mondo granata

Luci (ed ombre) di maggio

Redazione Toro News
di Walter Panero Lunedì 7 maggio 2012, ore 8,45. Colle di Superga. Rabbia ed ombre. Silenzio tutto intorno a me. Ancora qualche passo e sarò in cima. Ancora qualche passo e potrò finalmente affacciarmi dal muretto e...

di Walter Panero

 

Lunedì 7 maggio 2012, ore 8,45. Colle di Superga. Rabbia ed ombre.

 

Silenzio tutto intorno a me. Ancora qualche passo e sarò in cima. Ancora qualche passo e potrò finalmente affacciarmi dal muretto e vedere dall'alto quella che, anche se non ci vivo più da anni, rimane la mia città. Bella più che mai, con i monti ancora imbiancati che sembrano cingerla tutta quanta in un abbraccio.Bella più che mai sì, ma purtroppo piena di gobbi da far spavento. Sono saltati fuori come le lumache dall’erba quando d'estate fa temporale. Lumache a strisce. Lumache che strombazzano. Lumache che infestano le bacheche di facebook. Lumache che non sanno far altro che insultare, e distruggere, e cagare (scusate…ma non è colpa mia se lo hanno fatto davvero!). Mi auguro proprio che le lumache non si offendano ad essere paragonate a quelli là. Prometto che la prossima volta userò un altro animale. Magari un maiale. Magari un topo, o un coniglio, non so. Chiedendo scusa anche ai maiali, ai topi ed ai conigli. Però che meraviglia quelle montagne, le mie montagne. Che meraviglia quei vialoni che partono dal centro come lame puntate verso le periferie, quasi a volerle ferire più di quanto già non siano. Che meraviglia tutto. Tranne quell’orribile costruzione bianca là ai margini della metropoli. Che per questa  città rimane uno degli insulti più grandi. Anche se tutti i giorni lavorano nel profondo per convincerci che no, era giusto e bello così. E che comunque è solo uno stadio ed è inutile prendersela tanto. E che in fondo si tratta solo di calcio, e non ha senso arrabbiarsi così per il pallone. Pallone un bel par di balle! Quelli là non sono solo pallone, ma sono ciò che rovina questa città ammorbandola col loro servilismo e col loro conformismo sciocco. E non solo questa città, ma l’intero nostro paese.

Ma perché devo avere addosso questa carogna da ieri sera? Perché non riesco ad apprezzare fino in fondo questa mia magnifica solitudine? Eh sì perché sono salito da solo a piedi fin quassù  ed ora ho la possibilità di godermi uno spettacolo unico. E' bello salire a Superga nel giorno della Nostra Memoria ed essere attorniato da migliaia di fratelli come è successo venerdì. Ma è ancora più bello camminare da solo. Respirare l’aria ancora fresca del mattino. Immergersi nel silenzio rotto qua e là soltanto dalle macchine di qualche riccone che vive da queste parti e che di certo ieri sera ha festeggiato, ma non in piazza, perché non fa figo andare in piazza. Bellissimo è starsene lì, per qualche minuto a contemplare la lapide degli Invincibili. E parlare con Capitan Valentino, o forse con la propria coscienza non so.

“Ma perché, Capitano, perché mai ho addosso questa carogna? Questo odio che spaccherei il muso a ciascuno di loro? Questa rabbia che mi ha fatto esultare come un folle ieri sera al gol di Ibra (dico: ma uno come Ibra!)? E soprattutto perché mai non riesco a togliermi questa negatività di dosso riguardo al nostro Toro? Basta sbagliare un colpo per essere ripresi dal gruppo. Il primo che molla è fregato. E io non riesco a togliermi dalla testa che se qualcuno mollerà, quelli saremo proprio noi . Ma perché? Me lo spieghi il perché, Capitano?”

