mondo granata

Niente sarà più come prima

Redazione Toro News
di Walter Panero Una mattina di fine agosto dell'anno 2000. New York City. “Excuse me, Sir....Could you take a picture of me, please?”Alla mia domanda, il giovane Giapponese occhialuto e grassottello fa sì con la testa...

di Walter Panero

 

Una mattina di fine agosto dell'anno 2000. New York City.

 

“Excuse me, Sir....Could you take a picture of me, please?”

Alla mia domanda, il giovane Giapponese occhialuto e grassottello fa sì con la testa e allunga la mano facendosi consegnare la mia piccola macchina fotografica comprata solo un paio di mesi fa in un negozio di Borgo Vittoria. Mi sembra di scorgere un pelo di stupore nel suo sguardo. Non credo che sia perché non ne conosce il funzionamento. No, non credo proprio. Forse è sorpreso che un occidentale come me usi una macchina “made in Japan”; oppure, più probabilmente, è stupito che in certe parti del mondo utilizzino ancora modelli per lui così antidiluviani.

“Say cheeeesseeee...” dice sorridendo in quel modo dolce e tenero tipico degli orientali, un modo di fare che a noi uomini bianchi sa quasi di presa in giro.

Non è mia abitudine farmi fotografare come l'ultimo dei turisti per caso. Però....insomma....qui ci voleva proprio....infatti siamo a Wall Street, a due passi dalla Borsa Valori in cui nel 1929 ebbe origine quello che molti considerarono l'inizio del crollo finale del capitalismo. Proprio qui, stando ai manuali di storia delle superiori, si camminava scavalcando i cadaveri della gente che si era appena suicidata per aver perso intere fortune. Un po' come accadde a Rio de Janeiro nel 1950 dopo Brasile-Uruguay che regalò agli “Orientales” la vittoria ai Mondiali gettando nel lutto un intero paese. Mi chiedo se sia peggio perdere tutto dopo aver avuto molto, oppure perdere l'unica cosa che ti fa sperare quando non hai nulla. Va beh. Come sempre mi faccio troppe domande. Lasciamo stare che è meglio, va....

Dicevo che non è mia abitudine farmi fotografare quando sono in viaggio, in genere preferisco farle io le foto: ai posti che mi emozionano e alle altre persone, per esempio. Ma penso che qualunque tifoso del Toro che sia stato a New York nei pressi di Wall Street non abbia resistito a farsi fare una foto insieme al gigantesco monumento di bronzo che rappresenta appunto un bel Toro, con tanto di attributi toreschi, a grandezza naturale o forse più.Per gli Americani, che in genere pensano sempre solo ai soldi, il Toro rappresenta le giornate o i periodi in cui la borsa va bene (cioè raramente, negli ultimi tempi). Per me, invece, quel Toro rappresenta solo un bel Toro e basta. E hai detto niente, visto che per me il Toro è l'animale più bello che c'è! Insomma: non posso proprio evitare di farmi immortalare in sua compagnia con al collo la mia sciarpa d'ordinanza, quella che sempre mi porto appresso ovunque vada. Una bella immagine da ricordare. Una bella immagine da mostrare agli amici in curva quando, tra pochi giorni purtroppo, me ne tornerò a casa a sorbirmi l'ennesimo anno di B della nostra storia. In effetti, anche se l'Italia appare lontana anni luce da qui, mica manca tanto all'inizio del prossimo campionato. Giocheremo in casa contro l'Ancona, se non ricordo male. Ma che me ne frega, poi?

