mondo granata

Mi sono innamorato di Lio! Seconda puntata

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

Riassunto puntata precedente. Il Judo Torokan Torino è una società sportiva che svolge la propria attività all’interno della Curva Filadelfia, proprio accanto al Campo Combi, dove i giocatori gobbi svolgono ogni giorno la loro deleteria attività di allenamento. All’interno della società si è formato un piccolo gruppo di ragazzi, nel quale ognuno ha il soprannome dato dal colore della propria cintura di Judo, chiamato “Gruppo Toro-Kan”in seguito al tifo granata dei componenti.La fondatrice Orange, unica ragazza, il buffo Yellow dalla voce nasale, suo fratello Green, il sarcastico Brown, il tormentato Blue, il gigantesco Bots e lo sfigatissimo e goffo Sgorby (gli unici due a non avere il colore di una cintura come soprannome), sono guidati dal severissimo Maestro, che odia il calcio in maniera totale e rivaleggiano a fatica con gli spocchiosi rivali del Judo Club Le Vallette, dai quali sono spesso sconfitti.Le loro vicende si intrecciano tra Judo, Toro, canzoni ed amori non corrisposti, come quello tra Blue e la fotografa Cecilia, che rivolge le sue attenzioni al campione del Judo Le Vallette, e soprattutto quello improvviso e illogico di Sgorby per la cantante belga Lio, il successo della quale con “Amoureux solitarie” sta esplodendo proprio in quei giorni.Tra una partita del Toro e l’ammirazione Kaiser, tifoso carismatico e sanguinario, che si reca sempre allo stadio incappucciato, Blue e gli amici devono far fronte all’arroganza e al divismo dei giocatori gobbi incontrati nell’antistadio, e al comportamento sempre più delirante di Sgorby, che sostiene di avere conosciuto personalmente Lio.

Intravista l’opportunità di vendicarsi del giocatore gobbo che li ha sbeffeggiati pubblicamente, i ragazzi, incaricano Sgorby di sottrarre le chiavi della palestra.Quindi organizzano un bombardamento di gavettoni dall’ultimo scalino della Curva Filadelfia, avente come oggetto i giocatori bianconeri, alle prese con un’intervista nell’antistadio, per poi rifugiarsi di corsa nella loro palestra.Qui però scoprono che in realtà Sgorby ha informato il Maestro delle loro intenzioni.Maestro che li attende all’interno con intenzioni tutt’altro che amichevoli.

 

- Pezzo di somaro! Asino! Ha fatto bene ad andarsene a casa prima di noi… - esplose Bots.- Non lo voglio più vedere, ti avviso, non voglio più che mi venga a tiro…- Sei stato tu però a proporre che fosse lui a prendere le chiavi dalla scrivania del Maestro... – protestò Blue.- Attento a come parli! Un’altra parola e ti volo addosso…- Sì, così come voli per terra nei combattimenti…- Ha parlato l’altro, che viene eliminato al secondo turno!- Smettetela, ora basta! – si intromise Orange prima che le cose potessero precipitare.Il gruppetto di ragazzi si stava allontanando dall’antistadio con la coda tra le gambe.L’eco del vociare delle forze dell’ordine, che avevano cercato in lungo e in largo gli autori della bravata, si era spento da poco.Gli stessi tifosi gobbi, che in attesa degli autografi avevano assistito al cilindramento dei loro beniamini, avevano pensato che gli autori del gesto fossero scappati lungo il corridoio interno dello stadio in direzione Maratona e avevano rinunciato alla caccia.Il Maestro, invece, era stato inflessibile.- Evitate la denuncia di stretta misura – aveva detto dopo aver riflettuto per oltre mezz’ora sul da farsi, mentre all’esterno si scatenava il putiferio.Non avrebbe permesso mai più a nessuno di profanare lo spirito del Dojo con alcuna bravata, aveva tuonato. Non aveva aperto la porta e consegnato i ragazzi ai Carabinieri, ma in cambio aveva preteso che, a partire dal primo week-end, per la durata i quattro sabati, i rei si sarebbero resi disponibili per le pulizie della palestra.Non importava se avessero fatto i turni o se avessero partecipato tutti. Il lunedì la palestra doveva essere linda come uno specchio, e questa era l’unica cosa che contava.I ragazzi non avevano potuto far altro che accettare. Una promessa al maestro equivaleva a un giuramento. E col Maestro ed il suo gelido sguardo, c’era poco da scherzare.Sgorby la passò liscia, ma questo gli causò l’ostentata inimicizia del gruppetto per lungo tempo. Lo stesso Blue fece fatica a rivolgergli la parola anche soltanto a scuola, benché sapesse che il candore dell’amico l’aveva fatto agire in buona fede.

 

