Mi riesce sempre più difficile rievocare partite in cui il Torino abbia vinto, a maggior ragione se si tratta di scontri fuori dalle mura amiche e con squadre con cui si è incontrato raramente. La mia memoria, inoltre, non va oltre la fine degli anni’70 e se voglio scrivere su partite di cui sono stato testimone diretto, a dire la verità, non mi rimane molta scelta. A questo si aggiunge anche un desiderio quasi maniacale di esorcizzare sconfitte della nostra squadra del cuore riportandole alla memoria come se servisse da monito per la partita che si deve ancora giocare.Scorrendo comunque mentalmente le sfide tra i siciliani e i nostri, non mi sfugge il ricordo più felice che corrisponde anche al più recente; risale alla vittoria con la prodezza di David Di Michele della stagione scorsa. Per il resto sono stati diversi i pareggi, uno con il gol di Muzzi nel primo anno della nuova era del Torino Fc, uno con il gol di Franceschini con Zaccheroni allenatore sul campo neutro di Bari, ma non riesco a togliermi dalla testa la sconfitta patita nel primo campionato di Ezio Rossi sulla panchina granata. Era destino che non potessi in alcun modo vedere quella gara. A volte subentrano fattori esterni che tentano di frenare il mio autolesionismo, come se dovessero portarmi ad una redenzione. Ci sono stati dei campionati che solo un imperterrito passionario e illuso sognatore poteva continuare a seguire, e la stagione 2003-2004 corrisponde proprio a uno di questi. La squadra era stata costruita all’insegna del risparmio. Pochi soldi nelle casse di Patron Cimminelli e il direttore sportivo Zaccarelli che inizia ad arrangiarsi come può scovando anche giovani interessanti come Mudingay all’estero. Meno felici risultarono le scelte del belga Walem, dell’argentino Fernandez e dell’unico marocchino della storia granata Saber. Ad un inizio confortante seguì un andamento altalenante della squadra che si affloscia miseramente in primavera sino a perdere di vista le zone alte della classifica. E’ il campionato delle 6 promozioni in serie A, ma il Toro si classifica al 12° posto. A Catania, il 10 aprile, si gioca una delle ultime carte per poter ambire ad un finale più dignitoso o almeno questa poteva essere l’interpretazione del match solo per un eterno sognatore. Ormai la situazione era irreversibile, ma questo non mi impedì di cercare in tutti i modi di seguire la squadra. Sfumata la trasferta in aereo, e accantonata l’idea di partire con mezzi a quattro ruote, non rimaneva che la televisione a pagamento. Non aveva senso tale accanimento per seguire una partita il cui risultato era già scritto, non tanto per la forza degli etnei, quanto per l’inconsistenza dei nostri. Eppure, alle 15.00 in punto, dopo aver rinviato appuntamenti domenicali vari, mi siedo sul divano con il telecomando in mano e cerco il canale della partita su Sky. Mi collego e salta il segnale della parabola. Su Torino soffiava un forte vento caldo che aveva sradicato l’antenna dal tetto. A nulla sono valse le imprecazioni e i tentativi di corrompere qualche vicino ad avventurarsi sul tetto di casa rischiando la vita al posto mio... per che cosa poi? Per Catania- Torino? Ebbene sì, ho provato anche questa soluzione. Non sono riuscito a trattenermi e, superato l’imbarazzo iniziale, sono andato a disturbare quelli del piano di sotto per spiegargli l’importanza della riparazione della parabola.Rien à faire. Sono rimasto incollato a sorbirmi gli strepiti di Simona Ventura su Quelli che il calcio cercando di scovare tra le varie sovraimpressioni sullo schermo il risultato della partita. Sino a quando: Serie BRisultatifinali: Catania Torino 2-0... Per la cronaca gol di Mascara e di Grieco. A fine pomeriggio incontro gli stessi vicini a cui avevo chiesto il favore di salire sul tetto che con finto interesse mi chiedono: “Oh, sig. De Luca come è andata poi quella partita? E’ riuscita a vederla?”“No, non so niente!” Rispondo io. “Alla fine non era nulla di interessante e urgente, grazie comunque per l’interessamento. Quando chiamiamo il tecnico che ci aggiusti l'antenna?
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