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mondo granata
di Valentino e Steve Della Casa
SON: “Quest’anno mi compro il Toro.” Sarà un periodo astrale particolare, sarà per altri motivi (non ci è dato sapere cosa), detto questo stiamo leggendo troppo frequentemente una frase simile. Ora, o il Toro ha acquistato un appeal fantasmagorico grazie a due fantastici anni di salvezze risicate, oppure c’è chi agisce in malafede. Opto per la seconda. E dirò anche di più, io Cairo me lo tengo bello stretto. Molte volte è la testa quella che sbaglia e coordina male tutto il corpo. La testa del Toro, sicuramente, anche per sua stessa ammissione, di errori ne ha fatti tanti, ma bisogna anche ricordare che a volte è la restante parte del corpo che non risponde correttamente agli stimoli che provengono dall'alto. E io credo fortemente, che questo sia il problema del Toro, soprattutto quest’anno. Certo, un Bill Gates sarebbe fantastico, un emirato (anche se lì bisogna vedere le reali intenzioni, se per amore, se per marketing) andrebbe benissimo, ma noi abbiamo Urbano, e, a mio parere, dobbiamo ben evitare di lasciarcelo scappare. D’altra parte, se avessimo voluto tutto e subito (a partire dall’inizio della presidenza cairota, sia ben chiaro), probabilmente avremmo tifato un’altra squadra. Ma noi siamo del Toro, e la lotta è il nostro imperativo categorico. E questo presidente tifoso sicuramente lotterà con noi.
FATHER: Domenica durante l’intervallo un tifoso mi ha detto: se contestano Cairo rivedo il fantasma di Sergio Rossi. Sergio Rossi: il presidente galantuomo, il cuore granata cacciato via perché un gruppo di tifosi (forse, temo, non era solo farina del loro sacco) hanno insistentemente contestato la sua presidenza. Da allora ogni tanto qualcuno si diverte a dire “Mi compro il Toro”, tanto per destabilizzare l’ambiente e farsi un po’ di pubblicità. Ve lo ricordate Basharin? Se non ci prostravamo ai suoi piedi secondo alcuni quotidiani, lui sarebbe andato al Napoli. Infatti. E Mongarli? Quello che ci comprava con il brevetto delle lattine per l’aranciata? Poi ci sono sempre i lodisti, che ci avevano pure venduto a Giovannone per poco più di 100.000 euro. Tutti ricordi che non amo troppo, e che mi riappaiono quando vedo volantini per l’azionariato popolare. Si, vabbè. Siamo sempre in tempo perché arrivi un notaio che suona la chitarra. O ci siamo dimenticati anche di lui. Teniamoci Cairo, chiediamogli di essere meno egocentrico, ma negli ultimi vent’anni continua a essere quello che ci ha messo di più.
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