- Ragazzi, sapevo di trovarvi qui! C’è una novità incredibile! - Orange era trotterellata fuori dalle scale che conducevano alle gradinate della curva Filadelfia con l‘aria di chi non stava più nella pelle. Blue, Brown e gli altri, con l’eccezione di Sgorby, stavano parlottando tra di loro seduti su quegli odiati scalini.Erano trascorsi pochi giorni dalla ramanzina del Maestro e, se da un lato la punizione era stata tutto sommato mite, dall’altro i ragazzi non avevano potuto che sghignazzare leggendo i titoli di giornale che avevano riportato la notizia della presunta “aggressione”.I rotocalchi parlavano di “gesti che nulla avevano a che fare con lo sport, da ricercare probabilmente all’interno della tifoseria organizzata”.“Il gruppo Toro-Kan” aveva saputo tenere la bocca chiusa anche quando i fratelli La Mecca, gli antipatici ultrà juventini, tesserati per il Torokan, avevano incominciato a fare domande per cercare di capire se sotto quel gesto si celasse la mano dei loro mal tollerati compagni di squadra judoistica.Quel giorno, quando Orange era sbucata fuori di corsa con la faccina entusiasta, i ragazzi erano stati interrotti mentre discutevano ancora di quanto capitato pochi giorni prima.- Allora? - domandò Blue un po’ strafottente - Quale sarebbe questa grande novità?- Sì, sentiamo - aggiunse Yellow, quel giorno particolarmente sotto il tiro degli amici per via della voce raffreddata più nasale del solito.- Il Torokan si è iscritto alla gara internazionale di Parigi! - disse saltellando - Capite? A maggio potremmo andare a Parigi tutti insieme e sfidare le squadre internazionali…! Mah… non siete contenti? Pensavo la notizia vi avrebbe fatto piacere…- Uhm sì…- Insomma…- Certo che se non riusciamo a vincere neanche in Italia, cosa andiamo a fare laggiù… - Insomma… una notiziola…- Sì, una mezza cazzata…Orange se ne andò inviperita, così come era arrivata esaltata, e un attimo più tardi i ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata, per essere riusciti a metterla nel sacco.- Ci pensate che forte? Noi a Parigi…- Sì, però ci saranno anche quelli del Judo Le Vallette…- Se viene Sgorby io me ne resto a casa, vi avviso! - esclamò Brown.- Dai, non dire così… Adesso non è il caso… - si intromise Blue.- Neanche per sogno! Quello lì combina disastri a tutto andare. E’ capace di mettersi a guidare il pullman mentre noi dormiamo e finire contro un palo…La risata risuonò tra gli scalini di cemento e giunse attraverso il vano delle scale a Sgorby, nascosto dietro a un muro.Il ragazzo si scostò dalle gradinate e se ne andò. Dopo l’incidente delle chiavi non riusciva più a riconquistare la fiducia degli amici.

 

- Ma sei impazzito? Perché vuoi che ti ripeta la classifica dei dischi? - Blue stava sbraitando al telefono, suscitando la preoccupazione della nonna.- Ti dico che sono arrivato tardi a casa e non ho potuto ascoltarla… - Sgorby, dall’altra parte del filo, tentava di giustificare la sua richiesta insolita.- E la chiedi a me?- E a chi la devo chiedere a mio zio?Sgorby da un po’ di tempo era cambiato, pensò Blue. Ogni tanto si lanciava anche in qualche battuta, quando sino a poco tempo prima, non avrebbe mai osato neanche pensare. Anche il suo aspetto sembrava cambiato, dopo l’innamoramento per la cantante Lio, che a tratti rasentava il ridicolo e il fanatismo, Sgorby aveva incominciato a curare maggiormente il suo aspetto e si era fatto cambiare il taglio dei capelli, fino a quel momento perennemente alla paggetto.- Ci sei ancora? Sei morto?- No, sono ancora qui - rispose Blue sbuffando - Non puoi lasciarmi mangiare prima?- No, davvero, per me è importante…Blue si fece forza e tentò di fare ricorso alla sua capacità mnemonica con evidente malumore.- Dunque… non ci sono state grandi novità… al numero uno…- No! Non dirmele in quell’ordine! Dimmele dalla posizione dieci alla uno…!Blue osservò la cornetta come si guarda un cavolfiore. - Vuoi anche una fetta di sedere? - Fu tentato di chiudere la comunicazione, ma per amore di amicizia andò avanti.- Dunque… al numero dieci… No, tu no dei Cugini di campagna, al nove How Long dei Lipps Inc. e all’otto, aspetta, fammi ricordare… ah sì, The winner takes it all degli Abba… vado avanti?- Certo!- Al numero sette You and me degli Spargo, al sei Starting over di John Lennon e al cinque i Police con Don’t stand so close to me… proseguo?- Vai - fece Sgorby con un pizzico di delusione.- Al numero quattro Cervo a primavera di Cocciante, al tre Stewie Wonder con Master Blaster e al secondo Anna dai capelli Rossi, la tua preferita, vero? Quella per cui a momenti ci si menava con i La Mecca sul pullman…Sgorby non raccolse la provocazione.- Canzone regina Woman in love di Barbra Streisand, immagino, a questo punto.- Proprio lei. Sei deluso? Cosa ti aspettavi? Celentano?- No… non lui… Non sono ancora neanche entrate le canzoni di Sanremo, tra l’altro.- E allora chi avresti voluto? Perché tutta questa insistenza?- Perché… - Sgorby titubò - …perché speravo che fosse entrata Lio con Amoureux Solitaire…- Sgorby, ma vaff… - Blue sbatté giù la cornetta e tornò a mangiare, brontolando - Fanatico - tra un boccone e l’altro.

 

Domenica Primo Marzo, i ragazzi del Toro-kan si ritrovarono come d’abitudine, non essendo in programma nessuna gara di judo, per recarsi in Maratona ed assistere a Toro-Roma. Fu una giornata sfortunata per i colori granata, sia per lo 0-2 a favore della formazione capitolina, sia per i gravi incidenti occorsi proprio in curva Filadelfia, che i ragazzi poterono solo intuire.Al momento di sfollare, Sgorby intravide Kaiser, il tifoso incappucciato, che fissava la curva avversaria con probabile disprezzo, attardandosi a lasciare gli spalti.- Kaiser è veramente inquietante - disse - Mi fa paura soltanto a pensarlo. Ma qualcuno ha un’idea del perché porti il cappuccio?- Meglio non chiederselo, che ti salta in mente? - rispose Blue, meditando poi sul fatto che un caro amico frequentasse il bar dei tifosi del Toro dove Kaiser si recava spesso. Nonostante conducesse vita ritirata, conoscere Kaiser non sarebbe certo stato un problema.Se uno poi avesse avuto tendenze suicide, sarebbe stato ancora più facile.