“Ovvio: perché siamo il Toro!”Mi sembra di sentire nell’aria questa risposta. Non so se essa provenga dalla bocca Capitano o da dentro di me. Non so. Ma la percepisco chiara e forte più che mai.

“Ovvio: siamo il Toro!” risuona ancora nella mia testa. 

Adesso però è tempo di salutare il Capitano. Saluta gli Invincibili. Ringrazia loro, e gli Angeli, e la Madonna, e chi vuoi per quello che sai e tornatene a casa ad abbracciare la tua bambina che ti vuol vedere sorridere, altro che con questa carogna che non porta a nulla di buono!E poi stasera, casomai te lo fossi dimenticato, gioca anche il Toro. E senti un’ansia, un'ansia che non riesci a descrivere nemmeno a te stesso. Perché sai che dalla partita di stasera potrebbe dipendere tutto, ma proprio tutto. O meglio: se la vinci fai il tuo dovere, ma se perdi diventa durissima.Ma chi ce lo fa fare di soffrire così?Che domande! Siamo il Toro!Punto.Passiamo oltre va. Tra l’altro, se mi vedono qui che parlo da solo mi portano dritto alla neuro. Altro che bimba!Altro che partita di stasera!

 

Lunedì 7 maggio 2012, ore 17 circa. Sempre ombre. 

 

Ancora gobbi ovunque. Ma cosa ho fatto per meritarmi tutto questo? Vivo lontano da Torino da quasi sette anni. Le volte che ci torno, quando poi devo partire mi viene il magone. Ma ho sempre pensato che una delle cose positive del vivere lontani da Torino e dal Piemonte fosse quella di avere pochi gobbi intorno. Di non sentirli festeggiare sotto la finestra quando, come ieri…beh…lasciamo stare che è meglio va.Spuntano fuori ovunque. Ci sono tanti bambini che giocano nello stesso giardinetto in cui io ho imparato, tanti anni fa, a giocare (male) al pallone, ad andare in bici e a baciare le ragazze (bene? Male? Chiedetelo a loro, se sapete dove si trovano adesso: magari a festeggiare, chissà…). La maggior parte di questi bimbi ha tirato fuori non si sa bene da quale cassetto le magliette da gobbi.Un po’ più in là  c'è un gruppo di ragazzi pure loro vestiti da gobbi che sventolano le loro bandiere con su scritto trenta. Ma trenta cosa? Ceffoni che gli tirerei! E anche a quelli, giornali, televisioni, tifosi illustri che continuano a dare loro fiato con ‘sta storia dei trenta scudetti. Solo in un paese come questo, dove la giustizia ed il rispetto delle regole sono un’opinione, possono permettere loro di menarlo in questo modo con la storia vergognosa dei trenta scudetti. Una bufala clamorosa. Una cosa per la quale qualunque appassionato di sport dovrebbe sentirsi preso in giro. E invece loro, totalmente privi del senso della vergogna e del ridicolo, parlano….i giornali strombazzano…il Potere, invece di opporsi, riverisce ossequioso...e la maggior parte della gente che ne sa poco fa spallucce e sorrisi di circostanza. Come sempre. In Italia. Anche quando spaccano le vetrine e distruggono i monumenti della città. Nessun problema! Tanto  c’è sempre qualcuno pronto a pagare le spese. Cioè noi. Ma come vorrei essere nato in Germania! C'è il Toro lassù? No....allora in fondo è meglio stare qui!E poi mi dicono che è soltanto calcio e non vale la pena di prendersela tanto. Forse hanno ragione loro. Ma che colpa ne ho se questa carogna proprio non se ne vuole andare? Meno male che tra un po’ mi ficcherò addosso la mia solita maglietta. Prenderò la mia solita sciarpa. La solita bandiera. Salirò sul 10 e via…mi immergerò in un altro mondo. Un mondo fatto di fratelli. Un mondo fatto di colori. Un mondo fatto di passione. Un mondo in cui si respira aria pulita. Un mondo fatto di Toro. Finalmente.

