami il paragone forse azzardato ma... se la parabola del Grande Torino era stata trainante per risollevare psicologicamente un popolo intero piegato dalla guerra, perché non considerare altrettanto trainante e motivante lo Scudetto del '76?Ecco che improvvisamente penso a quel momento bello e grande, che tinse di granata perfino alcuni gobbi (olé)... una sorta di spiaggia per nulla ultima e vasta ed immensa in cui riposare e corroborarsi.Quello che voglio dirti, in definitiva, è che continuo ad avere una smodata fiducia nel processo vitale a livello universale, sia che si parli di persone piuttosto che di animali o magari di una squadra. Figurati se si parla del Toro.I miracoli accadono, checché se ne dica. Due volte il Toro è morto e due volte è risuscitato: perché non potrebbe accadere ancora una volta e magari un'altra ancora?Perché di qui e perché di là e perché di su e perché di giù.Sarà l'età, sarà l'esperienza... ma preferisco sempre di più osservare partecipando piuttosto che partecipare foderandomi gli occhi con fette di salame (due foglie di indivia per i vegetariani) e barricarmi su idee che divengano immutabili.Però... che caldo, eh? Meno male che il campionato è finito, meno male che abbiamo più tempo per pensare a noi (ma allora... non vendiamo nessuno?), per finire di progettare le vacanze (dovrei tornare in tempo per la prima di campionato), per fare i buoni propositi per settembre (saremo già ampiamente nella mischia), per non pensare troppo in granata (seeee, quando mai?)... se almeno piovesse un po'... 'sta cappa di umidità maledetta si solleverebbe e gli animi di tutti troverebbero ristoro. Forse. Chissà. Mah...Poi ti devo raccontare di quanto io preferisca lanciare palloncini verso il cielo e vederli volare nel vento piuttosto che farli esplodere solo per il gusto di fare rumore ma non adesso, non adesso...
mondo granata