 

- Ora basta! Non ne posso più di questo dannato odore di solvente! – esclamò Brown, sbattendo sul tatami lo straccio che serviva per spolverare gli infissi delle vetrate.- Veramente. Oggi è insopportabile – concordò Green, rammaricandosi perché molte delle vetrate fossero fisse e non fosse possibile aerare ulteriormente il locale.Era il penultimo sabato di pulizie e la giornata all’esterno invitava ad una passeggiata in centro o ad una partita di pallone sull’erba della Pellerina, piuttosto che alla fatica.Brown e Green si erano recati al loro appuntamento forzato nel primo pomeriggio e si erano curiosamente imbattuti nei fratelli La Mecca, che uscivano dall’antistadio.- Ohu granata! Questo non è il vostro posto, lo sapete?- Ma no, lasciali stare… devono andare a fare le pulizie! Ah ah ah …!- Sempre alle prese con il bagarinaggio, voi? – aveva inveito Brown – Quando si decidono a mettervi in gabbia? Green aveva tentato di calmarlo. Ci fosse stato Bots, avrebbero avuto qualche possibilità di spuntarla, ma da soli era impossibile.Non era una novità che i La Mecca avessero messo le mani su di un giro di biglietti che rivendevano ad altri tifosi in partite di cartello e la loro presenza furtiva quel giorno nell’antistadio non faceva che confermarlo.Fatto il loro ingresso in palestra, però, i due ragazzi si erano trovati a fronteggiare l’aria irrespirabile.

 

- Insomma, io non capisco – disse Brown, che stava tentando di spolverare i vetri più in alto – Ieri sera abbiamo fatto lezione qui fino alle 21:30, no?- Sì – rispose Green, all’opera con lo spazzolone.- E questo tanfo non c’era… che è successo nel frattempo?- Boh, magari quelli delle pulizie…- Green! Svegliati, apri gli occhi! Siamo noi quelli delle pulizie hanno rovesciato…- E allora…?- E allora voglio vederci chiaro… - aggiunse Brown – Hai le chiavi?- Sì, quelle che ci ha dato il Maestro…- Ok, adesso cerchiamo di aprire questa dannata porta.I ragazzi salirono scalzi sul tatami e si diressero verso la porta sul fondo della palestra, dalla quale provenivano le esalazioni.Occorsero cinque minuti per trovare la chiave corretta, nel mazzo di quelle a disposizione.La porta si aprì verso l’esterno del vano.L’interno rivelò uno stanzino di non più di due metri per due, sul lato del quale erano state riposte una ventina di bombolette di vernice spray. Alcuni teli arrotolati erano appoggiati al muro in fondo.- Vernice… - disse Green, tormentandosi il mento con la mano. - E’ stata usata da poco – osservò Brown. Si chinò e poggiò la mano sull’erogatore di un barattolo, sporcandosela di nero.- Chi avrebbe mai potuto dire che il Maestro ha l’hobby della pittura? E’ evidente che può essere stato soltanto lui… insomma… è l’unico ad avere le chiavi…Brown lo guardò in silenzio per qualche istante, quasi senza fiatare.- Non vorrai dire che…? - fece Green.- Diamo un’occhiata a quei teli – Brown ne raccolse uno.- Era alto circa un metro e la sua lunghezza sembrava notevole. I due ragazzi cominciarono a svolgerlo lungo il tatami. Quando ebbero finito, nessuno parlò ed entrambi rimasero a lungo a bocca aperta.- Vai a telefonare agli altri – disse Brown, guardandosi attorno – Digli di arrivare il prima possibile.

 

