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mondo granata
Cari lettori, non mi sono scordato di scrivere l’ultimo pezzo di Mi RiTORni in mente giovedì scorso. Avrei voluto approfondire una storica vittoria del Torino contro la Roma, ma non ne ho avuto le forze. A volte, per uno shock eccessivo, alle persone vengono a mancare le parole; a me è capitato di non avere l’energia di scrivere. Mi sono anche seduto al computer, era mercoledì sera, si stava giocando la finale di Champions League tra Barcellona e Manchester; ho abbozzato una prima riga, poi sono crollato con la testa tra le mani, frastornato dai boati di alcuni francesi che facevano il tifo per il Barcellona di Tierry Henry. Non ero in Italia, ero in un punto internet di un villaggio della Turchia. Dovete sapere che due anni fa, per caso, organizzai una vacanza in Tunisia in coincidenza con le ultime due gare di campionato. Quando prenotai il viaggio non mi sarei mai aspettato che sarebbero state due partite decisive per la salvezza. Portò bene, non vidi le partite, venni aggiornato costantemente via sms dagli amici presenti allo stadio. Fu salvezza contro il Livorno. L’anno seguente, un po’ meno per caso, ritentai l’esperimento: destinazione Egitto. Altre due partite non viste, questa volta la quart’ultima e la terz’ultima, rivelatasi poi decisiva contro il Napoli in casa. Ci salvammo di nuovo. Mi misi a parlare l’arabo dalla contentezza. A proposito, mi affascina sempre di più il mondo islamico; l' integralismo e l'odio verso il potente li sento molto vicini al mio spirito Toro. Quest’anno, avendo fiducia cieca nella scaramanzia, decido scientificamente di assentarmi dall’Italia prima della partita con il Genoa per le classiche due settimane di vacanza. Devo aver chiesto troppo alla Dea Bendata. I messaggi che mi giungono dall’Italia mi ammazzano. La domenica sera, dopo la sconfitta con il Genoa, vado a mangiare il pesce in un piccolo paese di pescatori sulle rive del Mar Egeo. Avevo concordato con la mia compagna che, in caso di permanenza in serie A, saremmo andati a festeggiare in un posto carino e caratteristico. Non ci siamo salvati, ma decido di andarci comunque; sono in stato catatonico e fingo con me stesso che non sia successo nulla. Speravo di allontanarmi da qualsiasi forma di civiltà e modernità, ma non avevo fatto i conti con la pay-tv turca. Nella trattoria accanto a quella da me prescelta, gli avventori del locale sono stipati all'interno per vedere davanti al maxischermo il derby di Istanbul: Galatasary-Besiktas. Sto per svenire, volevo estraniarmi da tutto ciò che fosse calcio. Le grida di giubilo mi infastidiscono. Non sopporto più la gente che festeggia per un gol, perché non riesco più ad immedesimarmi in loro. Decido di fare il tifo per il Galatasaray, preferisco il loro colori caldi al bianco e nero del Besiktas. A ciò si aggiunge il fatto che il turco Hakan Sukur (ex Toro, anche se solo per tre mesi) sia sempre stato un giocatore e sostenitore del Galatasaray. Naturalmente vince il Besiktas che si laurea campione della Turchia.Il peggio deve ancora venire. Sono passati due giorni dal tradimento ad opera del Genoa. E’ martedì. Nel villaggio dove risiedo, arriva un piccolo gruppo di italiani. All’improvviso viene da me Marco, il capo animatore, tifoso del Palermo e antijuventino sino al midollo. Mi avvisa che c’è tra i nuovi arrivati un abbonato della Gradinata Nord del Genoa. Me lo indica. Aspetto il momento opportuno e appena mi capita a tiro, lo inchiodo:“Sei tu il tifoso del Genoa?”“Sì”, mi dice lui. “Perché?”“Perché io sono del Toro, cosa ci avete combinato?” gli ribatto.E lui, con un sorriso beffardo: “Eravamo in gioco per un posto in Champions, sono cose di sport, e poi noi siamo retrocessi in serie C due anni fa per una partita truccata.”Sono sbigottito: “Cosa c’entriamo noi con le vostre retrocessioni a tavolino, perché tutto questo accanimento? E poi, noi non volevamo truccare nessuna partita. Esigevamo solo rispetto per il nostro dolore sportivo”. Non capisco, mi aspettavo una reazione diversa, ma quello che più mi ha lasciato basìto è che il grifoncino non si è un minimo calato nei miei panni, nei panni di un tifoso deluso e triste per una retrocessione inflitta da quelli che sino a poco tempo fa considerava una squadra di amici. Io, al posto suo, mi sarei prostrato dalle scuse, a nome della squadra e della società per cui tifo, spiegandogli che non sarebbe mai dovuto accadere un episodio del genere, come quello degli sberleffi indirizzati a noi dai loro beniamini. E che se fosse capitato, ci può stare, perché è vero che sono episodi legati allo sport e, quindi, a volte imprevedibili, ma avrei insistito dicendogli che il tifoso non scende in campo e che saremmo stati loro vicini nell’augurio di una pronta risalita in serie A. Insomma, non è successo niente di tutto questo. Era quasi goduto, come erano goduti i suoi fratelli al terzo gol della vittoria della loro squadra che ci ha condannati alla serie B.A questo punto, faccio leva sulla storia. D’altronde se mi occupo di una rubrica che riporta alla memoria partite del passato, non potevo esimermi dal rinfrescargli un po’ la sua di memoria. E con un pizzico di aggressività:“Senti, Gabibbo malriuscito, tu ti ricordi la stagione 1994-95? Siete arrivati all’ultima partita con la necessità di vincere per non retrocedere. Ti ricordi chi era il vostro avversario di turno? Eravamo noi, sì quegli sfigati mondiali del Toro. Sì proprio noi, che sino a domenica scorsa eravamo buoni come il pane. Ed eravamo stati buoni anche in quel lontano 4 giugno del 1995. Ben 14 anni fa. Il Torino non aveva opposto particolare resistenza in quella gara, perché i nostri giocatori sapevano che esisteva un forte legame di amicizia tra le due tifoserie di Genoa e Torino. E non escludo che qualcuno dei tifosi l’avesse anche ricordato a qualche calciatore o allenatore distratto prima della gara. Segnò Skuhravy per voi; poi, a 10 minuti dalla fine il Torino schierò il terzo portiere, di nome Piazza, che andò a sostituire il secondo portiere, di nome Simoni; te lo dico giusto per le statistiche. A partita finita, noi, tifosi granata, abbiamo aspettato con voi, nel vostro stadio di Marassi, attaccati alla radiolina, notizie sul confronto tra Inter e Padova. All’ultimo tiro della partita, l’Inter pareggia e costringe il Padova, che in quel momento era salvo, a giocarsi lo spareggio salvezza la settimana successiva contro di voi sul neutro di Firenze. Eravamo felici insieme, vi avevamo aiutati in nome di un valore e di un orgoglio in cui noi, oggi, ci riconosciamo ancora, voi, da quando avete come presidente Enrico Preziosi, no!”
Arrivederci cari lettori, nelle prossime settimane inizierà lo "Speciale Mi RiTorni in mente Calcio mercato" come la scorsa estate.
NB: la foto dell’articolo di oggi è stata scattata sul campo di gioco dello stadio Luigi Ferraris di Marassi dal sottoscritto in occasione di un Genoa-Torino del 2 febbraio 2005. Si stava festeggiando la ricorrenza del gemellaggio tra le due tifoserie e sino a ieri è stata la foto presente sul desktop del mio pc. Oggi, con immensa tristezza, la rimuoverò.
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