“Thank you very much, Sir...” ringrazio il Nipponico e sorrido meglio che posso proseguendo la mia passeggiata attraverso l'isola di Manhattan . Mi piace camminare da solo per le città e osservare la gente: così, in compagnia soltanto dei miei pensieri, ho visitato il Metropolitan Museum, poi Central Park, quindi Little Italy che in pratica è presente ormai solo in certi vecchi film visto che ora è stata “inghiottita” da China Town ('sti Cinesi si mangiano tutto, perfino i cani...), quindi il ponte di Brooklyn, quello dei cicles di quando ero gagno. Ora mi trovo nel quartiere borsistico, perso tra una folla di turisti, di uomini incravattati e donne in tailleur che corrono e corrono non si sa bene dove e perché, nonostante loro siano forse convinti del contrario. Non è che mi interessi particolarmente questo posto, anche se per il lavoro che faccio dovrebbe: “sei stato a Wall Street, il tempio del capitalismo?” mi chiederà di sicuro al mio ritorno qualche collega particolarmente fissato con le cose di borsa. E ancora: “Sei salito sulle mitiche Torre Gemelle?”E io che gli dico? Mica li posso deludere...mica gli posso raccontare che delle Torri Gemelle e anche della borsa in realtà non me ne frega un fico secco?Che poi alla fine il giro non è stato neanche male. Ho fatto una bella foto col Toro. Ho visto quei due parallelepipedi di vetro e metallo che qui chiamano Twins Towers, ed ora me ne posso anche andare. Certo non sarebbe male salire fin là in cima. Dev'essere davvero fantastica la vista sulla città che si riesce ad apprezzare da lassù, anche se per quanto mi riguarda un qualsiasi panorama di montagna vale più di una vista su una qualunque città.Peccato che ora mi manchi il tempo, penso guardando l'orologio. Ho appuntamento per pranzo con il resto del gruppo con cui ho girato mezza America e parte del Canada, e non mi va di dare pacco. Non potrei manco avvisarli, visto che qui il mio cellulare non prende. E poi....e poi....prima di “rientrare in gruppo” devo assolutamente telefonare a Lei! Lei che non è qui, ma è come se lo fosse. Lei che è la prima persona alla quale penso la sera prima di addormentarmi e al mattino al risveglio. Lei che riempie i miei pensieri, le mie fantasie e i miei sogni. Lei, Lei, Lei e ancora Lei. Ci tornerò con Lei, qui! Gireremo tutta l'America insieme! Andremo ad ammirare il tramonto sul Grand Canyon e l'alba sulle Niagara Falls. Andremo a fotografare i bisonti allo Yellowstone. Torneremo qui a New York e naturalmente saliremo insieme sulle Torri Gemelle.Già. Perché il tempo passa e domani dovrò lasciare questo meraviglioso paese. Ma ci tornerò. In fondo noi ci saremo ancora. E anche le Torri Gemelle saranno ancora lì al loro posto. Nessuno le potrà mai spostare, belle o brutte che siano. Anzi, a ben guardarle, bisogna ammettere che sono davvero piuttosto brutte....ma ora che le hanno costruite mica le possono buttare giù!Ci tornerò.....ci torneremo presto....per ora scatto ancora qualche fotografia giusto per fissare il ricordo di questi posti....e me ne vado....dagli altri....e presto anche da Lei....

Goodbye Wall Street! Goodbye Twins Towers! Goodbye New York! Goodbye America!

Non so quando ci rivedremo, ma so che accadrà, prima o poi....

 

Martedì 11 settembre 2001. Pomeriggio. Tangenziale di Torino.

 

Sono rientrato ieri dalle ferie e sono già stanco. E’ un periodo che non me ne va dritta una. Lei, quella che solo un anno fa andava dicendo a tutti (me compreso) che ero l’uomo della sua vita, non vuole più saperne di me. A parte qualche patetica telefonata che ogni tanto le faccio, è chiaro che l'interesse che ora lei ha nei miei confronti è pari al mio per la danza classica: nullo. Altro che viaggio in America insieme! Altro che New York! Quasi per reazione, quest'anno sono partito per la Russia. Che poi è stato anche un viaggio bellissimo tra Mosca, l’Anello d’Oro e la  meravigliosa San Pietroburgo. Splendide città, splendidi posti, splendide ragazze. Ma io sono così scemo che, anziché godere delle bellezze locali come hanno fatto alcuni dei miei compagni di viaggio, non ho fatto altro che pensare a Lei: sarebbe stato incredibilmente romantico passeggiare insieme lungo i canali della città fondata da Pietro il Grande…romantico, bellissimo, impossibile. E bravo scemo io che continuo a farmi del male!Che tristezza! Come se non bastasse, domenica il Toro ha anche perso e io, naturalmente, c'ero. Non è che abbia giocato poi male contro il Brescia, ma la squadra allenata da Carletto Mazzone con in campo quel monumento che è Roby Baggio , si è dimostrata senza dubbio superiore a noi: più in palla, più esperta, più squadra insomma.Eppure il debutto ad Udine non era stato male: un bel 2 a 2 che ci aveva fatto ben sperare. Avevamo la possibilità di sfruttare un turno casalingo ritenuto facile, per poi presentarci ai prossimi “big match” con La Lazio e con l'Inter con un po' di fieno in cascina. E invece niente.

Gol di Tare, pareggio del nostro Lucarelli acquistato l'estate scorsa, poi ancora Tare (mannaggia questo lungagnone albanese, che non è piccolo e nero come tutti gli albanesi, ma alto e biondissimo quasi fosse un Norvegese) e Roby Baggio su rigore, mentre il nostro Pinga ne ha sprecato uno.