Quaranta minuti dopo tutti i ragazzi, incluso Sgorby, erano sul materassino della palestra, intenti a fissare il telo scritto con spray nero su sfondo bianco.Ma non era tutto. All’interno del piccolo stanzino i ragazzi avevano ritrovato altri lenzuoli.Uno in particolare, nero con lettere bianche, presentava la scritta “FIGHTERS”.- Non ci posso credere - disse Blue - Qui ci sono tutti gli striscioni della Curva Filadelfia…!- Non riesco a capire… sussurrò Bots.I ragazzi si erano chiusi all’interno della palestra, indecisi sul da farsi, meditando sul tesoro nel quale si erano imbattuti.Yellow allargò le braccia - Non avrei mai detto che il Maestro potesse far parte di questa combriccola...Brown, che passeggiava da qualche minuto nervosamente lungo il tatami, si voltò di scatto e azzardò:- Il Maestro non c’entra niente, dannazione…! Ma ve lo immaginate, a fare striscioni a sessant’anni?Tutti si voltarono verso di lui.- Davvero non avete capito? - domandò con stupore.Blue fece un passo in avanti.- E’ evidente che qualcuno si introduce qui di soppiatto - disse - quando non c’è nessuno. Probabilmente il sabato mattina. E non è da escludere che fino a qualche tempo fa lo facesse anche di pomeriggio, poi… poi siamo arrivati noi a rompere le scatole…- Ma chi? - chiese Orange.- Qualcuno che conosce bene questo posto - proseguì Brown - Qualcuno che si reca qui a verniciare gli striscioni il sabato mattina, per poi riprenderli la domenica ed esporli. Qualcuno che conosce bene l’esistenza di questo bugigattolo tenuto sempre chiuso. Qualcuno che probabilmente ha sottratto le chiavi al Maestro, come abbiamo fatto noi, e ne ha fatto un duplicato.Qualcuno abituato ad aggirarsi per questi paraggi, rivendendo biglietti…- I fratelli La Mecca! - esplosero gli altri.Brown annuì e incrociò lo sguardo di Blue.- Quando li abbiamo incontrati, questa mattina, lì per lì mi sono sembrati a disagio, ma non era per la faccenda dei biglietti… era perché avevano ancora le mani sporche di vernice…!Passò un tempo che sembrava interminabile. Blue si chinò di fronte allo striscione FIGHTERS, quello che era il simbolo di quanto più odiasse a livello sportivo.Era lì a pochi centimetri e ora quasi aveva timore nel toccarlo.- Cosa facciamo? – domandò agli altri. Poteva sentire lo sguardo di Orange fisso su di lui.- Niente, non facciamo nulla - disse Brown - Ora rimettiamo tutto a posto e ce ne andiamo. Anche lo striscione che i La Mecca hanno fatto per la partita di domani… lasciamolo qui. Non dobbiamo far loro sospettare nulla…. Ascoltate…! La prossima settimana ci sarà il derby, giusto? Allora, facciamo così… ci troviamo qui sabato pomeriggio e…Brown illustrò agli altri la sua idea e a Blue venne in mente come migliorarla.- Blue, tu pensi di essere in grado di incontrare… quella persona? Lo sai che è rischioso, vero? Se vuoi, sei ancora in tempo a rinunciare.Blue non rinunciò. Quando Brown ebbe finito di esporre il suo progetto, i ragazzi si allontanarono alla spicciolata.Orange e Blue si attardarono qualche minuto alla fermata del tram.- Allora - chiese lei sbarazzina - Sei ancora in crisi per Cecilia?Blue fu colto dalla voglia di abbandonarsi contro il palo giallo che sosteneva il cartello del pullman. Non aveva mangiato per giorni, non aveva dormito per notti intere. Quasi non vedeva l’ora di abbandonare i suoi pensieri in un abbraccio che potesse sostenerlo e confortarlo.- Non dovevo parlarne, vero? – chiese Orange scusandosi.Blue la sfidò con sguardo e parole.- E tu, come va con Isidoro La Mecca…?Orange cambiò espressione e virò verso il dolore, voltando il viso verso un punto lontano alle spalle d Blue.- A me non piace quello là… - sussurrò, disperdendo le proprie parole su Corso Agnelli, ed evitando di incontrare lo sguardo scettico dell’amico. La ragazza si strinse nel K-way azzurro e sollevò il piccolo zainetto sulle spalle. - Un tempo forse… forse ne sono stata attratta. Ma sono stata usata… - abbassò il capo e fece leva con la gamba contro il piccolo rilievo di cemento della fermata.La sagoma del tram cominciò a farsi intravedere a pochi isolati di distanza.- Sarà una serata dura… Domani rischio di essere interrogato di Italiano e…- Ascolta, non è come pensi… - lo interruppe la ragazza, trattenendolo per l’orlo del giubbotto.Il tram si fermò ed aprì le porte di fronte a loro.Blue fece un passo per entrare, ma Orange lo trattenne più forte, facendolo voltare.Blue si voltò verso di lei e lesse la disperazione nei suoi occhi.- Sono… sono stata io a fare il duplicato delle chiavi per Isidoro... E’ stato un anno fa… Sono stata una stupida. Sapeva che non mi era indifferente e… mi aveva convinto con non so quali parole e io…Blue la guardò senza parlare, fermo sul predellino del tram.- Non lo dire a nessuno, ti prego – supplicò la ragazza – Se scendi ne parliamo… Ora le cose sono differenti…- Che fai, ragazzo? Sali o no? – un uomo sbuffò dall’interno del tram.- Vedi, Orange – disse Blue sciogliendo il giubbotto dalla presa della ragazza – Se Isidoro non avesse voluto soltanto le chiavi da te, a quest’ora non saresti a questa fermata…Salì a bordo della carrozza, che chiuse le porte con uno sbuffo d’aria compressa.Il tram scivolò via rumoroso e lui vide il profilo della ragazza scomparire lentamente, quasi affogato nel traffico di quella famelica città.

 

Durante il mercoledì mattina di quella travagliata settimana, Sgorby, compagno di classe di Blue, gli si avvicinò nell’intervallo.- Blue, tu sei un amico? - sembrava più vecchio di qualche anno, rispetto al ragazzino sfigato che tutti avevano sempre conosciuto. Da un po’ di tempo aveva una luce in fondo agli occhi che sembrava significasse gioia di vivere. Quella mattina, però, Sgorby sembrava avere qualche preoccupazione seria per la testa, forse perché proveniva da due giorni di misteriosa assenza, dei quali nessuno conosceva il motivo.- Certo - sospirò Blue - sono tuo amico a patto che non racconti vaccate al Maestro e non mi assilli con l’Hit Parade. Che cosa vuoi sapere?Sgorby abbassò il tono della voce…- Immagino che tu sia… insomma… tu sia già stato con…- Con?- Uff… cerca di capirmi… sei già stato con una… insieme…- Ma insieme come?- Insomma - Sgorby alzò la voce in modo perentorio - Sei già stato a letto con una, no?Tutto intorno si fece silenzio. Decine e decine di ragazzi che nei corridoi della scuola li stavano fissando.- Sgorby, tu sei un deficiente.- Ma ci sei stato, vero? Mi avevi assicurato che quella volta mare... E poi, anche se Cecilia è stata una… insomma, so che hai molto successo…Blue si mise le mani nei capelli.Le bugie avevano le gambe corte. Una balla, una misera balla, ecco cos’era la storia del mare. Una stupida balla detta in compagnia per non fare una figuraccia di fronte ad Orange. Ed ora? Che cosa avrebbe detto? Come se la sarebbe cavata?- Sì, ci sono stato, e allora?- Senti... Ma com’è?- Com’è cosa, maledizione? - Insomma… - Sgorby gesticolava furiosamente guardandosi attorno con vergogna - E’… è facile, è difficile? Insomma, Blue, ho paura di fare delle brutte figure, ne sono terrorizzato…Blue alzò gli occhi al cielo in senso di liberazione. Tutto questo significava che finalmente il suo amico aveva trovato una ragazza con cui avere un rapporto che non vivesse soltanto di languide occhiate. Tentò maldestramente di rassicurarlo, per poi chiedere spiegazioni.- …sono stato via il week-end e questi due giorni… sabato sera ci siamo baciati e ieri… ci siamo andati molto vicini, per questo sono preoccupato…- Sono felice per te - disse Blue - Era ora che ti trovassi una ragazza vera e propria. Ma dimmi, chi è?- Come “chi è”? Chi vuoi che sia? E’ Lio!Blue si fermò a guardarlo con occhi sgranati - Tu sei malato. Hai bisogno di cure. Urgenti. Immediate.- No, io non sono malato e… ti dico… ti dico che…. Sono stato a Parigi nel week-end, a casa sua e sabato sera l’ho baciata… Sì ho baciato Lio! E in questi giorni c’è mancato poco che non ci finissi a letto.- Bravo, bella impresa. Adesso lasciami in pace perché devo andare a limonare con Brooke Shields.- Aspettami! Non sto scherzando... Aspettami!!! E’ tutto vero!!!

