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Nasce il Torino Club ‘Coda di Venaria’

Nasce il Torino Club ‘Coda di Venaria’ - immagine 1
di Mauro Saglietti
Redazione Toro News

In fondo bastava pensarci.L’idea è nata ad un automobilista che si trova a due Km da Venaria.Sono quattro giorni che si trova a due km da Venaria.I suoi progressi, tuttavia, lasciano comunque indurre ad un moderato ottimismo. Nella giornata di ieri è infatti riuscito a spostarsi di ben 15 cm, migliorando medie che nei giorni precedenti erano valutabili nell’ordine di millimetri.Il suo nome è Guido Dafermo di Fermo (Marche), e mi scrive dal suo Blackberry:“Caro Mauro, sono un tifoso granata di 45 anni. Mi capita spesso di recarmi a trovare mio fratello, di 40 anni più vecchio, che fa il postino a Chialamberto, in Val Grande. Nessun problema all’andata, ma al ritorno cominciano i guai. Ho calcolato che trascorro in media 2 mesi all’anno in questo serpentone che tenta senza fortuna di superare la famosa cittadina. Durante queste giornate, trascorse a gironzolare intorno alla macchina, ho avuto modo di conoscere molte persone. Tanti tifosi granata come me ad esempio che, partiti con le migliori intenzioni, non sono riusciti a valicare l’invalicabile ed hanno così perso la partita del Toro.Proprio facendo riferimento a questo insieme di gente infelice, abbiamo deciso di riunirci per costituire il Torino Club “Coda di Venaria”, che intende radunare tutte le centinaia di persone di fede granata che in questo preciso istante stanno fissando il sedere della macchina che li precede, con espressione ebete. Ti invio in allegato lo statuto del nostro club e già ti anticipiamo che sarebbe un vero piacere averti ospite alla nostra cena… bla bla bla… grazie per l’attenzione etc etc.

 

Quante storie si nascondono dietro la chilometrica coda di Venaria.Quanti aneddoti, vite vissute ad annusare il gas di scarico dell’altro.Quante storie d’amore abbiamo visto nascere, in questi anni, ed altrettante spegnersi, tra gli occupanti delle vetture che senza aver commesso alcuna colpa grave, si sono trovati catapultati in un girone dantesco.- Dove mangiamo stasera? Da me sui sedili posteriori?- Passi la notte nel mio Van?- Stasera guardiamo X-Factor nel mio Suv?- Ho dei petardi nel cofano. A mezzanotte festeggiamo l’anno nuovo?

 

Così, vinti da curiosità, ci siamo recati di persona sul luogo incriminato, un po’ per toccare con mano, un po’ per metterci alla ricerca di un redattore di ToroNews, partito ad aprile per un servizio sulle marmotte di fede granata della Val di Viù, e mai ritornato.Si suppone sia ancora in coda sulla strada del ritorno.

 

La famigerata coda di Venaria nasce nel 2003 dalla fertile e geniale fantasia di chi si occupava dei lavori di riqualificazione della viabilità, nell’ottica dell’apertura della Reggia.Ora, immaginate di avere a che fare con una strada provinciale sulla quale ogni giorno transitano migliaia di pendolari in direzione Torino, con due sole strade a disposizione, che si biforcano all’altezza della cittadina.Se decidiamo di chiudere al traffico una delle due strade, senza studiare una valida alternativa, cosa ci ritroviamo per le mani?Un imbuto, signori, di dimensioni gigantesche, nel quale l’acqua non riesce a defluire.In pratica chi si trovasse a transitare verso Torino nelle zone di punta, si troverebbe ad impiegare circa 35, alle volte anche 40 minuti soltanto per giungere alla cittadina.Ed è proprio questo che il Guinnes dei Primati (intesi non come scimmie) ha voluto premiare nel 2005, consegnando personalmente “L’imbuto d’oro”, ambitissimo premio riservato a chi riesce a causare l’ingorgo più disastroso dell’anno.Secondo classificato Il Cairo (RED ALERT – RED ALERT – calma, intendevo la città. Evitate di sbranarvi… RED ALERT OFF), mentre il terzo posto è andato ad appannaggio di Città del Messico.

