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mondo granata
Non posso credere che sia successo.La verità non può essere così sconfortante.Cambio stazione radio, mentre il traffico della sera si intampa ad ogni angolo.Oh, no… eccolo di nuovo… dannazione!Via, presto! Un’altra frequenza, per l’amor del cielo… Via!
Dio mio, che tristezza.Eppure… eppure era cominciato tutto beneRicordo la sigla dell’Eurovisione.Le prime immagini e le note di Mina.Sul video un’ombra granata.L’ombra di un uomo che suona il violino.
Lo confesso, so vi cascheranno le braccia.Ho l’abitudine di guardare il Festival di Sanremo.Patapim – pam - pum.Coraggio, riattaccate le braccia al tronco.Non faccio parte di quella categoria di persone che dicono – Sanremo, bleah, che schifo! - senza prima vederlo ed essermi fatto un’idea.In fondo spero sempre ingenuamente che possa uscirne una canzone che mi faccia canticchiare per qualche giorno, scopo non secondario della musica.E poi, mica perché uno ascolta Pink Floyd o Led Zeppelin non si deve sporcare le mani con qualcosa di meno elevato?Fosse solo quello il problema.
Da anni con amici creiamo un “gruppo di ascolto” e ci ritroviamo per assegnare i voti alle canzoni.Siamo dei pazzi, ma ci comportiamo in modo professionale, con moduli prestampati per i giudizi. Nascono le consuete discussioni, i litigi.E alla fine non si riesce a sentire più niente.Una scusa per trascorrere qualche serata tutti insieme.Il tutto però con spirito granata, ovvero con grande insofferenza per le celebrazioni retoriche e insulse e un occhio di riguardo per la sostanza, cioè musica ed emozioni.Qualora dovessero essercene.
Tutto questo sa di tradizione e nostalgia allo stesso tempo.Mi fa tornare in mente i primi anni ’80, quando queste nostre riunioni avevano avuto inizio, magari con chi adesso non c’è più.Quando vinceva “Storie di tutti i giorni” di Riccardo Fogli, quando “Maledetta Primavera” di Loretta Goggi arrivava seconda, quando comunque andasse, sapevi che per un paio di mesi avresti avuto motivetti da canticchiare, senza che ti importassero i paragoni con musica di maggior spessore.Nonostante questo so bene che, quando dico che guardo Sanremo, la gente mi guarda in modo strano, quasi con compassione.
Dall’inizio del Festival, anzi, da quando ho conosciuto la lista dei partecipanti, il mio pensiero è diventato una sola speranza. Speriamo che non vinca Marco Carta.Il vincitore di “Amici”L’ho sperato con tutto il cuore.Nulla di personale contro il tipo, anche se la simpatia abita altrove.Temevo che con lui non avrebbe vinto una canzone, ma un personaggio, oltretutto proveniente da un contesto culturale televisivo quantomeno discutibile.Già il fatto che fosse stato inserito tra i “big”, gridava vendetta al cielo.Poi, quando ho guardato l’elenco degli ospiti e ho saputo che Maria de Filippi avrebbe affiancato Bonolis proprio il sabato, ultima serata, ho capito che la mia speranza sarebbe andata delusa e che l’evento terrificante era praticamente certo.Vai a fidarti delle coincidenze …!
Detesto “Amici”. Se fossi ministro di qualche cosa, e per fortuna non lo sarò mai, il mio primo provvedimento sarebbe quello di chiudere all’istante quello studio e lasciarne fuori le ragazzine urlanti.Non perché non valga la pena di valorizzare nuovi talenti, ma per il pubblico isterico, l’arroganza e la cafonaggine a base di “ahò”di qualche concorrente e il fatto che l’amicizia resti solo sulla Carta…Pardon, nel titolo.Mi è bastato intravedere qualche sequenza per sentirmi infastidito da un programma che mi fa passare la già scarsa voglia di mettermi di fronte a una tv.Poi farei strage di grandi fratelli, verissimi e vite in diretta, creando uno stuolo televisivo di orfani del nulla da far paura.Meglio per molti, dunque, che nessuno mi faccia ministro.