 

- Smettila di tremare come due bambocci ora… non ho intenzione di farvi nulla… per ora.Le facce che facevano capolino nel bar del Toro non erano per nulla rassicuranti.E la figura di Kaiser, seduta nell’ombra nel retro del locale, era, se possibile, ancora peggio. Non era stato facile ottenere un colloquio con lui e soltanto i buoni uffici del suo amico e la promessa di una notizia bomba, avevano spalancato i cancelli del suo sancta sanctorum.- Possiamo sederci? – sfuggì a Sgorby.L’uomo alzò la testa e lasciò intravedere sotto il cappuccio i suoi temibili occhi color ghiaccio morte.Blue incenerì l’amico che biascicò un tremebondo “Scusi…”.Kaiser parlò dopo qualche istante di riflessione, con voce profonda e roca.- Dunque… lo striscione dei FIGHTERS…! La faccenda è seria. Voi sapete – disse fissando i due poveretti – che ho ucciso per molto meno di due ragazzini venuti a prendermi per i fondelli, vero?Deglutirono entrambi.- Sì signore, le giuriamo che non la stiamo prendendo in giro… abbiamo veramente quello striscione – disse Blue sforzandosi di mantenere una parvenza di dignità.L’uomo sogghignò – Due ragazzini come voi, che rubano lo striscione ai Fighters? E come avreste fatto, di grazia? A colpi di machete?- Su questo preferiamo mantenere il riserbo signore. Se lei vuole, possiamo consegnarglielo direttamente sabato pomeriggio… Saremmo onorati.L’uomo proseguì la sua risata sarcastica.- Hai del fegato ragazzino, lo riconosco… - si fermò un attimo prima di proseguire con voce che li terrorizzò.- Qui davanti al bar, sabato pomeriggio alle 18. Se ci sono dei contrattempi, o se avete tentato di prendermi per i fondelli, vi strapperò la lingua. E giuro che lo farò quanto è vero il Toro. Ora andatevene fuori dalle scatole!I due ragazzi sgusciarono fuori dal locale sotto il peso degli sguardi sarcastici degli Ultras.Occorsero dieci minuti prima che Blue trovasse la forza di dire qualcosa.- Amico mio, ho come l’impressione che siamo andati a infilarci nella….L’ultima parola si perse nel traffico di quel venerdì.

 

