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Onore a gatto Silvestro

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MARCO PERONICome ogni settimana provo a lasciare correre la fantasia immaginando relazioni fra partite e canzoni, esoneri e romanzi, vedendo se mi riesce – grazie anche alle vostre segnalazioni preziose – di allungare un po’ la...
Redazione Toro News

MARCO PERONI

Come ogni settimana provo a lasciare correre la fantasia immaginando relazioni fra partite e canzoni, esoneri e romanzi, vedendo se mi riesce – grazie anche alle vostre segnalazioni preziose – di allungare un po’ la lista di parole che tritiamo per esprimere l’arte di essere “del Toro”… Ho scoperto un libro interessantissimo e ricco di sorprese, non ultima quella d’esser stato scritto da un fratello granata: Daniele Scaglione. Qualcuno forse lo conoscerà, è stato presidente della Sezione Italiana di Amnesty International per diversi anni, e si occupa di cooperazione: mi piace pensare che in questo suo “Diritti in campo. Storie di calcio e libertà” (EGA editore) animo granata e impegno sociale si siano naturalmente incontrati. Si parla di pallone, di quando una partita, una vittoria si fanno propaganda per dittatori senza scrupoli; ma, soprattutto (e con maggior diletto da parte dell’autore) di quando esse incarnano il riscatto di un popolo verso la libertà. Ogni capitolo una storia, e ogni storia una sorpresa: dalla ribellionedi Mario Kempes, che sul podio dei Mondiali in Argentina non strinse la mano ai militari che tenevano in pugno la nazione; al movimento Democratia Corintiana di Socrates e Casagrande, che in Brasile fu un’autentica spina nel fianco del potere militare di Mèdici; a padre Vittorio Dongiovanni, missionario che negli anni Novanta in Sierra Leone, per mezzo di una palla, si provò a restituire a dei bambini soldato un po’ di gioia e un po’ d’infanzia; alle donne iraniane che, anche avvicinandosi allo stadio, hanno fatto qualche passo in più verso la propria emancipazione. “Chi dice che il mondo del calcio altro non è che l’immagine della società, dice una fesseria. Il mondo del calcio è parte della società, una parte forte e potente che può permettersi molto. Questo vale in Brasile, un paese di appassionati e giocatori di calcio, ma anche in Italia e sarebbe bello se i giocatori ne avessero coscienza. Alcuni di loro si prestano come testimonial per iniziative benefiche, ma potrebbero fare qualcosa in più. (…) Potrebbero interessarsi un po’ alla gestione del club in cui lavorano. Potrebbero ambire a crescere insieme alla squadra in cui militano, invece di non far altro che aspettare di essere acquistati dalla Juve, dal Milan o dall’Inter allo stesso modo in cui un impiegato attende una promozione a funzionario o dirigente. Ma forse questo è Fantacalcio”. Mi piace questo candore consapevole. Mi piace questo libro in cui si parla di pallone, di conquiste e di diritti raccontando senza mai troppo spiegare: personalmente non sopporto chi parla di calcio con disprezzo, gli intellettuali che vogliono Salvare Il Mondo e considerano il calcio come l’oppio dei popoli… Niente di più ridicolo: anche in un’ipotetica società senza classi, sono assolutamente certo che continuerei a rischiare una coronaria per ogni calcio d'angolo avversario. Ma Daniele è tifoso e nelle sue pagine non c’è ombra di tutto questo. Al contrario, ci siamo anche noi, c’è un po’ di posto anche per la curva Maratona e il suo inimitabile stile. In un capitolo dedicato al calcio nella terribile guerra civile jugoslava, vengono ricordati i fatti del 30 gennaio 2000, quando – in occasione della partita della Lazio contro il Bari – nella curva di casa apparse il discutibile striscione “Onore alla tigre Arkan” (dedicato a Zeljko Raznjatovic, leader nazionalista serbo inserito dal Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia nella lista degli imputati per crimini contro l’umanità). “In Italia di scatenò un pandemonio, proteste, frasi di sdegno e condanna da parte di politici e opinionisti. Parole un po’ vuote e retoriche, come spesso capita nel nostro paese quando si parla della relazione fra calcio e violenza. Parole eccessive, in questo caso. Forse sarebbe stata sufficiente la sintetica risposta affidata a uno striscione della curva Maratona quando il Torino accolse proprio la Lazio, il 6 febbraio seguente: ONORE A GATTO SILVESTRO”.Insomma: se avete un po’ di tempo per un piccolo viaggio alternativo nel mondo del pallone, mi permetto di consigliare questa lettura interessante e gradevole. Dimenticavo: per chi avesse bisogno di qualche referenza in più, il libro è dedicato nientemeno che “al popolo granata, con il quale – scrive l’autore – condivido quei sogni che complicano la vita”.Serve altro?Un abbraccio a tutti, Marco

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