 

Lunedì 7 maggio 2012, ore 18.15 circa. Barlume e sollievo.

 

“Oohhhh…un ggranata….” dice sull’autobus uno che puzza di gobbo da migliaia di chilometri. E le due ragazzotte (Debborah? Gessica? Boh...) in sua compagnia se la ridono, che poi chissà cosa ci sarà da ridere.

“Amico mio, lo sai che ci siamo anche noi in questa città sempre più ingobbita? E allora, se lo sai, che cos’hai da stupirti così tanto nel vedermi con la mia maglietta?”, questo vorrei dire.

Ma per fortuna sullo stesso pullman sale una sorella che ho conosciuto in occasione di Toro-Gubbio e che, da allora, faccio di tutto per beccare prima di ogni partita. Eh sì, perché se è andata molto bene quella volta, non c'è motivo per non pensare che vada bene sempre. Che poi la sera del diluvio prima di Toro-Reggina non siamo riusciti a vederci ed è andata come è andata. E neppure col Crotone. Ma stasera è troppo importante incontrarsi ed andare insieme. Stasera è una serata speciale. Stasera bisogna vincere. E basta. Contro il Padova. Contro i gobbi. Contro il sistema, che poi sono la stessa cosa.

“Lascia perdere…non diamogli la soddisfazione di….pensiamo a noi stessi e non a loro…” dice la sorella.

E mi sa che hai ragione lei! Pensiamo che di loro non ce ne frega un fico secco. Pensiamo al fatto che stasera è troppo importante non indebolirsi e farsi del sangue marcio pensando a quegli altri. E’ troppo importante l’unità tra di noi. E’ troppo importante far capire ai ragazzi in campo che siamo una cosa sola. E’ troppo importante e basta. E chi se ne frega di quelli!Beh…insomma….di quelli che devastano, cagano e pisciano me frega eccome. Ma non adesso, non adesso.

“Forza Toro!” ci dice una signora mentre scendiamo dal pullman, io con la mia maglietta della Maratona e la sorella con la sua camicetta sempre assolutamente granata.

“Sempre forza Toro, signora!” rispondiamo noi.Forza Toro! Finché siamo vivi noi sarà vivo anche il Toro! Frega poco del resto. O nulla.

 

Lunedì 7 maggio 2012. Dalle 19.00 in poi. Luci.

 

Piano piano la carogna se n’è andata, quasi senza che me ne accorgessi. Merito di tutti questi fratelli.Merito della sorella del 10, e anche del suo meraviglioso regalo. Basta davvero poco per rendermi felice fin quasi alle lacrime. Che poi chi l’ha detto che una cosa che riguarda il Toro sia poco?! Merito di Marco e dello splendido annuncio che mi dà. Te l’avevo detto Marco! Te l’avevo detto! E vedrai che andrà tutto bene! E vedrai che, tra qualche anno, saremo ancora qui allo stadio e non da soli.Merito dell’altro Marco, quello vestito di giallo che poi che cazpita c’entrerà il giallo se siamo tutti vestiti di granata?Merito di Anna. E di Fabrizio. E di Monica. E di Sabrina. E di Nives. E di Loredana. E dei fratelli conosciuti venerdì a Superga. Merito di Carlo che è qui malgrado tutto. Sabato pomeriggio eravamo tutti da Carlo…e adesso….tieni duro Carlo! Un abbraccio grande!Merito del mio socio Mauro con cui per giorni sono stato in contatto più che con la mia stessa moglie. Ma che fine hai fatto Mauro? Hai detto di arrivare puntuale per attendere il pullman di quegli altri, quelli delle luci voglio dire, e poi dei nostri, e adesso non ci sei?Che cavolo di fine hai fatto?

“Sono stato a comprare un’asta per la mia bandiera...” dice arrivando tutto trafelato.

