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mondo granata
di Walter Panero
Sabato 18 settembre. Ore 15.30 circa.
“Ma è il Toro questo?”
Fulvio è di Milano ma, quando può, e quasi sempre può, prende la macchina e viene allo stadio a vedere il Toro. Ignoro i motivi che lo hanno portato, con due squadre che conquistano l'Europa a due passi da casa, a scegliere il Toro. A mangiarsi chilometri, magari dopo una giornata di lavoro quando si gioca di lunedì, per vedere il Toro. Un Toro che spesso fa soffrire. Fa male alla salute. Lo ignoro, ma sono felice che abbia fatto questa scelta. Sono felice che ci sia tanta gente che abita distante da Torino e che, un giorno lontano o vicino, ha fatto questa scelta difficile e non banale. Fulvio si stropiccia gli occhi. Sorride. Ha lo sguardo incredulo. E' passata mezzora dall'inizio del match col Novara. E sì: è proprio il Toro la squadra che si muove in campo come una vera squadra con i terzini che spingono sulle fasce e vanno in sovrapposizione; con le “ali” che conquistano il fondo e la mettono in mezzo precisa; con i centrocampisti che recuperano palla, cercano e trovano il tiro senza paura di mandarla in tribuna; con il bomber che fa un gol da Bomber, un gol che dovrebbe essere proiettato nelle scuole calcio (palla lanciata dal portiere all'ala, cross e testata vincente). Una squadra vera. Con un gioco che non vedevamo da anni. Frugo nella mia memoria alla ricerca di un Toro così, vado indietro e ancora indietro. Non lo trovo. Forse sarà l'emozione del momento.Ebbene sì, caro Fulvio. Stropicciati gli occhi, ma a quanto pare il Toro è questo. Stropicciati gli occhi, cara moglie, che stanotte hai lavorato, che non chiudi occhio da ieri pomeriggio alle cinque, che ti sei fatta un viaggio di oltre due ore pur di essere qui; non ti sei addormentata, non stai sognando: a quanto pare il Toro è questo. In bagno, nell'intervallo, vedo gente incredula che commenta stupita un primo tempo da favola, se si esclude il mancato raddoppio: ebbene sì, gente, questo è il Toro!Cari gufi per cui “con questa squadra non si va da nessuna parte”: questo è il Toro! O meglio: questo sarebbe il Toro se....
Stesso giorno. Più o meno un'ora dopo.
Mauro arriva allo stadio a mezzora dalla fine della partita, un po' come si faceva tanti anni fa quando, nel secondo tempo, aprivano i cancelli e davano la possibilità a tutti di entrare gratis. Con un'unica differenza: lui il biglietto l'ha pagato eccome! Impiega un bel po' di tempo per capire che stiamo giocando in dieci. Quando viene espulso il secondo giocatore del Novara pensa che in dieci contro undici tutto sarà più facile.
“Ma che dieci! Guarda che sono in nove!” gli urla qualcuno.
E in nove contro undici riusciamo ad aver paura. Spinto da un pubblico numeroso e rumoroso (chapeau!) il Novara avanza con la forza della disperazione. Mentre il Toro cala. Sparisce dal campo. Si lascia schiacciare. Rischia di subire una clamorosa rimonta che, per fortuna, non arriva.
“Ecco, il solito Toro!” pensa Mauro che non ha visto quello di prima. Il solito Toro timido e pauroso incapace di gestire la partita.
“Ecco di nuovo il Toro che conosco....” pensa Fulvio nella convinzione che quello del primo tempo sia stato solo un bellissimo film. “Ma quando finisce? Quando andiamo a casa? ” dice Alessandro guardando nervosamente l'orologio, cosa che fa dal quinto minuto, ovvero da quando il Bomber ci ha portati in vantaggio.Manca ancora tanto. Troppo alla fine. E si soffre. Mentre Nives, pure lei di Milano, si chiede se essere del Toro accorci la vita o la allunghi, visto che il cuore abituato a soffrire diventa più resistente.Non lo so, cara Nives. Non lo so. Non so neppure quale sia il vero Toro. Se quello spettacolare del primo tempo, quello che ha portato Fulvio a chiedersi se stessimo davvero vedendo il Toro, quello che ha condotto i gufi quasi alla disperazione; o invece quello impaurito dell'ultima mezzora, quello per cui i medesimi gufi hanno potuto riprendersi ed alzare di nuovo la testa sventolando le bandiere dell'Ape Maia: “ecco...l'avevamo detto...la solita squadra del cavolo....la solita storia...”
Resto senza parole. Fatico a trovare spiegazioni. Calo fisico? Calo mentale dovuto al fatto che ci siamo trovati di fronte ad un avversario in ginocchio ma senza più nulla da perdere? Il classico “braccino” del tennista?Non riesco a darmi una risposta. Come direbbe qualcuno che conosco: non adesso.
Pensieri notturni...
Torno a casa un po' perplesso e, dopo essermi gustato la registrazione dell'eroica resistenza di Vincenzo Nibali nell'ultimo tappone della Vuelta (una difesa da cuore-Toro, lo dice il cronista di Eurosport, non io che sarei di parte), decido che devo assolutamente togliermi dalla mente l'ultima mezzora da incubo. Accendo il computer e vado alla ricerca delle immagini della partita. Rubinho-Iunco-Bianchi gol! Tre passaggi in velocità e siamo in porta. Una cosa che abbiamo visto tante volte, fatta dagli avversari però. In quante occasioni abbiamo invidiato le altre squadre quando si muovevano così? Quante volte abbiamo detto “l'avessimo noi un Mister che ci fa correre in questo modo, che ci fa giocare a calcio in velocità?”Cerco di convincermi, e quasi ci riesco, che quello dell'ultima mezzora è stato solo un brutto film. Così come brutti film sono stati quelli visti col Varese e col Cittadella. Mi rendo conto che stiamo migliorando di partita il partita. Mi rendo conto che abbiamo battuto una squadra tosta che da gennaio aveva perso solo tre volte.
Probabilmente oggi a Pescara sapremo qualcosa in più sul vero valore di questa squadra. Anzi, forse ci vorrà ancora qualche partita per riuscire a capire quale sia realmente il vero Toro.Ma se il Toro fosse davvero quello del primo tempo col Novara, fin dove potremmo arrivare caro Fulvio, caro Matteo che mercoledì hai compiuto quindici anni e che dal Toro hai ricevuto ben poco, cari tutti?Se il Toro fosse davvero quello, cosa avreste ancora da dire, quali argomenti trovereste ancora voi gufi e voi fratelli granata che avete scelto di tifare per l'Ape Maia?
Post scriptum.
Complimenti di cuore alla mente eccelsa che ha fatto sì che sabato le tifoserie di Toro e Novara si trovassero quasi mischiate in Curva Primavera. La cosiddetta tessera del tifoso era stata presentata come la soluzione di tutti i problemi e invece, come ampiamente previsto da chi negli stadi ci va e non si limita a vederli in televisione magari con spettatori dipinti, si sta rivelando una fonte di ulteriori tensioni. Sabato, alla fine, sono volati solamente insulti e qualche cazzotto. Ma in futuro, se si continuerà su questa strada, potrebbe andare molto, ma molto peggio.
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