Sarebbe bello che De Coubertin avesse avuto ragione: per carità, alle volte è bellissimo partecipare, ma è ancora più bello partecipare per arrivare a vincere. Questo non significa fare proclami, anzi tutt'altro. Significa nel caso che si sia inferiori a qualcuno, anche correre di più, allenarsi più duramente, per arrivare a superare quel traguardo che si chiama vittoria.Al Toro di vittorie se ne son viste, così come di clamorose sconfitte. Ma di risultati che rimangono negli albi d'oro ne mancano ormai da troppi anni. Non penso di certo che domenica questo debba per forza accadere, ma una squadra deve sempre entrare in campo sapendo che vuole vincere. Cosa che vorrei che questo Toro abbia nel suo DNA. La voglia incontrastata, virile, orgogliosa di chi non ha nulla in mano, ma vuole arrivare da qualche parte. Non si sa nemmeno bene dove. Il futuro è un’incognita. Partecipare significa anche sottostare alla regola della fortuna. Non sempre chi merita vince, ed il periodo direi che è proprio quello propizio.Ma la voglia non deve venire meno. Mai … nemmeno in amichevole. Ogni singola partita, ogni maledetta domenica ( come nel film ) vorrei vedere undici ragazzi in maglia granata che come diceva Al Pacino: "combattono per un centimetro, in questa squadra massacrano di fatica loro stessi per un centimetro, si difendono con le unghie e coi denti per un centimetro, perché sanno che quando andranno a sommare tutti quei centimetri il totale farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, tra vivere e morire!". Ogni maledetta domenica, ogni stramaledetta partita: "si vince o si perde. Ma bisogna vedere se si vince o si perde da uomini". Il Toro di domenica contro l’Inter potrà anche perdere: ne abbiamo assistite di sconfitte, che un rammarico in più non fa differenza. Ma perdere da uomini significa aver dato tutto su quel campo, aver sputato l'anima, perché di motivi per battere l’Inter ce ne sono tanti, forse anche troppi, non ultimo la soddisfazione che è intrinseca in sé a soffiare i tre punti da quella boria che in questi ultimi anni, aleggia nell’aria dei suoi tifosi. Dunque, proprio perché è una corazzata forte va temuta e rispettata, e un eventuale successo varrebbe doppio. Qui di seguito cinque motivi per conquistare i tre punti.Al quinto posto, un po' come quella canzone di Bruce Springsteen dell'ultimo album, c'è il fatto che un successo significa poter riprendere il primato in testa alla classifica, quella che conta per davvero. Dopo le ultime due gare, il tris di risultati positivi sarebbe un ulteriore iniezione di fiducia, oltre ad essere uno slancio per superare i prossimi ostacoli, senza provocare al contrario una forte anemia.Al quarto posto, quindi per tirarsi su dall’anonima prestazione globale contro la Reggina, come accadrebbe con qualcosa di frizzantino tipo: “There she goes” dei La's, c'è l’importante fattore gaudio nel battere lo “Special One”. Una soddisfazione grandissima, come una vittoria dei cavalieri Jedi in battaglia nello scontro fondamentale.Al terzo posto, ascoltando in sottofondo: “Pissing in the wind” di Badly Drawn Boy, non posso fare altro che pensare che una sconfitta dell’Inter possa corrispondere alla vendetta di quella sete infinita di ingiustizie e provocazioni ( Materazzi ), che io non dimentico, subite nel recente passato, che poi sono coincise con vittorie degli avversari stessi.Al secondo posto, un po' come la quasi perfetta: “One rainy wish” di Jimi Hendrix direi che battere i presunti campioni d’Italia ha un sogno dentro ad un sogno: dimostrare sul campo con una prestazione impetuosa ed intensa come un monsone, che solo da queste parti si trova l’Orgoglio Granata, quello vero, quello originale, non quello che taroccano e commercializzano mediaticamente.Al primo posto infine, nella sua genuina semplicità, come in: “Love” di John Lennon, c'è la considerazione che quella con l’Inter non è una partita come le altre. C'è sempre timore di intrallazzi vari, che ciclicamente emergono solo per far rodere il martoriato fegato al tifoso del Toro. Batterla per farli stare zitti, almeno per un po', quanto basta affinché il tintinnio dei calici possano brindare ad un Toro ritrovato e pronto a rilanciarsi nella corsa più grande e bella.Ma per arrivare a questo serve che GDB sappia costruire lo spirito giusto alla squadra. So che ne è capace, e so, perché l'abbiamo visto tutti quanti, che lo spirito iniziale, quello giusto, c'è già. Perciò o si risorge oggi come collettivo, o saremo annientati ... individualmente domani! E' tutto qui il football nient'altro che questo!E' tutto qui il football miei cari: undici uomini che corrono dietro ad un pallone per raggiungere insieme un traguardo. Poi alla fine ditemi che l'importante è partecipare, che mi vien da ridere. Dopo tanti sacrifici, dopo tante parole spese, dopo tante delusioni, dopo tanti allenamenti è bello soprattutto vincere. E se vincere significherà riempire qualche albo d'oro, mettere in bacheca qualche trofeo allora, ricordo ancora il mitico Al Pacino: "Vedere le fotografie, i trofei, mi mette troppa tristezza. E' come una stanza piena di fantasmi. Quando smetterò di giocare non diventerò un fantasma sul muro: io voglio essere di più e lo sarò". Chi, di questo Toro sarà capace di esserlo?Sereni, Amoruso, Rubin e Pratali hanno già detto: “Presente!”. Chi altro si aggrega?
mondo granata