Blue non disse nulla di quanto le era stato confidato da Orange.Dopo una settimana vissuta a scrutarsi di soppiatto, per paura che qualcuno spifferasse il segreto, tutti quanti si ritrovarono il sabato pomeriggio in palestra, per quello che sarebbe dovuto essere l’ultimo giorno di pulizie, ma che in realtà avrebbe probabilmente assunto i contorni di una cospirazione.Blue raggiunse la palestra per ultimo, dopo un ritardo abissale collezionato lungo il percorso dal tram numero 9. Il patto intrapreso con Kaiser non lo aveva fatto dormire tranquillo e una pulce nell’orecchio continuava a dirgli che le cose sarebbero andate a finire male.Quando bussò sommessamente alla porta della palestra gli venne risposto:”Parola d’ordine”, dalla voce di Sgorby.- Mi sono innamorato di Lio! E ora apri, cretino!La porta si spalancò e Blue inveì contro l’amico.- Dovevi aspettare che fossi io a parlare, dopo tre secondi! Non dovevi dire “Parola d’ordine”. E se fosse stato un estraneo?Blue si diresse verso gli altri e trovò un corteo di musi lunghi ad attenderlo.Orange sfuggì intenzionalmente il suo sguardo.- Cos’è? Un funerale? Che diamine è successo?Alcuni striscioni erano stati srotolati sul tatami e l’odore di vernice era più forte che mai.Brown era seduto a gambe incrociate sul tappeto e fissava sconsolato le vetrate esterne. Green giocherellava con una bomboletta di vernice. Orange fingeva di parlottare con Sgorby, Yellow e Bots guardavano gli striscioni con aria truce.- E’ successo che siamo fottuti – disse Brown – senza staccare lo sguardo dalle vetrate – Respira a fondo, perché questi sono i tuoi ultimi respiri…- Ma di cosa stiamo parlando, per la miseria?- Niente… - aggiunse Bots – Siamo fregati e basta.Blue cercò il conforto dello sguardo di Orange, ma lei fece finta di non accorgersene.Salì sul tatami e diede un’occhiata agli striscioni.Una valanga di offese verso la gente granata, come prevedibile in occasione del derby.- Vedo che i La Mecca si sono dati da fare… - osservò – e c’è la consueta valanga di errori grammaticali… qui la “e” non ha l’accento, qui c’è “eccezionale” con due zeta, qui “carabiniere” con tre “b”… qui uno striscione in piemontese pieno di vaccate… Del resto mi chiedo che cosa ci azzecchino i La Mecca con il piemontese…Perdurando il silenzio attorno a lui, Blue si spazientì.- Insomma! Qui c’è tutto quello che immaginavamo di trovare… mi volete spiegare che cosa… un momento…! Dov’è lo striscione dei FIGHTERS?- Ecco, appunto – rispose Brown.- Non c’è – fece Bots lasciandosi andare sul materassino a braccia aperte.- Devono avere mangiato la foglia e l’hanno spostato… - aggiunse Yellow con voce più nasale del solito.- Oh, mio Dio! – esclamò Blue, scivolando contro un muro della palestra e sedendosi sul tappetino con occhi sbarrati. Pensò all’incontro in programma con Kaiser, di lì a poco – Siamo sfottuti – esclamò.- Infatti, te lo dicevamo!- Ma come è possibile? – domandò.- Avranno intuito qualcosa e lo avranno spostato… - suggerì Orange.- Ma che senso ha? – si domandò Blue – Perché lasciare gli altri striscioni allora?- Che mistero! – osservò Green.- E… se qualcuno di noi avesse parlato?Gli sguardi silenziosi si posarono su Sgorby.- Ehy, non guardatemi così, io non c’entro questa volta!- Siamo sicuri?- Magari ti hanno promesso che ti facevano conoscere la tua Lio…Sgorby si irrigidì e rispose orgoglioso:- Io la conosco già.- Sì, e io ho conosciuto Amanda Lear l’altro giorno. Anzi, è qui fuori che aspetta!- E io adesso domani gioco a pallone con Mick Jagger! Lo facciamo stare in porta, ‘sto scarsone.- Io invece adesso vado a mangiare una pizza con Nadia Cassini, ve l’avevo detto?- Piantatela, non è stato lui… - disse Blue.- E tu come fai a saperlo? – gli domandò Brown- Ha trascorso quasi l’intera settimana con me. E poi ha altro a cui pensare… No. Non è stato lui a parlare…Diede un’occhiata veloce ad Orange, che ricambiò lo sguardo con sorpreso odio.- E comunque tutto questo non spiega come mai abbiano lasciato qui gli striscioni per domani… - osservò Green.- Bene, che si fa? Tra un paio d’ore dobbiamo incontrarci con Kaiser… e non abbiamo lo striscione… - Brown si stese sul tatami e guardò il soffitto.- Kaiser ci pelerà vivi…- “Mi” pelerà vivo – sono stato io a contattarlo – disse Blue -. Ma questo è un problema mio e vedrò di risolverlo… - Un momento, c’ero anch’io con te… - si inserì Sgorby.Blue ridacchiò.- Lascia stare. Se è vero che stai uscendo con la tua Lio immaginaria, la ragazza non sarebbe molto contenta di vedere i tuoi connotati cambiati – sospirò – Ripeto, me la vedrò io con Kaiser… ora pensiamo al da farsi. Non vogliamo mica che domani i gobbi espongano questi striscioni, vero? E poi… facciamo in fretta – aggiunse guardandosi attorno con disagio. – Se i La Mecca hanno già portato via uno striscione, allora potrebbero benissimo tornare indietro a prendersi gli altri, anche se immaginano che noi si stia facendo le pulizie. Stiamo all’occhio quando usciamo. Se ci vedono con dei teli sottobraccio, siamo fritti una seconda volta.I ragazzi del “Gruppo Toro-kan” si misero al lavoro.Srotolarono i teli bianchi che Green aveva portato con sé e, per un’ora buona lavorarono di spray, sorridendo e sghignazzando.Quando ebbero terminato, arrotolarono i loro striscioni con cura e li riposero all’interno dello stanzino, in modo tale che sembrassero uguali agli originali e che nessuno potesse rendersi conto dello scambio.Impiegarono poi un’altra ora a ripulire veramente la palestra, quindi infilarono gli striscioni che i La Mecca avevano scritto con gli insulti ai granata, in un grande sacco nero.Uscirono alla spicciolata e si dileguarono alla chetichella lungo il corridoio dello stadio che correva tra il primo e il secondo anello evitando di scendere nel piazzale della Curva Filadelfia.Fuori dallo stadio individuarono un bidone della spazzatura abbastanza capiente e si liberarono del sacco.- Fatto! – disse Brown con soddisfazione – E’ stata dura, ma ne è valsa la pena... Domani ne vedremo delle belle.- Voi ne vedrete delle belle… - sospirò Blue – Io probabilmente non arriverò a stasera…- Miseria nera! E’ vero, me ne ero dimenticato… - disse Yellow.- Quanto manca all’appuntamento? – domandò Bots.- Un quarto d’ora. Davanti al Fila. Anzi, sarà meglio che mi avvii…- Che cosa gli dirai?Blue scartò un chewing-gum dalla tasca, e lo masticò come se fosse l’ultima cosa che gustava.- La verità. Gli dirò la verità…Il sabato imbruniva lentamente nel cielo oltre lo stadio, assediato dai suoni del traffico.- Non dovresti andare da solo. Veniamo anche noi!– disse Brown.- Sì, è vero, non è giusto che tu vada da solo...!Blue alzò una mano come a indicare che non avrebbe voluto sentire ragioni.- Andrà tutto benissimo, vedrete… - disse, mentendo ai passeri.Poi scomparve in una foschia che, memore dell’inverno, si stava rapidamente trasformando in nebbia.

 

No, non sarebbe andato bene nulla e Blue lo sapeva bene.Il lampione accanto al Fila inondava di un bagliore pallido e spettrale la nebbia e le ombre che scomparivano attraverso di essa.Sapeva troppo bene quanto Kaiser fosse preceduto dalla sua fama. Probabilmente non gli avrebbe neanche lasciato il tempo di parlare e…Un’ombra scura uscì dalla nebbia. Blue si preparò al peggio e attese che la lingua gli venisse strappata.- Non sono stata io… Non ho detto niente – fece una vocina.- Orange! Che ci fai qui? Non dovresti essere da queste parti. Presto, vattene via!- No, non muovo - disse la ragazzina in modo insolente – Ho visto come mi hai guardata oggi, quando si parlava di qualcuno che avesse spifferato tutto ai La Mecca. Io non sono stata, te lo giuro, mi credi?- Sì, ti credo – fece Blue guardandosi attorno spaventato – Ma ora vattene, per l’amor del cielo! Kaiser sarà qui a secondi…- No - la ragazza lo prese per mano e lo guardò negli occhi – Io non me ne vado.Blue non fece in tempo a sospirare. Un’altra ombra scura uscì dalla nebbia.- Neanche io me ne vado… - era Sgorby. Blue non aveva mai visto uno sguardo così deciso sul suo volto. - Gli altri sono tutti qui attorno – aggiunse – Se c’è bisogno di aiuto almeno possiamo provare a difenderci.Blue sorrise emozionato, mentre Orange si stringeva a lui.Lasciò che la ragazza gli tenesse stretta la mano, imbalsamato nel suo rivestimento di paura e orgoglio, nell’attesa che Kaiser arrivasse.

