di Guido De Luca
mondo granata
L’ultima vittoria contro la Roma in campionato
Haris Skoro segna il raddoppio, ma l’arbitro annulla per fuorigioco. Ce ne accorgiamo tutti troppo tardi. E’ sempre una delusione quando non viene convalidata una rete. L’occhio è vigile sul guardalinee, quando un’azione è sospetta. E’ un’abitudine a cui noi granata siamo abituati, sin troppo direi. In quella circostanza, non avevamo dubbi, lo slavo ci sembrava in posizione regolare. Solo dopo che ciascuno di noi fosse tornato al proprio posto, dopo aver festeggiato con almeno un’altra decina di persone sconosciute e mai viste sino ad allora, ci accorgiamo che il gioco viene fatto riprendere con una punizione a favore della Roma. Quel gol-non gol significa altri quindici minuti di sofferenza. Ciccio Romano ci aveva portato in vantaggio con un colpo di testa e quella rete doveva essere difesa strenuamente. Mister Mondonico sbraita dalla panchina e negli ultimi minuti dà inizio a una girandola di sostituzioni per addormentare la partita. Fuori Romano, l’autore del gol, per Dino Baggio, e Giorgio Bresciani, un minuto dopo, rileva lo stanco Skoro, autore del gol annullato. Sono le prime partite giocate nel nuovo stadio Delle Alpi, teatro della semifinale mondiale tra Germania e Inghilterra e l’entusiasmo della gente è alle stelle. Non solo per il nuovo impianto che ospiterà per più di quindici anni le partite di Toro e Juve, ma soprattutto perché il futuro granata appare essere radioso. Fresco di promozione in serie A, il patron Gianmauro Borsano ha regalato ai tifosi una squadra solida che, con l’innesto di Martin Vazquez, può ambire ad un piazzamento nelle coppe europee. Dopo aver pareggiato con la Lazio e aver battuto l’Inter, il Toro è a un passo da un’altra vittoria prestigiosa. Ci pensa solo l’arbitro Amendolia su segnalazione dell’assistente di linea a ritardare i momenti dei festeggiamenti che giungeranno comunque al fischio finale. E’ il 7 novembre del 1990. E’ e sarà l’ultima vittoria del Torino in casa contro la Roma. Da allora solo più pareggi o sconfitte in campionato contro i lupacchiotti. Fu una partita gagliarda, attenta, giocata bene e con uomini in campo determinati e vogliosi di vittorie. Nelle file della Roma faceva impressione vedere Antonio Comi nato e cresciuto nel Filafelfia; si era trasferito nella capitale al termine della sfortunata stagione del 1989 in cambio di Roberto Policano. Venne definito dagli esperti di mercato come uno scambio alla pari, ma non bastarono che poche partite per capire che l’affare fu dei granata. A far compagnia a Rambo Policano in difesa, era giunto dai cugini bianconeri Pasquale Bruno, detto O’ Animale, che con Tarzan Annoni e Silvano Benedetti garantivano un’ottima protezione al giovane portiere Luca Marchigiani. Cravero in regia difensiva, e Luca Fusi ad arginare le offensive avversarie, permettevano a Ciccio Romano di imbastire il gioco, impreziosito dalla tecnica del castigliano Martin Vazquez. In attacco Luis Muller era al capolinea dell’esperienza torinese, mentre si faceva sempre più spazio il giovane Bresciani, con Skoro e Lentini sulle fasce. Era uno squadrone destinato a farci sognare e così fu, anche se per pochi anni.
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