 

Lasciamo la vettura proprio a Venaria e ci avventuriamo lungo la Direttissima a piedi.Non tardiamo ad incontrare, sulla nostra sinistra, i reduci della coda, che stanno finalmente per essere liberati dal supplizio.La prima vettura è quella di un signore inginocchiato sul cofano della sua vettura.- Dio del cielo, ti ringrazio! – ulula l’esaltato allungando le mani verso il cielo in stile Platoon – Dopo soli 5 mesi! Grazie, Immenso!Seguono a ruota, una vettura della Polizia, chiamata per un’emergenza mesi prima. Durante tutta la percorrenza ha tenuto la sirena accesa, causando la sordità irreparabile tra gli occupanti delle vetture che seguono e che infatti comunicano tra loro con l’alfabeto muto.A mano a mano che ci addentriamo lungo la coda, l’umore dei poveri martiri volge al brutto.Incontriamo un pullmino di suore. La conducente ha il pugno chiuso all’indirizzo di chi ha causato tutto questo, quelle che occupano il sedile posteriore indossano la maglietta di Che Guevara.Le cose alle volte cambiano.Seguono poi un camion che trasporta frutta un tempo fresca e ormai andata a male, un trattore che non sapendo cosa fare, ha trebbiato tutti i campi che si affacciano sulla Direttissima, un carro armato che per la rabbia ha tentato di bombardare la Reggia, prima di esaurire le munizioni, un Boeing 747 che, in avaria, non ha trovato di meglio che tentare un atterraggio di fortuna sulla Direttissima, accodandosi alle altre vetture, un pullman di ragazzini, che quando partirono da Lanzo erano bambini, alcuni carri tedeschi in ritirata, l’Itala Pechino-Parigi, una nave fenicia che smarrì la via risalendo il torrente Stura, oggi condotta dai discendenti dei condottieri di allora, il vero Titanic, che non urtò nessun Iceberg, ma che anch’esso sbagliò strada, sulla prua del quale si possono notare due vegliardi deficienti, ancora tesi nel loro gesto delle mani aperte, probabilmente ivi bloccati da un colpo d’aria di quasi cento anni fa.

 

Non ho difficoltà a ritrovare il signor Dafermo.Ha la barba lunga di mesi e mi sembra Robinson Crusoe che sventola una bandiera granata.Mi offre una birra che prendiamo dallo zozzone fermo dalla parte opposta della strada.La lungimiranza dei commercianti ha fatto sì che la carreggiata libera, quella che procede verso le Valli di Lanzo, sia stata occupata da venditori di beni di prima necessità, che hanno fatto una fortuna in questi anni.Oltre ai soliti paninari, notiamo svariati servizi igienici a pagamento, due panetterie mobili, sette verdurieri, svariati benzinai, un negozio di coffeur, alcune agenzie di lavoro temporaneo semovibili, una sala bingo, alcuni locali modaioli su ruote, un affollatissimo ospedale psichiatrico prefabbricato e una Fnac gonfiabile, che ogni sera viene smontata nel prato adiacente l’allegra comitiva.

 

