Il miracolo si è avverato. All’inizio dell’impresa sembrava impossibile che una squadra, costruita in dieci giorni senza nessuna preparazione fisica e con giocatori che non si conoscevano tra di loro, potesse arrivare subito in serie A. L’impresa è senza precedenti: una società costruita da zero ha centrato l'obiettivo al primo colpo, dopo un campionato giocato sempre al massimo delle possibilità. Un merito va soprattutto ad una tifoseria che non ha eguali per l'attaccamento ai colori, coadiuvata da una fede immensa per questa maglia onorata da tutti nel mondo calcistico. Il ringraziamento più grande va attribuito ad Urbano Cairo che nel momento peggiore della nostra storia, nell'anno del Centenario, ha avuto il coraggio di fare una scommessa con se stesso acquistando la nostra società dai lodisti per riportarla in alto in tempi rapidissimi, neanche il più ottimista dei tifosi ci avrebbe creduto un anno fa. Con l'aiuto del sindaco è stato possibile ripartire da zero, con uomini che hanno saputo incarnare lo spirito del vero granata sapendo da subito cosa vogliono i tifosi: lealtà, correttezza, dire sempre la verità anche se a volte brucia, ma senza fare promesse che non si possono mantenere solo per vendere abbonamenti.
mondo granata
Missione compiuta
Mi è piaciuta molto la coerenza di Cairo che a gennaio non si è fatto convincere dai tifosi e ha tirato dritto per la sua strada confermando, a ragione, De Biasi. Con la campagna acquisti invernale ha messo a posto gli ultimi tasselli che mancavano, per concludere così l'opera di una squadra che con cuore, grinta determinazione, tecnica e vicinanza dei tifosi ha superato tutti gli ostacoli uno ad uno. Volevo fare i miei complimenti all'amico Massimo Gramellini autore oggi sulle pagine della Stampa di un pezzo da leggere tutto di un fiato, che fa riflettere chi crede ancora in certi valori (da pelle d'oca). La lettera è dedicata a Valentino e a tutti i giocatori che, dall'alto, ci hanno aiutato in quest'anno magnifico che è terminato con la vittoria del calcio pulito.
Abbiamo bisogno di insegnare ai nostri ragazzi che i traguardi si raggiungono solo con i sacrifici e la volontà di prevalere sì sugli altri, ma con le proprie forze, senza barare. E' giunta l’ora di dire basta al calcio dei furbi e dei senza scrupoli che lavorano solo per le loro tasche, fregandosene dei tifosi e delle loro società. Non fa onore al calcio scoprire che è peggio del wrestling, dove tutto è falsato ed artefatto e chi ha giocato le schedine scopre di essere stato truffato e derubato da personaggi inqualificabili.
Ieri arrivando allo stadio mi ha colto un'emozione incredibile nel vedere la curva Maratona nella sua immensità di colori e tifo incredibili mai visti, come se invece di giocarci la serie A stessimo disputando la finale di Champions League. L'entrata in campo delle squadre è stato qualcosa di meraviglioso, vedere i giocatori girarsi verso la curva e rimanere estasiati da quello che i ragazzi sono stati capaci di fare. Alla fine dei tempi supplementari è stata un'esplosione pazzesca di tutte le tensioni accumulate in questi mesi e quando Gasparetto ha tirato fuori di un niente il pallone del 3 a 2 è come se fosse finito un incubo. Mi sono lasciato andare ad un pianto dirotto per la gioia di un sogno che si è avverato contro tutto e tutti. Ieri mi è sembrato di tornare indietro a quel Torino-Cesena di trent'anni fa, quando con mio padre in tribuna ci siamo messi a piangere dalla felicità per un ideale che solo noi granata possiamo capire. Adesso comincia veramente un'altra storia che con le sentenze di quest'estate può finalmente rivoluzionare il mondo del calcio per ridargli un aspetto pulito dove possa tornare a vincere il migliore. Spero che Cairo riesca a costruire una squadra che nel primo campionato di un'era nuova sappia fare prevalere i valori che ci distinguono dagli altri: cuore, determinazione e giocatori attaccati alla maglia. Mi auguro di ritrovare i vari Rosina, Fantini, Stellone e tutti quei giocatori ancora in prestito, che meritano di calcare i campi importanti della massima serie.
Carlo Gribaudo
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