Lunedì 8 giugno 2009. Caro Diario, eravamo in sei l'altra notte, l'ultima notte in serie A.Ci penso ora con calma a più di una settimana di distanza e sembrano secoli.Eravamo in sei l'altra notte e non si vedevano le stelle ma il cielo era stranamente luminoso, come quando sta per arrivare l'alba. Eppure era appena passata la mezzanotte. Sembrava il cielo delle Orcadi quando qui in Italia si va a dormire.Forse non si ha bene idea di come a poche migliaia di chilometri la luce cambi. Me ne sono accorta qualche giorno fa guardando un programma che simula in tempo reale le zone diurne e notturne del nostro decadente pianeta.Io stavo per andare a dormire, le Orcadi erano già in piena luce. Quando ero là, la scorsa estate, mi avevano raccontato che in inverno ci sono pochissime ore di luce: i bambini vanno a scuola e tornano a casa al buio. E mentre sono fuori, dalle dieci alle quindici o giù di lì, il sole velato da nubi si rende evidente.Eravamo in sei l'altra notte ed il cielo era stranamente luminoso, dicevo, ma quando abbiamo varcato la soglia del Fila siamo stati avvolti dal buio.Il portone era aperto, una gattara ci ha intimato l'altolà: “Chi siete?”“Siamo tifosi.”“Entrate pure.”Eravamo già entrati, a dire il vero, ma poco importava.Eravamo in sei l'altra notte ed eravamo a Casa.E' curioso: quando si entra nel Fila in gruppo c'è un momento di silenzio, come se si dovesse prendere ancora una volta confidenza con la consistenza del terreno – siamo tutti novelli Armstrong e, incredibile a dirsi, abbiamo braccia forti – e rassicurarsi di non stare per sprofondare nell'oblio, come se si entrasse in un luogo sacro... come se si entrasse in un luogo sacro? Lo è.Eravamo in sei l'altra notte ed avevamo tutti un vago singhiozzo nella voce, come quello dei bimbi che scartano i regali sotto l'albero di Natale.Parlavamo fra noi ma ognuno aveva i suoi propri pensieri di magia e l'inesprimibile prendeva, appunto, la forma sonora di un singhiozzo.Per quanto mi riguarda c'è sempre stato un velo di magone nei momenti belli ma solo perché fin da piccola amavo sentire un nodo in gola ad accompagnare i momenti più lieti.Un pizzico di tristezza, forse immotivata o forse no... come un pizzico di noce moscata sulla besciamella.Eravamo in sei l'altra notte e quel nodo ci attanagliava ed eravamo felici di essere tristi, tristi di essere felici... insomma: eravamo del Toro.Non si vedeva quasi nulla ma le poche luci offerteci dalla città insieme con la conoscenza profonda di quel luogo ci permettevano di camminare agevolmente.D'altra parte non potrebbe che essere così: chiunque si muove con indifferenza nella propria casa.Con indifferenza.Nella propria casa.Ma a Casa, al Fila, l'indifferenza viene messa da parte ed i sensi si fanno più acuti.Si ascolta, si annusa, si tocca, si vedono perfino cose che... provo a spiegarti: tu credi nella magia? No, non parlo di fattucchiere, stregoni ed incantesimi... parlo di ciò che è invisibile e che la scienza rifugge.Prima faccio un passo indietro: la frastornante festa di Halloween, che i nostri commercianti hanno trasformato in una ipervendita di zucche e stupidi giochini carnascialeschi, sprofonda le sue radici in un'antica festa celtica che si chiamava (e si chiama tuttora) Samhain.Nella notte che ora sul calendario si trova fra il 31 ottobre ed il 1° novembre si accendevano fuochi nelle campagne per accogliere il nuovo anno e congedare quello appena trascorso.Era la notte in cui il velo che separa il Visibile dall'Invisibile si dissolve e tutto può accadere.Anche che un caro defunto torni a fare visita alla sua casa... nelle nostre campagne, in quella notte, ci sono ancora persone che lasciano il tavolo preparato, magari solo con un bicchiere di vino ed una scodella di minestra... perché quando torna qualcuno che abbiamo amato e che continuiamo amare non possiamo che dargli ristoro.Un po' come facciamo quando torniamo a Casa, magari in una notte che è l'ultima (per ora...) notte in serie A... apparecchiamo il campo ed i ruderi con tutta la nostra speranza, la nostra disperazione, il nostro orgoglio, la nostra pesantezza.E può accadere, appunto, di vedere qualcosa o qualcuno che non c'è. Ma forse sì.Oh, be'... in fondo non costa nulla credere di aver visto una sagoma seduta sulle gradinate o di aver catturato con la macchina fotografica strani bagliori invisibili (ohibò) agli occhi.Non costa nulla.E NOI siamo tanto ricchi della moneta che si chiama ANIMA.Ne abbiamo tanta.E' quella che ci fa essere anche quando vorremmo essere in tutt'altro posto, è quella che ci fa dire “Insieme fino alla fine!”, è quella che ci fa essere lì al Fila in una notte di fine primavera per stare con gli Invincibili, per disperarci ancora un po', per trovare conforto, per guardare quello spicchio di mondo con occhi diversi, per condividere un momento, anche per dimenticare o semplicemente per guardarsi dentro e scoprire per l'ennesima volta che, qualunque cosa succeda, saremo sempre come siamo.Magari migliori, magari peggiori, sicuramente granata.Eravamo in sei l'altra notte ed il cielo era buio mentre camminavamo sul rettangolo verde e c'era un lieve vento, perfino la temperatura è diversa lì dentro... e se da lì parte tutto quello che siamo: perché così tanta resistenza a restituirci quello che è nostro? Non ho più voglia di sentir parlare di ipoteche, tavole rotonde, chissàperchécomemai... il cielo era buio ma fuori era quasi infuocato.Strani scherzi fa la natura, veramente strani... come farti tremare dal raccapriccio davanti ad un topo o ad un serpente ma renderti solido di fronte ad una storia, la NOSTRA storia, che porta con sé Gloria e Cadute.E siamo sempre pronti a ricominciare.Tutto sommato è bello prendersi un po' di vacanza dallo stadio... niente più ansia pre-partita, niente più attese disattese, niente panico, niente tristezza.Però anche niente Stefi, Paolo, Laura, Chicca, Gianni, Alessandro, Lucio, Mauro, Liliana, Roberta, Manuela, Luca, Davide.Niente Stefi, Paolo, Laura, Chicca, Gianni, Alessandro, Lucio, Mauro, Liliana, Roberta, Manuela, Luca, Davide?Il bello è proprio lì: ancora Stefi, Paolo, Laura, Chicca, Gianni, Alessandro, Lucio, Mauro, Liliana, Roberta, Manuela, Luca, Davide.Il Toro è un'agorà: ci si incontra e non ci si lascia più. Si passa insieme attraverso alle tempeste e poi si va a bere qualcosa insieme al chioschetto. Così, tanto per ribadire che la vita è bella ed essere del Toro ancora di più.Eravamo in sei l'altra notte, l'ultima notte in serie A. Saremo molti di più nella prossima notte in cui torneremo in serie A. E l'entusiasmo sarà lo stesso.
mondo granata