mondo granata

Mi piace….

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di Walter Panero
Redazione Toro News

Mi piace, quando posso, andare allo stadio con l'autobus numero dieci. Quello che porta dal quartiere in cui sono nato e cresciuto, ma nel quale non abito più da tempo, proprio dritto allo stadio. Mi piace perché, per un attimo, mi sembra di tornare ragazzino. Quando il dieci era fonte di tristezza se mi portava a scuola tutti i santi giorni, col bello e col cattivo tempo, ma si trasformava nell'oggetto dei miei sogni la domenica quando, tutto coperto di sciarpe e bandiere, me ne andavo all'appuntamento con gli amici sotto la Maratona.

Mi piace, mi è sempre piaciuto, osservare la gente che sale. Cercare di capire dalle facce e dal modo che hanno di parlare se sono gobbi o dei nostri. No, spesso non c'è bisogno di una sciarpa o di una bandiera, lo capisci subito con chi hai a che fare. Quel ragazzino, per esempio, è sicuramente un gobbo anche se sta zitto. Lo dice il suo sorriso un po' ebete che sta a metà tra lo sfottò e la demenza.

“....aggiàààà....ogggi ggioca il Tttoro....con chi ggiocano già?...” chiede all'amico.

“....boh....non so.....non le seguo le categorie inferiori...io sono del Milan.....” risponde l'altro.

“....e io dell'Inter!...” interviene un terzo ragazzo “...mio padre è del Toro....ma io mica posso tifare per una squadra di B!....”. Appunto. Bravissimo. Hai proprio capito tutto.

Ma in che cavolo di città siamo? E' Torino questa o cosa? Dove sono finiti i fratelli che riempivano questo pullman, che all'epoca era un tram, fin dalle prime fermate quand'ero ragazzo? Dove sono finiti tutti?

Ohhhh....all'altezza di Via Cigna eccone uno con la felpa uguale alla mia.....e poi eccone altri quando siamo quasi al Rondò.....finalmente un po' di facce famigliari....finalmente qualcuno dei nostri....

“Voglio andare a casaaaaaa!.....” urla battendo i piedi quel bambino che avrà sì e no quattro anni. Il padre, felpa grigia con i bordi granata e sciarpa al collo, cerca di spiegargli che no, adesso di tornare a casa non se ne parla. Al massimo si va a mangiare un panino, a bere una coca, ma poi tutti allo stadio. Poche balle! Oggi gioca il Toro e se volevi piantare casino hai scelto il giorno sbagliato dell'anno sbagliato, caro mio. Quest'anno che il Toro vince quasi sempre, proprio non se ne parla di rimanere a casa. A casa ci rimangono i gobbi, altro che!

Mi piace anche arrivare presto nei pressi dello stadio. Fare un giretto al chioschetto sotto la Maratona. Salutare qualche amico. Camminare con calma costeggiando lo stesso stadio fino all'altra curva.

Mi piace vedere che ci sono tante famigliole sorridenti, tanti bambini di tutte le età che indossano con fierezza le magliettine con i nomi di Rolly e di Angelo.

Mi piace osservare le facce dei nostri “fratelli”, cercare di coglierne i discorsi. Vedere finalmente volti distesi, non ansiosi ed incazzati come accadeva negli anni scorsi. Sentire parole di speranza e non di rassegnazione.

Mi piace entrare nello stadio con molto anticipo. Scegliere il posto con calma. Vedere gli amici che arrivano, ti cercano, ti vedono, ti sorridono.

Mi piace quando il minuto di silenzio è fatto di vero silenzio e non si trasforma in applausi che non hanno nulla a che vedere con la tristezza del momento.

Mi piace osservare la curva che incita i ragazzi anche quando sbagliano qualche palla.

Mi piace vedere il Toro, questo nostro Toro, che anche quando sembra che la partita si stia mettendo male non perde la pazienza. Continua a giocare. Con calma. Con la forza di chi sa di essere più forte. Di chi sa che prima o poi un gol dovrà per forza arrivare. E con esso la vittoria.

Mi piace vedere il nostro Capitano che fa un gol che se lo facesse Ibra, o uno a strisce, ne parlerebbero per settimane, per mesi.

Mi piace seguirlo con lo sguardo mentre corre sotto la curva con tutti i compagni che gli vanno attorno per abbracciarlo, altro che le esultanze polemiche degli scorsi anni.

Mi piace sciogliermi in un abbraccio liberatorio con gli altri fratelli. Con Nives, con Fulvio, con Gianluca incontrato per caso una volta in montagna e ora qui dietro di me, con Mauro. Soprattutto. Ce l'abbiamo fatta, caro Mauro, hai visto? Hai visto che non è vero che insieme portiamo sfiga?

Mi piace anche vedere le facce di quelli che fino ad un minuto prima non avevano smesso un secondo di criticare il Capitano. Ora esultano anche loro. E in fondo va bene così. Va bene così, visto che finora lui ha fatto cinque gol che vogliono dire quindici punti. Di tutto il resto alla fine chi se ne frega?

Mi piace uscire dallo stadio con l'ennesimo sorriso stampato in faccia. Vedere i fratelli che scherzano tra di loro, i tanti bambini che finalmente se ne vanno a casa saltellando e non piangendo come accadeva di solito. Domani anche loro avranno qualcosa da raccontare agli amici. Domani anche loro potranno indossare la felpa granata senza temere che qualche gobbo, o milanista, o interista, insomma qualche strisciato li prenda in giro come accadeva gli altri anni.