Il Festival è iniziato in maniera sorprendentemente piacevole a livello di spettacolo, anche se qui e là sono emerse incertezze che l’ultima serata sono diventate voragini, quali una certa faciloneria de casa nostra ed il pubblico inaspettatamente caciarone, il ché avrebbe dovuto rimandarmi al programma televisivo che non sopporto. Ingenuo che sono, ho preferito non cogliere i sinistri presagi.Non mi aspettavo molto dalle canzoni, che sono sfilate via senza colpirmi. A parte due.
Solite cose. A parte quelle due canzoni. Al Bano che cantava leggendo il testo sul display (ma si può?), Fausto Leali prevedibile, Masini a metà tra rabbia e voglia di piacere, Patty Pravo coraggiosa e carismatica, ma con un pezzo molto difficile, Dolcenera che si faceva notare per la marineria e il vestito corto, Pupo e Belli lasciamo perdere (povero Yossou N'Dour), Sal da Vinci… chi era costui? Ah… uno con la canzone di D’Alessio. Suma a post. Prima eliminato, poi ripescato dal televoto, oplà.So che farà arricciare il naso a molti, ma mi è piaciuta la canzone di Povia, prima di tutto dal punto di vista musicale, con l’emozionante assolo finale della corista Monia Russo.Ma questo è terreno minato e si rischia di parlare di aria fritta.Trovo ridicolo che nel 21° secolo si debbano ancora fare distinguo e premesse. Spero si possa ancora dire “Mi piace una canzone”, senza essere per forza inserito in una categoria di pensiero.Non ho trovato particolarmente offensiva “Luca era gay”, se la si prende per quella che è.Musicalmente fa quello che deve fare una canzone, farsi canticchiare.Ho trovato molto più insultante per l’universo gay, la canzone dello scorso anno della Tatangelo, quella sì dannosa e infarcita di luoghi comuni.
E poi…? E poi è arrivata lei.Lei che non era gay e soprattutto non era Luca.
Sincerità,adesso è tutto così semplice,con te che sei l’unico complice,di questa storia magicaaaa…
Arisa ha fregato tutti.Passando da Sanremo Lab si è fatta una discreta gavetta. Se avesse provato a passare direttamente tramite casa discografica le avrebbero riso in faccia, impegnati come sono alla ricerca di cloni masticanti della Canalis.L’avrà fatto apposta, magari sarà stata anche costruita.Però vedere una donna non scosciata ed ammiccante, nella televisione attuale è stata cosa talmente rara da farci innamorare subito di questo tenero Calimero con una voce tutt’altro che banale.Non ho una parola in più da dire rispetto a quanto ha detto Gramellini nel suo articolo di domenica.Una figura che arriva da un mondo per il quale proviamo grande nostalgia.
I momenti da salvare del Festival (l’omaggio a De André con la PFM, i duetti con ospiti internazionali e non), sono capitombolati durante l’ultima serata.Troppe standing ovation, oramai un’autentica inflazione. Sempre tutti in piedi ad applaudire il miracolo, gesto che, a forza di essere ripetuto, viene svuotato del suo significato.Standing ovation anche per Mino Reitano, da parte delle stesse persone che lo hanno spernacchiato fino all’altro giorno e adesso che è morto si strappano i capelli nei loro coccodrilli.Ho sperato che sua moglie non salisse su quel palco e li mandasse tutti a stendere.Non sarebbe male premiare ricordare le persone finché sono in vita, invece che aspettare che muoiano per dar loro un tributo, a prescindere dal loro contributo musicale, fondamentale o meno.
Mi sono lasciato scioccamente coinvolgere dalle votazioni finali.Avrei dovuto spegnere all’annuncio che Sal da Vinci era tra i primi tre.- Vuoi vedere che se questo vince – ho pensato – se ne esce con “Gigggi, ti amo!”?
