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Manca sempre meno all'inaugurazione del Filadelfia, ma c'è chi ha ancora deciso di mobilitarsi per dare il suo contributo alla rinascita del tempio granata. Ecco dunque l'intervista a Giorgio Navone, figlio dello storico dirigente granata, cui abbiamo chiesto cosa significa donare per il Fila.
Giorgio Navone, figlio dello storico vicepresidente dell'epoca Pianelli, sponsor del pilone numero 10 nel piazzale della memoria, quel pilone dedicato allo scudetto e alle Coppe Italia di quel periodo. Com'è nata l'idea di questa sponsorizzazione?
Avevo già sottoscritto il seggiolino, ma mi sembrava troppo riduttivo, per l'amore che ho avuto per mio padre. Sono andato da Salvadori. Gli ho detto che non menzionare Pianelli, Navone e Traversa (allora segretario, ndr) non fosse poca cosa. Diventava difficile però immaginarlo: io avevo avuto l'idea di un piccolo monumento. E' nata invece l'idea di trasformare questo mio piccolo monumento nella sponsorizzazione del pilone, ho aderito immediatamente. Si era parlato anche della ristrutturazione dell'angolo di Filadelfia storico, con ulteriore protezione contro le intemperie, ma i costi non erano indifferenti. Mi hanno detto: "Perché non prendere l'ultimo pilone?". Poi ho fatto un piccolo disegno della targa.
Com'è stata la ricezione della Fondazione?
Con Salvadori c'è un ottimo rapporto, c'è una conoscenza e un rispetto nel nome di mio padre. Mi rivolge un atto di attenzione particolare, nei confronti di mio padre. E' un gesto che apprezzo molto e che non posso dimenticare. Ho tre figli: ho invitato anche quello che studia a Milano, che ha un esame il 24 mattina, a tornare a Torino. Gli ho detto: "Tu non puoi non esserci: è un evento storico, che ti farà rivivere tuo nonno. Ti ricorderai di questo momento fino a quando sarai vivo". Dopo qualche indecisione, mi ha detto: "Va bene, vengo".
Alla donazione hanno contribuito anche gli eredi di Pianelli (Giorgio Garbero, nipote dell'allora Presidente) e Traversa (il figlio Nico). Come si è sviluppata la collaborazione?
Vado a memoria: li ha contattati Franco Gambino, uomo del marketing del Fila, poi ci siamo parlati e visti, e hanno sposato pienamente la mia idea. Questo è un evento storico, posso solo ricordare quello che diceva mio padre: mi disse che una volta il suo docente di economia Luigi Einaudi (proprio il fu Presidente della Repubblica) si complimentò con lui per la sua passione dei colori granata. Con lui ho vissuto i primi periodi del Filadelfia, e mi portava in questo stadio magnifico che aveva la capacità di provocare dei brividi. Ho visto gli spogliatoi, gli scaffali in vecchio legno. Spero che questa atmosfera possa trasmettere qualcosa ai nuovi tifosi e ai nuovi giocatori.
Quanto queste donazioni come la Sua possono davvero aiutare il Filadelfia?
Io penso che queste donazioni siano dettate non dalla necessità di dare un contributo finanziario, ma dalla voglia di esserci in un momento di grande sentimento. Può essere un elemento trainante: ognuno fa i conti nelle proprie tasche, ma so di persone che nelle proprie possibilità magari limitate si sono sacrificate. Spesso possa essere seguito come esempio: mi auguro ci sia un folto seguito.
Ora il Fila è davvero pronto a rinascere. Cosa prova, ricordando l'amore che aveva suo padre per questo tempio granata?
Io mi rifletto in mio padre e nei suoi amori, quelli che mi ha tramandato. Non posso far altro che gioire della ricostruzione: sono felice che ci sia questo stadio. Oggi rivedere questa grande vetrata e il tunnel che porta all'ingresso, e pensare che quel prato è stato calpestato da gente come Mazzola è emozionante. Se mia madre e mio padre oggi fossero vivi gioirebbero per questo stadio rinato dalle ceneri. E anche il lavoro di voi giornalisti, dando spazio alle voci e al ricordo di chi ha fatto la storia, può essere importante per trasmettere alle nuove generazioni di tifosi ciò che il Fila rappresenta.
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