Mi piace riprendere l'autobus, lo stesso di prima, e vedere tante sardine in piedi e schiacciate, ma felici.

“Che avete fatto?” chiede uno che, anche se non lo dichiarasse, si vedrebbe da diecimila miglia che è un gobbo.

“ABBIAMO VINTO!!!” rispondiamo in coro io e le altre sardine, che sono poi alcune signore anziane, una coppia di ragazzi, il padre col bimbo che avevo incontrato all'andata (ma allora ce l'ha fatta a non tornare a casa!).

“Quanto? E chi ha segnato?” insiste il gobbo.

“1 a 0!!! BIANCHIIIIII!” parte ancora il coro.

“....Sempre lui....eh...mi sa che questo è il vostro anno.....il prossimo anno ci sarà di nuovo il derby....però dovreste cambiare presidente....”

“....no dovremmo cambiare il portiere!...” risponde un vecchio.

“....Sì però quel Cairo....” insiste il gobbo.

Ma ti ho chiesto qualcosa? Fatti un po' i czz tuoi tu e i tuoi Agnelli del piffero, mi verrebbe da dire. Invece faccio un sorriso ebete, allargo le braccia e mi rimetto a parlare con gli altri. Però mi piace da matti pensare che almeno su una cosa lui ha proprio ragione: il prossimo anno lo faremo eccome il derby, e non col Novara!

“Eh...oggi Ebagua non era lui.....e neanche Antenucci....ah qual Coppola.....per colpa sua abbiamo rischiato di perdere due punti....ma come si fa? Meno male che Rolando....”

“....a mi chiel lì 'm pias nen, l'è mai piasume...quello non mi piace, non mi è mai piaciuto....però....”

“Però con quello di oggi sono cinque quest'anno....sessantuno in totale da quando gioca da noi....quasi un gol ogni due partite....mica storie!...”

Qualcuno mi guarda strano, quando sparo queste cifre, come se dicesse: ma da dove sbuca questo pazzo?!?Potrei continuare ad elencare cifre su cifre, ma è giunto il momento di scendere. Ultima stazione: Borgo Vittoria, angolo tra Corso Grosseto e Via Chiesa della Salute dove un tempo c'era un mercatino di alimentari e ora una concessionaria d'auto. Ah come cambiano i tempi. 

“Cosa ha fatto il Toro?” mi chiede un ragazzo africano che mi vede scendere dall'autobus con la divisa d'ordinanza.

“Perché me lo domandi? Sei del Toro te?” gli rispondo con un'altra domanda, cosa che da ragazzino mi avevano insegnato a non fare mai. Ma ora posso perché non sono più un ragazzino.

“No, Milanista!...Però....mi piace il Toro....ci giocano Ogbonna ed Ebagua che son di origine africana come me....quando il Toro gioca io tengo per il Toro!...E quando sarà contro il Milan vedremo....”

Mi piace. Mi piace tantissimo. Specie se penso a quei deficienti dei tifosi veronesi che domenica scorsa ululavano.

“Abbiamo vinto, fratello! 1 a 0! E' stata dura, ma abbiamo vinto ancora!”

“Benissimo! Grazie!....”

“Di niente....ma la prossima volta che ti chiedono per che squadra tifi, rispondi che sei del Toro, brother....”

Che bello però. E come suona bene!Abbiamo vinto. Abbiamo vinto.Abbiamo vinto.Abbiamo vinto.Abbiamo vinto.Abbiamo vinto.Abbiamo vinto.Abbiamo vinto.Otto volte.Strano. Bellissimo. Perfetto.

Un po' meno bello è sentire quei gobbetti che mi vedono con la felpa e iniziano ad intonare cori contro di noi e su Superga. Teste vuote di gente vuota. Il nulla del nulla. Un po' meno bello è sapere che là, tra quelli che si dichiarano nostri fratelli, ci sono persone che non vedono l'ora che il Toro ricominci a perdere, per rimettersi a criticare ed a gettare cacca su tutto e tutti. Gli stessi che, a luglio, volevano convincerci a non andare più allo stadio. Gli stessi che lo scorso anno sventolavano bandiere gialle e nere, che nulla c'entrano con la nostra storia e che infatti sono presto passate di moda, sparite, quasi dimenticate.Ma in fondo chi se ne frega?Quello che conta ora è guardare la classifica. Vedere che abbiamo vinto otto partite su dieci. Cinque di fila. Cinque su cinque in trasferta. Cinque come le reti subite finora. Sempre cinque.Notare che dopo dieci partite abbiamo raccolto il doppio dei punti dello scorso anno; che nella scorsa stagione vincemmo l'ottava partita a dicembre, dopo diciannove giornate; che due anni fa vincemmo per l'ottava volta solo a gennaio alla prima di ritorno, nel famoso match  col Grosseto, quello del ritorno di Cola dopo la “parentesi” Beretta; che la gente, anche lontano da Torino, parla di noi come della squadra del momento, come di un esempio da seguire.Da quanto tempo non accadeva? Ne ho masticato tanto di calcio, magari sto invecchiando e perdendo la memoria, ma davvero non me lo ricordo.Durerà? Non ne ho idea. So solo che mi piace tantissimo.Se sto sognando, vi prego, non svegliatemi.Non adesso.Adesso lasciatemi continuare a sognare.Ed a godere.