Fratelli, ecco un articolo da 250 contatti se va bene (fa niente). Il fatto è che in Fuoriarea si dovrebbe sempre parlare di qualcosa (un libro, un disco, un film, un aneddoto particolare, una traccia di umanità) che prenda spunto dalla partita, dal fatto sportivo per allargarne i confini. E qui di fatto sportivo, da quasi tre anni, ce n’è uno soltanto: la flessione per recuperare il pallone in fondo al sacco (nostro).Sto cominciando a raschiare il fondo del barile: hai voglia a trovare stimoli, a teorizzare che il Toro è un mondo che viaggia su frequenze che vanno oltre quelle di Tutto il calcio minuto per minuto… hai voglia a fiutare emozioni granata ovunque: il fatto è che ci vorrebbe anche qualcosa che abbia a che fare con la partita. Se no tanto vale, diventiamo un genere letterario o ci apriamo una casa editrice e proviamo a campare di versi e paginette.Voglio dire, se dal campo non arriva mai niente, è dura.Ma quando il gioco si fa duro… insomma, provo a non mollare e farvi partecipi di una lettura in cui sono meravigliosamente affondato: Le provenienze dell’amore. Vita, morte e post mortem di Nick Drake.Misconosciuto cantautore inglese, molto sexy, di Stefano Pistolini.Cosa c’entra? Boh, fate un po’ voi. Il fatto è che questa biografia di Nick Drake (forzando le cose, una specie di Luigi Tenco inglese: una perla preziosa, un’anima fragile, una piantina sbocciata soltanto tre volte, una miracolo di candore e nessuna confidenza col mondo) è la cosa più bella che mi sia capitato di leggere da un bel po’ di tempo a questa parte.E ho pensato: per quel che ho da dire sul 3-5-2, giro la segnalazione agli amici.Che poi, in un immaginario scaffale granata, Nick Drake ci sta da paura. Questo ragazzo scomparso nel 1974 a soli ventisei anni, ci ha lasciato tanta di quella poesia da riempire uno stadio. Timido, impacciato, bellissimo, inadatto a sgomitare per trovare un posto nel mondo; abituato – se non condannato – a lunghe passeggiate nei boschi inglesi, ammalato di solitudine, bagnato come un biscotto dentro il romanticismo letterariamente più spinto; capace di toccare la chitarra come solo qualcuno ha fatto in un secolo; con una voce che non passava per nessuna acrobazia inutile, tanto è vera, e soprattutto canzoni complesse e sincere allo stesso tempo.I suoi tre dischi non verranno mai dimenticati, senza che abbiano mai sfiorato il grande successo. Ce n’è abbastanza per incuriosirci, no?In tempi difficili, di crolli non soltanto finanziari, di orizzonti nascosti, di stadi bianchi e neri progettati per consumarci patatine fritte, Nick Drake è uno di quei ragazzi che possono aiutarci a nutrire il nostro Filedeflia interiore. A tenere duro, insomma.Quindi forse, alla fine, c’entra eccome. Per saperne di più, al volo e se vi va:
mondo granata
Malinconie di classe
di Marco Peroni
Un abbraccio a tutti, Marco
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