E' sempre brutto perdere in casa, specie dopo tanto tempo che ciò non accadeva. E' sempre brutto risvegliarsi da un bel sogno. E' davvero bruttissimo aprire gli occhi e comprendere che la cavalcata trionfale dello scorso anno è finita, ormai. A maggio abbiamo festeggiato la promozione dopo un solo anno di B, ma ora ci accorgiamo che sarà davvero dura, a fine anno, non piangere per un'altra retrocessione. Se non li facciamo in casa col Brescia, quando li faremo 'sti benedetti punti? Nel derby, forse? Col Milan?Certo ci sono cose più gravi, potrebbe dire qualcuno....ma cosa c'è di più grave di una sconfitta del Toro e per giunta in casa?Vabbé…comunque sia è meglio pensare ad altro….a cosa però? Al lavoro nuovo che ho iniziato da ieri? “Ora avrai un tuo portafoglio di clienti da seguire ed ai quali offrire consulenza su prodotti finanziari altamente sofisticati e redditizi…” aveva detto il mio capo. Sarà, ma io non faccio altro che incontrare gente che si lamenta: “Questo investimento ha reso poco….questo niente….questo  ha addirittura perso….”E le risposte che danno i colleghi , e che cerco di dare anch’io, sono sempre le stesse: “è solo questione di tempo….i nostri esperti dicono che la situazione migliorerà….bisogna avere pazienza…vedrà che l'attesa verrà sicuramente premiata....”Sarà. Ma io dopo due giorni sono già stufo di raccontare balle! Figuriamoci come sarò tra dieci anni. Poi magari hanno ragione gli esperti che dicono che nel giro di qualche tempo le cose miglioreranno davvero e gli investimenti che ora stanno perdendo renderanno un sacco di quattrini…se lo dicono gli esperti, chi sono io, con la mia esperienza inesistente, per contraddirli?

Preso dai miei mille pensieri, con la mia vecchia Punto grigia che ormai conosce da sola la strada, giungo a casa. La giornata di lavoro è finita. Finalmente potrò godere di un po’ della mia solitudine, quella che a volte mi trovo a rimpiangere ma che alla fine non è poi così male. Se ci fosse qualcuno a casa ad aspettarmi, mica potrei, dopo una bella doccia, provare la sensazione per me unica e bellissima che mi pervade nel momento in cui inserisco nel videoregistratore la cassetta della corsa ciclistica che si è appena conclusa. Che si tratti di una tappa del Giro, o del Tour o, come accade oggi, della Vuelta, mi importa relativamente poco. Quello dell’inserimento e del successivo svaccamento è un momento unico e bellissimo. Un momento solo mio che, pur restando sul divano, mi porta lontano facendomi sognare.

Ecco…mi basta schiacciare sul tasto “play” per volare a bordo strada e lasciarmi alle spalle tutti i problemi della giornata….il lavoro….il Toro….persino Lei….pochi attimi….pochi istanti per….Eh nooo! Ecchecavolo! Il telefono! Non ci voleva! Proprio adesso che mi stavo rilassando. Proprio adesso che….No!…No!...No!...Ho deciso: non rispondo! Tanto chi vuoi che sia se non il solito scocciatore che vuole vendere qualche prodotto incredibilmente interessante, naturalmente non per me ma per lui che lo vende? Io ho di meglio da fare adesso….io mi devo rilassare....io devo vedere….niente da fare!... Lui insiste….o lei, che poi quale lei?….Magari è Lei….e se davvero fosse…va bene….ho capito…..vado a rispondere….

“Pronto....”

Dall’altra parte una voce che sembra quella di una tromba un po’ stonata. E’ agitatissimo ma non posso fare a meno di riconoscerlo. E’ il mio amico Claudio, quello che tutti chiamiamo il Poeta….no, no….mica quel poeta là che si chiamava Claudio pure lui…questo col pallone non scrive poesie e neanche racconti, anzi ci litiga come pochi. Però un paio di poesie illeggibili qualche tempo fa le ha scritte. Così per noi lui è, e sempre sarà, il Poeta....

“Ehi….ce ne hai messo a rispondere!...Hai visto?!?....”

“Che c'è?....Che cosa?....Che cosa dovrei avere visto?....Sono appena arrivato a casa e….”

“Ma come?!?....non si parla d’altro! A New York….due aerei….sono crollate le Torri Gemelle….forse un attentato….gli Arabi….bastardi.....migliaia di morti….”

“Ma cos’è?!? Ti sei messo a scrivere di fantascienza adesso?! Cosa diavolo stai cercando di dirmi? Cos'è che dovrebbe succedere a New York? Mi stai prendendo per il culo?...”