E non potevi pensarci prima, mi vien da dire. E non potevi, dopo che per una settimana ce lo hai menato con la storia delle magliette granata, metterti una cavolo di maglia granata invece che quella da rugbysta che indossi sempre?Va beh. Ti perdono. E ti abbraccio. Ma dacci dentro con quel cavolo di fischietto che arrivano le gallinacce e, come dici tu, dobbiamo far sentire loro chi siamo!Merito di Alessandro e di Alberto e di tutti quelli che hanno creduto in noi e che ci hanno dato spazio.Merito di tutti coloro che hanno portato i fischietti.Merito di tutti coloro che hanno portato i cerini o che ora sono là, in coda dal tabaccaio, per comprarsi le ultime scatole. E pazienza se il tabaccaio è un gobbo e si fa una bella risata alle nostre spalle.Merito di tutti gli altri di cui non conosco il nome, ma dei quali so una cosa sola: che siamo fratelli. Stasera più che mai.

Merito del Dark! Oh sì….se mi è passata la carogna molto merito è anche del Dark col suo amico Giorgio e la maglia del West Ham addosso. Il Dark che non entrava in questo stadio dal 1990.Il Dark che vive a Londra da anni ed anni e che si era un po’ dimenticato del Toro.Il Dark che avevo perso ma che poi ho ritrovato, perché se veramente ti interessa ritrovare una persona alla fine ci riesci. Che ne pensi Dark di questo stadio? Che ne pensi Dark della Maratona? Che ne pensi Dark di questa serata pazzesca che sembra non finire mai?Che ne pensi Daniele, perché ti chiami così, non è vero?Certo non c’è più lo speaker che annuncia le formazioni sponsorizzate dall’ “arbitro del nostro arredamento”.Certo non c’è più  la piramide dello sponsor al centro del campo.Certo non c'è più quello di “aranciatacocaagelatiiiiii”. Certo non ci sono più Junior e Dossena su cui discutere. Non c’è più Zac che esce dalla nostra area palla al piede e testa alta, con l’andi di chi dà l’impressione di voler tirare fuori un pettine per darsi un’aggiustata ai capelli. Non c’è più Schachner che si mangia gol a raffica e forse lo fa apposta per farci incazzare. Non ci sono più i cross a cercare la curva di Beruatto. Non c’è più (almeno in campo) un Picchiapernoigiacomoferri da idolatrare, noi che eravamo così scarsi da non poter far altro che identificarci con lui.Certo non c’è più nemmeno quel Toro che, se arrivava sesto in A, dicevi che aveva fallito. Certo non ci sono più i nostri sedici anni, finiti chissà dove non si sa bene come.Certo non c'è più la maggior parte dei capelli che avevamo in testa allora.Certo non c’è più lo stare in piedi per ore come sardine in scatola, bagnate quando piove.Certo non c’è più il bandierone che copre le nostre teste e ci rende un tutt’uno granata.Certo non ci sono più gli Ultras, e i G.K., e i Leoni.Certo non c'è più quella Maratona.E anche noi ce ne stiamo qui a vederla da lontano. Ma questo, che ci piaccia o no, è il nostro stadio. E stasera appare unito come non accadeva da tempo immemorabile.Tutti uniti a gridare. Tutti uniti a partecipare alla coreografia. Tutti uniti nell'insultare i gobbi e le gallinacce. E non solo la Maratona, o una parte di essa. Tutti: la Primavera, i Distinti, addirittura la Tribuna. Tutti pronti a sventolare le finte bollette dell'Enel ed a lanciarle verso il settore padovano. Tutti pronti a dare fiato ai fischietti quando quelli si riscaldano in campo e, una volta iniziata la partita, toccano palla. Tutti pronti ad accendere le loro luci. Tutti pronti a sventolare le loro bandiere.E a sostenere i ragazzi in campo. Come un unico, grande cuore. Come una cosa sola.