 

Ma Kaiser non arrivò.Il temuto tifoso aveva sempre regolato i conti in sospeso e Blue non fu in grado di capire se si fosse trattato di un gesto di pietà verso un ragazzino, o di un contrattempo.Quella sera telefonò ad Orange, per ringraziarla, con voce che voleva fintamente sicura.I due si diedero appuntamento al giorno seguente, quando avrebbero vissuto il derby insieme.Poi la notte ed i timori inghiottirono i pensieri di Blue, mentre nello stesso istante, sotto lo stesso cielo, Orange accendeva le stelle con la fantasia.

 

Il 15/03/1981, un Toro in crisi di gioco e risultati perse prevedibilmente il derby di ritorno per 0-2, ma non fu quel risultato anonimo a farlo passare alla storia.I giornali del lunedì si soffermarono principalmente su quanto era accaduto sugli spalti, con il resoconto di un pomeriggio di striscioni incomprensibili.Quando mancavano soltanto venti minuti all’inizio della gara, in curva Filadelfia era stato srotolato un enorme striscione che recitava CIAO; SONO ISIDORO E TIFO PER IL TORO, per poi essere immediatamente stracciato dai tifosi stessi, quasi si fossero resi conto dell’assurdità del messaggio. Lo striscione seguente però aveva mandato il pubblico ancora più in confusione: SONO GOBBO, SON C….ONE, MI HA FREGATO LO STRISCIONE.Anche questo lunghissimo lenzuolo era stato immediatamente stracciato, mentre l’altra curva sghignazzava al grido di “Göba – Göba”.Erano poi seguiti i consueti sfottò, fino a quando la Maratona non aveva sfoderato la carta vincente…

 

Blue, Orange e gli altri ragazzi si erano recati allo stadio con stato d’animo ben più che agitato, sia per lo scherzetto che avevano confezionato ai La Mecca, sia per il conto in sospeso con Kaiser.Avevano preso posto scostati dal centro della Curva, in modo tale da poter tenere d’occhi la posizione nella quale il temibile tifoso era solito prendere posto.Ma Kaiser, anche quel giorno non era arrivato.Molti si sentivano spersi senza il loro condottiero e si vociferava che stesse affrontando da solo una quarantina di gobbi negli scontri fuori dallo stadio, ma nessuna voce era certa.Quando però la curva gobba espose gli striscioni che loro stessi avevano modificato, senza accorgersi del reale contenuto degli stessi, i ragazzi scoppiarono in una risata che superava quelle sguaiate di tutti gli altri tifosi della Maratona.Risero pensando a quello che sarebbe stato dell’arrogante boria dei La Mecca e alla reazione della tifoseria gobba nei loro confronti.Quando mancavano però soltanto 5 minuti all’inizio della gara, la Curva si aprì, come se fosse diventata il Mar Rosso al cospetto di Mosé.Un uomo incappucciato si fece largo tra gli “Evviva!” del pubblico.- Guardate! E’ Kaiser! – gridò Sgorby.Kaiser salì sulla balconata e srotolò uno striscione, con l’aiuto degli altri capi tifosi.La folla urlò di sorpresa e di gioia. Era lo striscione dei FIGHTERS, finalmente conquistato dalla Maratona.

 

- Qualcuno mi spiega quello che è successo? Sinceramente non riesco a venirne a capo.Era il lunedì sera, dopo la lezione di judo. I ragazzi erano nuovamente radunati sugli scalini della Curva Filadelfia, in attesa che Sgorby completasse la sua interminabile doccia.Il magone per il derby malamente perso sul campo, era stato trionfalmente cancellato dagli avvenimenti sugli spalti e per tutta la lezione i ragazzi non avevano fatto altro che lanciarsi occhiate furtive, per vedere se i fratelli La Mecca fossero sopravvissuti all’incidente-striscioni.I due fratelli però quella sera non si erano fatti vedere e i ragazzi cominciarono a immaginare che la domenica dei due non dovesse essere stata molto facile.- Io continuo a non capire… - disse Bots – Come è possibile che Kaiser avesse lo striscione dei Fighters? - Non ne ho idea, mi sto strapazzando la testa – rispose Blue.- Ragioniamo – si inserì Brown – Tu Blue hai parlato con Kaiser giovedì, giusto? Ma gli hai anche detto dove si trovava lo striscione?- No di certo! Per chi mi hai preso?- Qualcuno di noi ha parlato per caso con Kaiser, nelle ore seguenti?- Ma che scherziamo?- Sei matto?- E allora come ha fatto ad avere quello striscione…?Silenzio di tomba, accompagnato soltanto dal lontano rumore delle docce sotto le gradinate.- I casi sono due – rifletté Bots. – O Kaiser ha sottratto lo striscione direttamente ai La Mecca… oppure… oppure non lo so. Quindi i casi non sono due ma uno – aggiunse imbarazzato.- Ho una convinzione – intervenne Blue… - pensiamo alla giornata di Sabato, ripercorriamola insieme… - Orange, seduta vicino a lui, gli si raggomitolò accanto.- Sabato mattina, di buon ora, i La Mecca entrano in palestra e confezionano gli striscioni offensivi che abbiamo poi trovato noi. Se ne vanno via e non toccano niente di niente, con l’intenzione di tornare la domenica, prima del derby a prelevare il tutto. Fin qui vi quadra?- Certo – rispose Green.- Bene. Nel primo pomeriggio invece arriviamo noi, ok? Apriamo lo stanzino e non troviamo più lo striscione dei Fighters…- Quindi? – Brown aveva puntato la sua attenzione sull’amico.- Quindi io dico che “qualcuno” è entrato prima del nostro arrivo, ha aperto lo stanzino e ha prelevato lo striscione. Che senso aveva per i La Mecca portarlo via da un luogo nel quale avevano nascosto altro?- E chi sarebbe stato secondo te? – gli chiese Brown.Blue parlò lentamente - Qualcuno che ci conosce, qualcuno in grado di entrare ed uscire indisturbato dalla palestra. Qualcuno che sapeva che lo striscione era lì dentro – Un pensiero malsano lo colse nel profondo – sono convinto che Kaiser in realtà sia… sia qualcuno che conosciamo bene…Un silenzio glaciale accolse la teoria di Blue.- Chi allora?Blue scosse la testa, ammettendo di non conoscere la risposta. Ma dentro di sé la testa vorticava ed i pensieri malsani stavano mettendo tutto in ordine.- Bah! Se volete che vi dica la verità – Green si alzò sbadigliando – questa storia ha troppi misteri e probabilmente non ne verremo mai a capo.I ragazzi si alzarono, richiamati dall’arrancare di Sgorby per la scalinata.- Dobbiamo fare attenzione a come ci muoviamo, ragazzi – disse Brown. Nessuno deve sapere quello che abbiamo fatto con gli striscioni, chiaro a tutti?- Chiarissimo. - Bene, anche tu Sgorby? Sgorby? Ci sei?- Oh, cappero! A proposito di fare attenzione a come ci si muove! E’ di nuovo caduto per la gradinata! Venite, andiamolo a recuperare.