Ho sperato fino all’ultimo.Ho stretto un rosario tra le mani, sperando che il Divino avesse pietà.Ma giustamente non l’ha avuta.Non ha pietà dei pagani, se loro invocano Dei diversi.Quando Bonolis ha proclamato il vincitore, e la carta è stata sparata su Carta, ho provato un moto d’ira violento e tagliente.- Toh! – ho esclamato impugnando il telecomando – Piuttosto che darti ancora la soddisfazione di ascoltarti, ti spengo!E l’ho spento.Soddisfazione dei deboli.
Il Festival è affondato banalmente nel business del televoto, meccanismo che fa guadagnare un sacco di soldi agli operatori telefonici (non c’è programma ormai che non inviti a inviare un sms al costo quasi di un euro – tra un po’ occorrerà mandare un sms anche per andare in bagno), ma la cui correttezza è tutta da verificare e la credibilità a livello di giudizio musicale è svilita dall’appiattimento verso modelli adolescenziali.
Ritengo la vittoria di Marco Carta una delle pagine più tristi, per la musica di questo paese, una tappa fondamentale della truzzizzazione coatta e mitragliante alla quale siamo sottoposti.Che poi fa rima con gobbizzazione, le cose non sono molto diverse.Click – click.Avrebbe potuto cantare una canzone qualunque, anziché questo inno ramazzottiano.Lo avrebbero votato lo stesso, questo è il dramma.Ancora una volta si vota un personaggio, più che la musica, personaggio glorificato, da contenitori vuoti, al ruolo di fenomeno.
Tra l’altro sembra che l “amichetto” tifi proprio Cagliari.Un po’ mi spiace. Con quella faccia lì avrei detto juve.Bè, perdonatemi, amici sardi, ma se devo pensare ad uno tra i tanti artisti che la vostra terra ha prodotto, penso ad Andrea Parodi, non certo a questo qui, che sembra uno di quelli con lo sguardo da “Minghia–fozza-ggiuve-facci-un-goals”.
Alle volte penso a cosa si potrebbe fare per instradare le nuove generazioni alla Musica con la “M” maiuscola.Si fa per scherzare, nessuno riesce ad illudersi, ovvio.I tempi sono cambiati in maniera devastante, inutile mentirsi, nella musica come nel calcio.Noi restavamo fuori da scuola per andare a cercare i dischi da “Maschio”, poi tornavamo a casa con la faccia d’angelo e la busta del disco tra le mani.Attendevamo l’uscita di un disco come un evento, setacciavamo i negozi alla ricerca dei bootleg, sull’onda lunga degli anni ’70. La musica non erano tanto i personaggi (spesso miti che non volevano comparire e si guardavano bene dal mettere le proprie foto sulle copertine dei dischi) quanto le atmosfere e le canzoni.Sì, anche all’epoca c’erano le ragazzine che rompevano le balle. Lo facevano per Baglioni, ma lì almeno c’era sostanza. C’erano canzoni che, potevano piacere o meno, parlavano di amore e sentimenti, di voglia di innamorarsi.L’avvento del cd, la morte del 45 e l’importanza dei video hanno devastato tutto questo, proponendo modelli, anziché sostanza.Purtroppo tutto questo ormai è preistoria.Eppure sono convinto che in giro ci sia ancora tanta gente che fa buona musica, magari parcheggiata in uno scantinato o soffocata dalla gavetta, e ogni tanto qualcosa riesce inavvertitamente a passare attraverso i filtri tamarrofili delle case discografiche e regalare sollievo e speranza.
Eppure era cominciato davvero tutto bene, con quelle note…Non sapevo neanche che ci fosse… è una persona umile e non si vanta delle sue presenze artistiche.L’uomo col violino…
Suonano da dietro, il semaforo è verde.Hanno ragione, spesso mi perdo nei miei pensieri e veleggio con la mente. Divento un folle.Alle volte penso a quale potrebbe essere una pena adeguata, un processo rieducativo (anzi, educativo) per codesta mandria di televotanti.Tipo, prenderne uno, legarlo come un salame e metterlo in una stanza con all’interno solo un impianto hi-fi. Nell’angolo una mazza da baseball.Un vinile (o un cd – non dobbiamo essere per forza dei dinosauri) pronto da suonare e un bel pannello con il testo di una canzone.Avvicinarsi con fare paterno al giovane virgulto del televoto e dirgli amichevolmente:- Adesso ti ascolti per due ore “Stairway to heaven” del Led Zeppelin, o se preferisci “Riders on the storm” dei Doors. Qui davanti hai i testi delle canzoni…- Ma minghia…- No, niente “minghia”. Vedi quella mazza da baseball? Se quando torno, tra due ore, tu non la sai cantare a memoria, ti riempio di mazzate.- Ma minghia ggiuve, facci un…- Niente minghia e niente ggiuve. Ascolta e canta.SLAM, la porta si chiude e le note del capolavoro si diffondono nella stanza.