“….M-m-ma che per il culo!….E'  una tragedia…un attentato senza precedenti….una guerra….forse siamo già in guerra e non lo sappiamo…accendi la tele….guarda tu stesso!…”

Come un automa mi alzo dal divano. Imbranco il telecomando. Accendo. Scene da film di fantascienza. Fumo. Macerie. Due aerei pieni di passeggeri sono stati dirottati e, in momenti diversi, si sono abbattuti su quelle torri all’ombra delle quali camminavo soltanto poco più di un anno fa. Gente che corre all’impazzata e che urla disperata. Gente che per salvarsi dalle fiamme è costretta a gettarsi dalle finestre dei grattacieli trasformatisi ormai in pezzi d’acciaio incandescente e che così facendo va incontro ad una morte orrenda. Parla il Sindaco. Parla il Presidente. Parlano tutti. Forse anche a sproposito. Raccontano di migliaia di morti. Raccontano di un attacco senza precedenti all’America e all’Occidente.

E’ la fine del mondo!….” Riesco a dire salutando il mio amico che forse si aspettava da me un commento più intelligente. E io che pensavo al mio porco lavoro….e al Toro….mentre laggiù la gente crepa come le formiche in un formicaio cui un ragazzo ha appiccato le fiamme solo per divertirsi. Me ne rimango lì sul divano come inebetito. Mentre le immagini di quello che sembra proprio un film di fantascienza ma non lo è affatto, scorrono sul piccolo schermo.

Sento il bisogno di parlarne con qualcuno…sento il bisogno di parlarne con Lei….la donna con cui sognavo di visitare l’America….l’unica persona che in questo momento potrebbe trovare qualche parola intelligente…

“Che succede?”….risponde seccata, accompagnando il tutto con una risata quasi isterica. Capisco dal modo in cui parla, e dalla risata, che è ubriaca fradicia. Ma come? Il mondo sta per finire e lei pensa ad ubriacarsi? E magari se la sta pure spassando con qualcun altro. Ma come si fa? Come ho fatto ad innamorarmi di lei? E soprattutto come ho fatto a pensare che lei fosse davvero la donna della mia vita? Non lo so. So soltanto che quella di oggi è l’ultima volta che la chiamo. Non la cercherò mai più. E anche se fosse lei a cercarmi ancora, sarei io a tagliarla. Stavolta è finita tra noi. E lo è per davvero. Perché stavolta l’ho deciso io! E io sono uno che ci mette un po’ a decidere, ma quando lo faccio è per sempre. Punto.

Le immagini intanto continuano ad arrivare, ma io non le guardo nemmeno più. Rimango sul divano. Impietrito. Senza capire gran che. Soprattutto senza immaginare che cosa succederà da domani in poi nel mondo. Probabilmente è vero quello che dicono i grandi esperti lì nello studio televisivo: nulla sarà più come prima.

Mi addormento lì sul divano con la televisione che rimane accesa. Mi addormento e sogno….sono a New York City….il Giapponese punta la macchina fotografica verso di me….”Say cheeeeeeese…” mi dice sorridendo. Io mi sforzo di sorridere, ma non ci riesco. Volgo lo sguardo sullo sfondo....eppure dovrebbero essere lì, penso….ma non vedo nulla….solo un immenso piazzale vuoto….con tanti nomi….e tante foto di facce….quasi tremila visi….quasi tremila nomi….quasi tremila storie….quasi tremila famiglie distrutte….anzi molte di più, perché molte di più sono le vittime della guerra inutile ed assurda che è venuta dopo. Intanto, molte persone in giacca e cravatta continuano a correre e correre come se nulla fosse successo….e i turisti continuano a fotografare, a farsi fotografare e a sorridere felici….una ragazza con i riccioli biondi si fa riprendere mentre ride proprio laggiù dov’è caduto il secondo aereo. Davanti agli occhi stupiti del Giapponese, riprendo la mia macchina fotografica….mi avvicino a lei fino a sentire la sua voce dall’accento romano….faccio per chiamarla, ma la voce non  ne vuol sapere di uscirmi dalla gola….così mi volto e mi allontano dandole le spalle...quindi, mi dirigo verso il Toro che sta vicino al palazzo della borsa. Sotto gli occhi di una bambina dai riccioli scuri che stringe forte la mano di una donna che la guarda con quella dolcezza con cui solo una mamma può guardare il proprio figlio, do una carezza alle corna del Toro e proseguo lungo la mia strada lasciandomi tutto il resto spalle.

Niente sarà più come prima. E' finito un mondo. Ne inizia un altro. Almeno per me.