Devo riconoscere che le idee del Torino Club “Coda di Venaria” sono all’avanguardia.- Perché mai – mi dice il signor Dafermo di Fermo – a noi granata deve essere preclusa la possibilità di assistere agli incontri della nostra squadra del cuore, mentre siamo qui in coda?”.Il legittimo desiderio farà sì che in occasione di ogni gara del Toro, verranno allestiti dei maxischermi lungo tutto il percorso della coda, a distanza ravvicinata.Questo per impedire eventuali torcicolli, nella remota possibilità che le vetture riescano a muoversi di qualche distanza spropositata, tipo 15-20 cm in due ore.Sono state realizzate poi le tessere ufficiali del club, di cui si è occupato il signor Felice Immobile che, partito mesi prima da Chiaves sul suo autocarro con a bordo una rotativa, ha pensato bene di mettere a disposizione il macchinario per il bene granata.Numerose poi sono le iniziative che il Club organizza.Lungo i prati che corrono a fianco della coda si è deciso di realizzare un’area che rappresenti l’ultima frontiera dell’ineguagliabile tifo granata.Un luogo dove i contestatori e gli anti-contestatori possano fronteggiarsi, chi da una parte gridando “zerbini”, chi rispondendo dall’altra parte al grido di “venduti”, passando, come eventualità alle vie di fatto, per poi ritornare dopo un paio d’ore alle proprie vetture, e spostarle in avanti di quei sette centimetri dei quali è avanzata la coda.Insomma, un ambiente ideale dove sperimentare quella che sarà la coreografia principe per la partita del sabato (per i fortunati che riusciranno ad arrivarci, quale sabato non si sa), in modo da far risaltare una volta di più, casomai ce ne fosse ancora bisogno, la bellezza del nostro tifo, il più bello del mondo.Sono stato poi invitato alla cena sociale, che si terrà a bordo del pullman di linea della Satti, il cui autista, Antonio Moviola, ha caricato l’ultimo passeggero in occasione dell’ultima fermata, circa due mesi fa.Ospite l’ex giocatore Lentini.

 

Già che ci siamo, ci attardiamo ad intervistare qualche persona in coda, per raccoglierne il parere.Il più delle volte otteniamo insulti, ma troviamo anche chi ha voglia di scambiare due parole.Il signor Fermato Giorgio, ad esempio è sconsolato:- Sono partito a Maggio per le ferie – dice parlandomi dal finestrino della sua auto, sulla quale è stato caricato un canotto – ma siamo partiti troppo tardi. Ora speriamo di riuscire ad arrivare in tempo per una settimana bianca a Cervinia… vorra dire che scivoleremo sulla neve col canotto… Oppure faremo i salti dal trampolino.Certo, penso, mentre mi allontano dalla vettura. In quel caso il signore cambierà nome e si ribattezzerà Giorgio Canotto.

 

Anche la signora Coda Serena in Fila sembra nervosetta.- Ho prenotato per le ferie e non vorrei tardare – dice suonando il clacson.- Ma… signora – dico io – Le ferie sono già passate…- No, no, non sono mica scema – dice – Io ho prenotato per il 2012. Spero di riuscire a superare Venaria almeno per il capodanno 2011-2012…

 

Un uomo sulla trentina ha lo sguardo spento, come se avesse subito una lobotomia.- Scusi, che cosa pensa di questa coda?L’uomo continua a tenere lo sguardo fisso di fronte a sé, con gli occhi spalancati – Minghia… gggjuve… del Piero... facci un goals…Ok, meglio cambiare genere.

 