 

Il mercoledì Isidoro La Mecca tornò in palestra, per comunicare al Maestro che per un po’ di tempo, per motivi di salute, i due fratelli non avrebbero potuto continuare le lezioni.Aveva un lato del volto viola e un occhio semichiuso e si diceva che il fratello stesse anche peggio.Andandosene via, incrociò Sgorby.Lo prese per il bavero e lo appese contro il muro delle scale.- Sappiamo che siete stati voi… - disse sussurrando, agitando il proprio volto pieno di ematomi di fronte al viso di Sgorby – La pagherete, quanto è vero Iddio non ve la faremo passare liscia! In un attimo estrasse un coltello e fece per puntarlo alla gola del ragazzo terrorizzato.Non fece in tempo a dire una parola in più. In un istante ritrovò a sbattere i denti contro uno degli scalini. Incapace di intendere, senti il proprio corpo ruzzolare contro le scale, mentre gli scalini gli affondavano nelle costole.Riuscì soltanto a intravedere il Maestro, in piedi sul pianerottolo, che raccoglieva il coltello da terra.- Vattene! – disse con voce feroce – E dì anche a tuo fratello di non farsi più vedere. Non voglio gente come voi qui attorno!Isidoro La Mecca si rialzò barcollando. Tentò di ripulirsi dal sangue che gli usciva dalla bocca, quindi si allontanò barcollando, biascicando parole di maledizione lungo la strada.

 

- Ci siamo! Ci siamo…!Al telefono Sgorby strillava come un indemoniato. Blue era appena tornato a casa da scuola e non aveva ancora avuto il tempo di posare la borsa dei libri.- E’ entrata! E’ entrata! – gridava Sgorby.- E’ entrata chi? Una vespa in casa? Calmati e spiega…- Al settimo posto! Lio è entrata in classifica!Blue si passò una mano sul volto stanco. Con tutti i suoi pensieri, non si era minimamente ricordato che fosse venerdì e non aveva incaricato la nonna di prendere nota delle canzoni classificate tra il decimo ed il settimo posto della Hit parade.- Sono contento per te, Sgorby. Ora, se permetti, vado a mangia…- Le telefono adesso per dirglielo!- … A chi telefoni?- A Lio, ovvio no?- Sgorby… ma vaff…Blue attaccò la cornetta in faccia all’amico. Non ne poteva più di quella storia e dei problemi neurologici dell’amico. Tornò a pensare ai suoi problemi, mangiando svogliatamente sotto lo sguardo preoccupato della nonna. Rifletté sulla chiamata che aveva ricevuto poco prima di quella di Sgorby.Quella di Orange.La ragazza gli aveva chiesto, con vocina emozionata, se per caso nel pomeriggio, prima della palestra, avesse avuto voglia di recarsi al cinema con lei, a vedere il film del momento.Blue non era un fan di Massimo Troisi e aveva rifiutato frettolosamente.Aveva avvertito il dolore della ragazzina e si era pentito di averle detto di no un istante dopo avere messo giù la cornetta.Quel pomeriggio si era messo a camminare da solo senza meta, spostando i piedi tra resti di foglie vecchi qualche mese, poi si era recato con largo anticipo in palestra, pensando al futuro, alla gara internazionale di Parigi. A cecilia ed al rifiuto dato ad Orange.Soltanto due persone erano presenti in Palestra in quel momento, mezz’ora prima della lezione.Blue si recò nello spogliatoio e cominciò a cambiarsi.

 

Una delle persone presenti in palestra lo chiamò e gli chiese se potesse posare la custodia dei suoi occhiali all’interno di una delle tasche del proprio giubbotto, nello spogliatoio.Blue eseguì distrattamente la richiesta, ma la tasca destra si rivelò già occupata da chiavi e portafoglio.Provò allora con la sinistra, ma nel compiere l’azione, uno straccetto nero fuoriuscì dalla tasca.Fece per riposizionarlo, ma una sorta di strappo catturò la sua attenzione.Lo tolse dalla tasca e gli diede un’occhiata.Rabbrividì.Era un cappuccio nero.Socchiuse la porta e diede un’occhiata alle persone presenti in palestra.Ora sapeva chi fosse Kaiser.

 

Chi è il misterioso Kaiser?Riusciranno i fratelli La Mecca a vendicarsi dei ragazzi?Come andrà a finire la gara internazionale di Parigi?Che ne sarà di Orange e Blue?E soprattutto, che ne sarà di Sgorby e del suo amore per la giovincella francese? Lo sapremo e lo saprete, sempre che ne abbiate ancora voglia, venerdì prossimo, nell'ultima puntata di Mi sono innamorato di Lio! L'inseguimento. Mauro Saglietti