Era il titolo di una canzone di Vasco Rossi. “Ormai é tardi, guarda il tempo: vola via... Non si torna, comunque sia”. Non volendo imitare -non essendone in grado- Mauro Saglietti che ha espresso venerdì il suo pensiero con il testo di un altro celebre brano italiano, abbandoniamo la musica e torniamo al calcio. Alla partita di ieri sera, quando il Torino ha realizzato un bel poker. Quattro gol: é la terza volta negli ultimi sette anni che accade un evento simile (ne parlerà più diffusamente Gianluca Sacchetto più tardi nel consueto appuntamento con la statistica), che assume l'aspetto di un miracolo nel momento in cui osserviamo che non é stato realizzato da una squadra scintillante e lanciata verso la vetta, ma da un gruppo frammentato, in crisi psicologica, e reduce da quattro sconfitte consecutive in una modesta Serie B.Cosa é cambiato, con il rientro di Lerda? Non pare il caso di addentrarsi in analisi particolarmente profondo per trovare la risposta, dacché ieri si sono visti, in campo, due novità che si lasciano identificare piuttosto chiaramente: attributi e semplicità.I primi, li hanno messi in campo i calciatori granata. Hanno corso, hanno tamponato e sono ripartiti; sono scesi sul terreno di gioco con l'atteggiamento dei forti fin da subito, reggendo anche la pressione psicologica che una parte della compagine avversaria (aizzata scientemente dal tecnico) cercava di applicare. Dal punto di vista della grinta, l'Ascoli ha fatto altrettanto; ma non é bastato. E questo dimostra che, a parità di atteggiamento, ad una squadra del livello di questo Torino non sarebbe servito molto per vincere molte, molte altre partite.La seconda, la semplicità, parrebbe averla applicata Franco Lerda. Abbandonato il suo schema adorato, ha acconsentito a mettere sul tavolo un 4-4-2 che magari non ne farà il giovane allenatore più ambizioso d'Italia, ma che gli fa fare i punti. Gasbarroni sa fare i cross, e un attaccante come Bianchi vorrebbe lui (Gas) e loro (i traversoni) sempre presenti, per fare ciò che sa fare se gli si dà quel minimo sindacale cui un centravanti ha diritto.L'impressione complessiva, il pensiero più ricorrente che sentiamo ripetere da parte dei tifosi che ci scrivono in queste ore, si riassume in un “Non ci voleva poi tanto”. Vedere giocatori che, se solo lottano come hanno fatto ieri, vincono, anzi alimenta rimpianti e perfino un po' di rabbia. Chiedersi a cosa sia dovuto questo repentino cambio d'atteggiamento é invece esercizio inutile. Dirsi che probabilmente, come in apertura, “ormai é tardi”, può essere deleterio come lo sono i rimpianti.E allora, cosa resta da fare? Ripetersi. Ripetere queste partite, con questa rabbia, fino alla fine. E poi, vedere se si é iniziato a correre solamente tardi, o definitivamente troppo tardi.
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Ormai é tardi?
Era il titolo di una canzone di Vasco Rossi.
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