Fermi ai margini della strada vediamo anche una troupe di Discovery Channel, atterrata in uno dei prati con il proprio elicottero.Li vedo indicare la coda sghignazzando ed indicando le inquadrature migliori.Mi avvicino e, con fare ingenuo chiedo spiegazioni.- Sì, stiamo girando una puntata della serie “Le meraviglie del mondo”, ammette l’aiuto regista, una bionda californiana che mi sovrasta dall’alto della sua altezza – A dire la verità questo è solo un sopralluogo in quanto pensavamo a uno scherzo…- Uno scherzo – chiedo io?- Sì – continua senza togliere gli occhi increduli dalla coda – Quando i delegati alla produzione ci hanno segnalato l’esistenza di una coda simile, ci siamo messi a sghignazzare. Non ci sembrava credibile che nel XXI secolo, in quello che si definisce un paese civile ed industrializzato, potesse esistere una situazione che ricorda quella del terzo mondo, con tutto il rispetto. Invece devo ammettere che quello che stiamo vedendo supera anche la più terrificante delle anticipazioni.Soltanto in una stazione indiana una volta abbiamo visto una situazione simile – dice, scattando qualche foto alle macchine incolonnate, alla gente che dorme accampata nei prati e alla partita di bocce in corso tra gli automobilisti, sulla corsia opposta – ma quella situazione era dettata dalla festività locale. Qui le immagini superano parole e fantasia.Sento che parlotta con il regista. Riesco a capire quello che basta del loro inglese yankee. Hanno deciso di annullare la puntata sul vulcano Tinguiririca delle Ande, risvegliatosi dopo mille anni, che in questo momento sta eruttando lapilli come se avesse terminato una bottiglia di coca cola da 200000 litri. Annullata anche la puntata sul distacco di un iceberg gigantesco dalla Groenlandia e sull’enorme meteorite precipitato in Siberia. Tutto passa in secondo piano, rispetto alla spettacolarità della coda di Venaria.- In effetti – aggiunge la ragazza dopo un po’ – mi ci è voluto un po’ per capire il fine turistico dei questa rappresentazione. L’amministrazione locale ha avuto veramente creatività nell’organizzare tutto questo.- Fine turistico? Rappresentazione? – chiedo incredulo.- Sì – risponde – E’ ovvio che a nessuna persona dotata di un minimo di intelletto verrebbe mai in mente di tollerare una viabilità simile. E’ chiaro, secondo me, che si tratta di una messa in scena, fatta apposta per attirare turisti che giungano da tutto il mondo fin qui. Non tanto a fotografare la Reggia, quanto questi automobilisti disperati, che devono per forza essere dei figuranti.Figuranti un par de balle, mi viene da dire.Poco più in là però, vedaimo due turisti giapponesi che stanno scattando foto alla coda.Ci avviciniamo per chiedere spiegazioni e mi viene risposto dai due coniugi motociclisti, i signori Kekoda Sumoto, che loro in effetti sono partiti dal Giappone avendo come prima meta la visita della coda di Venaria.- Eravamo indecisi tra Tour Eiffel, Colosseo, Partendone e Porta di Brandeburgo – aggiunge la signora – poi in una guida abbiamo trovato un trafiletto che parla di questa attrazione e non abbiamo avuto più dubbi. Ora siamo veramente a bocca aperta, di fronte a questo serpente chilometrico di auto immobili… Le opere dell’uomo sono veramente maestose!L’amministrazione locale non ha tardato a comprendere quale grande attrattiva possa rappresentare questa coda.E’ stata così messa in cantiere la realizzazione di una superstrada a dodici corsie che corra parallela alla Mandria, ad esclusivo uso dei turisti, con aree di sosta attrezzate che permettano loro di fotografare e riprendere la triste fila di automobilisti, ed eventualmente lanciare loro qualche nocciolina, comprata negli appositi chioschetti.

 

E’ tempo di fare ritorno.Senza accorgercene abbiamo risalito la coda a piedi per ben tre chilometri.Ci aspetta una scarpinata mica da ridere, mentre il serpentone di auto si colora della luce dei fari.- Volete un passaggio? – ci chiede il conducente di un carro funebre. Nel vano posteriore notiamo una cassa da morto.- Mi scusi… - mi avvicino portandomi una mano alla bocca – Ma il Defunto… da quanto tempo aspetta?- Da circa dieci minuti – dice l’autista.- Ah! – esclamo – ma allora la coda in qualche modo sta avanzando…!- No – mi dice l’uomo – Eravamo in due. Lui era il vero conducente. E’ morto dieci minuti fa e io ho dovuto sistemarlo nella cassa…- Ah… - esclamo con l’allegria di un tedesco morto da due giorni.Ringraziamo per l’offerta ma preferiamo tornare sui nostri passi a piedi.In fondo l’articolo deve essere pubblicato domattina, non tra tre anni.Poi ci incamminiamo, mentre i fari del sinistro serpentone si perdono nella notte silenziosa. Mauro Saglietti

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