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Ma sì, godiamocela tutta questa cinquina di coppa, che in tempo di carestia arriva come manna dal cielo. Pioggia di gol, buon gioco, tutto in scioltezza grazie anche ai nostri avversari ridotti in nove, ed eccoci elettrizzati per il sorteggio dei sedicesimi, in seconda fascia perché il Bruges all'ultimo minuto ha acciuffato la testa del girone. Giusto per farci capire che, pur essendo stati bravi e un po' fortunati, il colpo di coda della jella, in questo caso minuscolo, ci colpisce sempre.
Ecco, io me lo ricordo l'ultimo 5-1 fuori casa, e non è stato neanche tanto tempo fa. Ero all'Azzurri d'Italia nel settembre nel 2012 quando rifilammo il pokerissimo all'Atalanta, anche allora in rimonta e anche allora con una doppietta della punta di turno. Rolandone Bianchi coi bergamaschi, Martinez col Copenaghen. Non fu un risultatone che nell'immediato ci portò bene, perché nelle partite che seguirono i nostri annasparono parecchio subendo due ko all'Olimpico.
Ora, il calcio non è una scienza esatta e la storia non sempre si ripete (anche perché se così fosse non ci divertiremmo più e imprecheremmo molto meno), però attenzione a questi exploit, attenzione a gasarsi troppo perché, banalmente, una rondine non fa primavera.
Intendiamoci, questo Toro in campionato ha raccolto meno di quanto ha seminato, per mancanza di buona sorte ma anche per demeriti propri. Uno di questi è legato alla scarsa vena realizzativa dei nostri attaccanti. Ecco, le partite con Palermo e Copenaghen hanno (ri)acceso gli entusiasmi per Martinez. Lo scoppiettante "Brigante vinotinto" aveva mostrato buoni numeri, ma avevamo visto troppo fumo e ben poco arrosto. Ora la ciccia è arrivata, tre gol in due partite fanno ben sperare in uno sblocco definitivo, vitale per la prolificità del nostro attacco.
C'è da scrollarsi di dosso quella brutta posizione in classifica, e la rognosa trasferta di Empoli, in questo momento, vale quanto e anche più della trasferta di Copenaghen.
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