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mondo granata
di Marco Peroni
"Pronto? Parlo con il dottor Marco Peroni?""Si, sono io. Con chi ho il piacere…?"“Sono C.B., Rai Due, la contatto per una sua eventuale presenza nella trasmissione di sabato mattina, condotta da Tiberio Timperi, in cui parleremo di calcio..”“Si…” “La puntata sarà dedicata ai ribelli del calcio, dai tempi passati fino ad arrivare a Cassano, per capirci. Sappiamo che lei ha da poco pubblicato un libro a fumetti su Gigi Meroni”.“Si.”“Sarebbe disponibile a venire a Roma sabato mattina presto?”“Questo sabato?”“Esatto, dottor Peroni”.“Guardi, innanzitutto grazie veramente… ma, a malincuore, devo dirle che mi sarà davvero difficile poter partecipare. Venerdì sera lavoro fino a tardi a Piacenza, dunque non saprei proprio come farcela. Ma avrei una soluzione…”“Prego”“Il libro è stato fatto a quattro mani. Io ci ho messo la storia, le parole, ma i disegni sono stati fatti da Riccardo Cecchetti che sull’argomento è preparato come e più di me”.“Quindi lui non ha curato solo la realizzazione grafica, è anche un conoscitore della storia di Meroni?”“Certo, è un tifoso marchigiano che ho conosciuto proprio grazie alla passione comune per Gigi”“Posso contattarlo?”“Ci mancherebbe. La ringrazio infinitamente. Le lascio il numero. Può scrivere?”
E’ andata proprio così e dunque, dopo tre ore di sonno, sabato mattina ero seduto sul divano con il 50% degli occhi aperti sulla televisione. I ribelli del calcio. Sapendo come vanno in genere queste cose, sono pronto a tutto. Riccardo ha più storie impresse sulla faccia del Decamerone di Boccaccio: esprime complessità, perplessità, cultura, ingenuità, simpatia, originalità da tutti i pori. Non basterebbe tutta la puntata per una sola delle sue storie. Ma la televisione ti concede dieci secondi per volta, due tre volte al massimo, e poi via. Bisogna stare come sui blocchi di partenza e non sulla sedia cigolante di una trattoria.Parte la discussione e il mio formidabile collega se la cava più che bene, riesce a dire un sacco di cose su Gigi, tira pennellate come su un quadro e io faccio il tifo per lui. Fa alcune pause, che in questo genere di format sono viste come il Male Assoluto. Così lo incalzano con insistenza e garbo. Lui allora si riprende, infila le mani nella barba e riparte. I conduttori allargano la conversazione e fra gli altri ci sono Italo Cucci in qualità di giornalista sportivo e la moglie di Fulvio Collovati in qualità di moglie di Fulvio Collovati.Così si arriva immediatamente all'argomento Cassano. Si tenta un paragone fra i due giocatori. Senza alcuna cattiveria, tanto per mettere carne al fuoco. Li accomuna l’estro, dice qualcuno, il talento che versa e lascia tracce di sé ovunque.Poi, mentre anche l’altro 50% degli occhi si sta risvegliando, è già il momento di invitare tutti al centro dello studio e salutare (Ricky non lo invitano, lo trovo poco carino). E' per questo che mi rimane un colpo in canna, qualcosa che avrei voluto venisse fuori con più chiarezza. E stamattina faccio che metterlo giù qui per voi. In poche parole, velocemente. Ecco, la differenza fra Meroni e Cassano, al di là degli aspetti tecnico-agonistici, è fondamentalmente questa… Meroni era un ragazzo estremamente educato, rispettoso delle regole del gruppo, dello spogliatoio, dell’allenatore, del pubblico. Si allenava con impegno e costanza, si intratteneva con tutti con tanta disponibilità e un pizzico (più di un pizzico) di candore. Tuttavia, da anticonformista genuino, aderiva a valori che non erano quelli dell’Italia ufficiale. Era parte di una generazione che si affacciava sulla scena della storia affamata di libertà e modernità, e portava quelle istanze nel mondo conservatore del pallone. Era libero nelle piccole, come nelle grandi cose. Dipingeva e non approfittava del proprio nome per allestire una personale, rifiutava la Nazionale per non tagliarsi i capelli, conviveva con una donna sposata nell’Italia degli anni Sessanta, praticava un calcio che aveva ancora moltissimo a che fare con il gioco.Cassano invece è un conforme. Ha il diritto di esserlo e forse mi è simpatico proprio per questo. Ma non ha niente di originale o ribelle. Inspiegabilmente invitato al Festival di San Remo (lo scrivo senza alcuna acredine), in venti minuti di intervista manifestò tutta la sua beata inconsistenza. E’ allineato ai “valori” del momento, non esprime niente di alternativo (non che sia un problema, per carità: lo diventa se la sua condotta viene continuamente presentata come "alternativa"): solo, non riesce o non vuole rispettare le regole di gruppo, della sua professione e della buona educazione. Tutto qui. Eppure è celebrato, invitato nei talk show, addirittura pubblicato. Ha scritto ottimamente Nando Dalla Chiesa: “l’esperienza di Gigi Meroni insegna che il potere, anche nel calcio, accetta più facilmente la disobbedienza verso le leggi che la disobbedienza verso la cultura dominante”.Da questo punto di vista, i due giocatori possono essere considerati assolutamente imparagonabili, uno agli antipodi dell’altro. Per concluedere più che per la memoria di Gigi – che certo non viene intaccata da qualche leggerezza in una trasmissione televisiva né tanto meno riscattata dalle mie parole – ci tenevo a scrivere queste poche righe in omaggio all’idea stessa di libertà. Che è una cosa molto più grande di un po' di maleducazione a buon prezzo.
Un abbraccio a tutti, Marco
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