Venezia, 1941. La guerra mondiale è in corso, italiani e tedeschi sono molto convinti di essere a un passo dalla vittoria, il festival di Venezia si tiene e partecipano solo i paesi alleati di Hitler e Mussolini. Ma il film italiano che desta l’attenzione è sicuramente l’esordio alla regia di Luchino Visconti. La storia è quella di “Il postino suona sempre due volte”, il noto romanzo di Cain portato poi sullo schermo anche da Jack Nicholson: siccome c’era la guerra, i diritti non furono mai pagati. Doveva interpretarlo Anna Magnani ma la diva del varietà era incinta: al suo posto Clara Calamai. Amore, sesso e morte nella bassa padana: il film non piacque per niente al regime. Anche perchè tutti quelli che ci hanno lavorato erano notoriamente comunisti, protetti da Vittorio Mussolini che era il figlio cinefilo del duce.La mia personale ossessione, in questa fase, è il fatto che non si gioca, che si inseguono le voci su acquisti e cessioni, che per guardare il calcio mi tocca rifugiarmi dalle parti della Premier League (a proposito, ma ai nostri arbitri fanno vedere le partite inglesi? Se sì, allora chi ha annullato il goal di Arma contro il Brescia era sicuramente in cattiva fede). Per me veder scendere in campo il Toro è davvero tutto, quando si schierano e dopo pochi secondi parte il fischio di inizio io dimentico tutto. Invece adesso mi tocca inseguire tutte le voci che riguardano i nostri. Per fortuna mi consolo pensando che ho visto le ultime partite giocate da un Toro vero, e pensando anche che Petrachi non è certo uno scemo e merita la mia (nostra) fiducia. Poi mi consolo notando che la squadra ha potuto allenarsi con i tifosi che non l’hanno contestata ma sostenuta. Insomma, il clima è migliore. Di strada ne abbiamo ancora tanta da fare, ma a gennaio scorso stavo molto peggio e Petrachi era ancora uno sconosciuto: dei miracoli mi sono accorto dopo (e pensare che c’è anche qualcuno che lo ha contestato, nel nostro ignobile novembre)
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