There's a lady who's sure all that glitters is gold And she's buying a stairway to heaven. When she gets there she knows, if the stores are all closed With a word she can get what she came for.
- Allora, hai studiato? - Direi due ore dopo.- Gu…!- Poche balle. Qui c’è una chitarra. Canta, truzzo!Patatim – pam – tum.
Lo so, lo so.Mi rendo conto che molti di voi penseranno che questa sia una soluzione troppo all’acqua di rose.Con gli anni in effetti mi sto rammollendo.Un’alternativa potrebbe essere quella di cospargere di benzina il malcapitato e avvicinarsi bonariamente con un accendino in mano.Il tono paterno alla Don Corleone non deve però mancare.- Adesso mi canti e commenti “Wish you were here” dei Pink Floyd. Se sbagli…Ascoltarlo, vedere i suoi progressi, i suoi inevitabili errori e vedere la pira che divampa, sulle ultime note della canzone.Che geni Waters e soci!Di sicuro avevano pensato, mentre scrivevano, che le ultime note del loro capolavoro potessero accompagnarsi così bene, mentre il vento acquista di intensità, alle urla di un truzzo che si consuma tra le fiamme.Oh, arte, oh poesia.
Nuovo semaforo, altri pensieri contorti e deviati.Divento peggio di chi non sopporto.Penso di nuovo ad “Amici”.Organizzerei io una bella serie di “Amici”, con altri volenterosi volontari!Una scuola i cui effetti sarebbero migliori di quelli che genera ad esempio lo studio del Latino.Le materie? Le prove? Le più disparate.
Storia:- Storia di Crosby – Stills – Nash e Young. Gli allievi, a gruppi di quattro, dovranno suonare e cantare alla perfezione “Teach your children” e dimostrare una conoscenza approfondita della scena musicale della West-Coast americana della fine degli anni ’60.Qualora i candidati non superino la prova, verrà loro inibito l’ingresso alle “Gru” per tre mesi.
Geografia:- Da Woodstock a Knebworth – i luoghi del Rock.L’esaminando dovrà saper indicare su una cartina geografica i luoghi dove si sono svolti i maggiori concerti della storia. In caso di bocciatura, verrà dato fuoco al suo immancabile zainetto firmato e gli verrà scaricata la scheda telefonica. Con il sorriso sulle labbra, ovviamente.
Storia dell’Arte:- Simposio sul tema i Rockets – arte visionaria o provocazione?Il candidato, vestito da Rocket, con tanto di tuta e crema argentata cosparsa sul cranio rasato per l’occorrenza, dovrà cantare, con l’aiuto di un vocoder, “Electric delight” del gruppo francese.Al primo “Minghia” o al primo chewing-gum masticato a bocca aperta, giù mazzate.
Disegno:- Storia delle copertine dei vinili. L’esaminando dovrà saper riconoscere a prima vista (e riprodurre a china o acquerello) le copertine dei 500 dischi più influenti della storia del Rock. In caso di errore, il candidato verrà trasformato tale e quale all’uomo urlante della copertina di “In the court of the crimson king” dei King Crimson.
Fisica Vita e opere di Mike Oldfield, con particolare riferimento a Tubular Bells. In caso di “Minghia, ma chi è questo qua?”, le campane tubolari verranno suonate sulla testa dell’allievo, e ne verranno studiate le conseguenze fisiche.
Religione Messa in scena di “Jesus Christ Superstar”I candidati dovranno cimentarsi nell’opera rock, prestando particolare attenzione alla pronuncia e alla storia di compositore e attori.In caso di errori, si passerà direttamente alla scena della crocifissione.