Fratelli! E per davvero! Finalmente! Questo è il nostro stadio, dicevo, e quello in campo, sempre che ci piaccia o no, è il nostro Toro!Non certo quel Toro là, quello dei tempi miei e del Dark, quello del bandierone che copriva tutta la curva, ma comunque il Toro. Un Toro che entra in campo con le narici che sbuffano fuoco e la bocca che schiuma di rabbia.Che non dà respiro agli avversari. Che va in vantaggio presto.Che meriterebbe di raddoppiare, se solo l'arbitro ci desse ciò che meritiamo. Ma quando mai!Che alla fine raddoppia lo stesso.Che rischia di compromettere tutto.Che soffre il giusto come sempre.Che, come sempre, ci fa soffrire come cani. D'altronde se non soffrissimo non saremmo il Toro. Che alla fine ci regala l'urlo liberatorio sul capolavoro di Mirco.

E allora, finalmente rilassati, in campo come sugli spalti, possiamo davvero tirar fuori tutta la rabbia che abbiamo dentro per aver subito, una decina di giorni fa, l'ennesima ingiustizia della nostra storia.Mandare a quel paese i Padovani.Mandare a quel paese i gobbi. Abbracciarci. Sventolare le nostre bandiere. Saltellare.Godere, godere, godere. E festeggiare per le strade senza spaccare nulla e senza imbrattare la città.Perché NOI SIAMO IL TORO!Ed è bello, bellissimo essere quello che siamo.Alla facciazza di quelli là!Ma davvero: chi se ne frega di quelli là?

 

Lunedì 7 maggio 2012, ore 23.40 circa. Buonanotte.

 

“Ma che razza di serata è stata questa?” penso mentre varco la soglia di casa dove regna un silenzio che appare quasi irreale, se paragonato alla bolgia in cui mi trovavo soltanto un'ora fa, anche meno.

“Che razza di serata è stata questa?” continuo a ripetere tra me e me mentre sotto la doccia ripenso alla carogna che avevo addosso ieri e stamattina, e la paragono all'esaltazione di poco fa. Troppo perfetta per essere vera. Tutto, proprio tutto, è andato esattamente come lo sognavamo. Dal momento in cui siamo arrivati dalle parti dello stadio due ore e mezza prima che iniziasse la partita (roba da anni Ottanta...oh sì!), a quello in cui ce ne siamo usciti saltellando dallo stadio, fino alle telefonate con gli amici sull'autobus che ci riportava a casa.

“Basta non perdere a Pescara ed è fatta!” diceva intanto qualcuno.

“Noooo....lì puoi anche perdere....l'importante è battere il Sassuolo....quand'è già quella col Sassuolo....martedì? A che ora?” ribatteva qualcun altro.

“Ci servono otto punti ed è fatta!”

“Forse ne bastano anche sette!”

“Beh....nelle ultime due abbiamo Modena ed Albinoleffe....”

“Uhm...non mi fido....meglio risolverla prima!”

Tante parole. Si dicono sempre un sacco di parole in questi casi.

E’ quasi mezzanotte e c’è una parte di me che avrebbe voglia di stare sveglia fino a domattina.Magari uscire in strada. Trovare qualcuno con cui stare tutta la notte a parlare del Toro, di questo Toro, del Toro del passato, della nostra Idea di Toro. Trovare qualcuno con cui parlare di quello stadio così incredibilmente unito. Della Maratona com'era e com'è adesso. Di com'eravamo noi, di come siamo adesso, di come saremo domani se solo....se solo....Ma guardo l'ora. E' tardi. E' stata una giornata pesante e lunghissima. Sono stanco morto. Domani si viaggia e si lavora. E si inizierà a pensare alla prossima partita.Ma adesso no. Adesso voglio solo riposarmi e godermi questo momento.Non mi resta altro da fare che spegnere le luci.

 

 

Grazie a Christopher (il “Toro Inglese”) per avermi prestato la foto.