Come dite? No, eh? Una soluzione totalitaria, vero?Una cura peggiore della malattia.Meglio tornare alla realtà e frugare tra le stazioni radio nei lunghi tragitti in macchina.Magari salta fuori Comfortably numb, tra tanta porcheria rap.
Inutile, ragazzi, non posso prendermela certo con chi ha televotato in questa maniera.E’ il solito discorso di chi è abituato a gustarsi quelle che crede prelibatezze e non pensa, perché nessuno gliel’ha mai detto, che esistano cose che prelibatezze sono davvero.Si finisce col passare per dinosauri, per matusa a pensarla così.Ma qui non è questione di un semplice scontro generazionale. Troppo semplice.Alle volte credo sia meglio essere in pochi dinosauri a rischio estinzione, piuttosto che numerose farfalle teleguidate da un vento di plastica.E, ingenuamente, Dio quanto sono fesso, sono ancora convinto che la musica sia rimasta l’unica cosa a poter cambiare il mondo.
E pensare che era tutto era cominciato con la macchia granata subito dopo la sigla dell’Eurovisione.L’uomo col violino.Il momento forse più granata del Festival si è avuto all’inizio dello stesso, e di questo sono molto orgoglioso.Ci sono persone che ottengono il successo con i capelli sparati. Ci sono altre persone che lavorano silenziose nella gavetta per anni e fanno della musica la propria vita.
Se qualcuno ha avuto la ventura di mettersi alla visione del festival Martedì scorso, prima serata, giusto in occasione del “Nessun Dorma” di Mina, avrà avuto la possibilità di vedere all’opera, al fianco della tigre di Cremona, Walter Zagato, un granata doc, oltre che uno dei più grandi violinisti italiani.Walter, amico di sempre, compagno di cento battaglie.Serissimo sul lavoro, ha suonato con tutti i più grandi, Bono, Pavarotti, Eric Clapton. Oppure al cospetto del Papa.Uno che un giorno fece un concerto con l’auricolare mentre il Toro giocava col Real Madrid e nessuno se ne accorse.Uno che parte da Lugano gridando - Tra un’ora sono sotto la Curva!Uno che mi telefona dai quattro angoli del mondo, sibilando al telefono:- Sono-tra-un-atto-e-l’altro-dimmi-quanto-cavolo-stiamo-facendo…”.Uno che poi urla come un bambino quando gli dico il risultato.E che se in quel momento avesse vicino il Papa davvero, non gliene potrebbe importare di meno.
Qualche anno fa, entrando in una cremeria di Lugano, si accorse della presenza di Mina stessa, con la quale aveva suonato pochi giorni prima.Lui, intimorito, fece finta di nulla.Lei si voltò e gli disse “Buon giorno Professore”.Pensa te. Mina, non la Tatangelo.Immaginate l’imbarazzo.Professore.Il “Professore”, dovete sapere, si era invece da poco esibito non solo con lei, ma anche in quel di Parma.Una partita sui binari dello 0-0, decisa da un gol di Comotto all’ultimo minuto.Eravamo insieme nel settore ospiti.Un macello al gol.Quando riuscii a rialzarmi, non trovai più Walter.Il “professore” si era arrampicato sulla rete che divideva il settore ospiti dal settore distinti.Con una mano si aggrappava alla rete, con l’altra mimava un gesto avente come soggetto le sue parti intime e urlava “Bastardi!” alla gente che per tutta la partita aveva mimato l’aeroplano di Superga.Il professore.
Walter anni fa ha sconfitto una malattia devastante.Non si è mai arreso. Non a caso è uno del Toro.Ha dovuto ricominciare a suonare da zero, dopo quasi due anni di stop.Ha fatto gavetta, per riuscire a lavorare e sfuggire alle regole della mafietta italiana è dovuto andare in Svizzera. Sono orgoglioso di averlo visto in quelle prime immagini, di un Festival poi naufragato. Ma qui non stiamo più parlando di nemici. Questi sono gli Amici. Quelli veri.
Mauro Saglietti
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