mondo granata

Paolo Archetti

Nel grande panorama musicale italiano c’è spazio per tanti gruppi piemontesi e tra questi gli Yo Yo Mundi.
Redazione Toro News

Nel grande panorama musicale italiano c’è spazio per tanti gruppi piemontesi e tra questi gli Yo Yo Mundi si sono ritagliati il loro successo, partendo da Acqui Terme, la loro città. Il leader e cantante della band, Paolo Archetti, oltre alla musica e ai risvolti sociali dei messaggi che lancia, ha un’altra grande passione, il Torino. Così abbiamo voluto sentire anche il suo parere sul nuovo corso granata e quanto vissuto nella scorsa torrida estate.

Per cominciare ci piacerebbe conoscere le ultime vostre fatiche, tra cui la sonorizzazione del film 'La caduta di Troia'.'E' stato un anno stupendo per gli Yo Yo Mundi: è uscito Resistenza, l'album live con un dvd documentario, tratto dallo spettacolo La Banda Tom e altre Storie Partigiane. E’ un lavoro sulla memoria dedicato a chi ha vissuto quegli anni di lotta e speranza e, soprattutto, realizzato "alla faccia di chi" vorrebbe riscrivere in modo strumentale pagine della nostra storia o quanto meno edulcorarle. Sulla scia di questo successo abbiamo in progetto parecchi concerti e incontri, ricordiamo per i torinesi che il 24 novembre alle ore 18 saremo da Fnac. Il nostro album Sciopero continua a trovar fortuna all'estero, dopo essere uscito in Gran Bretagna ora è anche negli Usa, seguiranno alcuni nostri concerti in Inghilterra e Scozia. Il nostro fiore all’occhiello però è il film ‘La caduta di Troia’, che ci ha visto debuttare ad Alessandria lo scorso 20 ottobre davanti a tantissime persone. Per avere ulteriori informazioni potete collegarvi al nostro sito '.Venendo al Toro, che ne pensi di un 'alessandrino' alla sua guida?'E' un tifoso ed è un imprenditore che ha dimostrato di saperci fare nel suo campo. Mi sembra anche una persona sorridente e positiva. Che sia alessandrino poco importa, forse questa provenienza segnala ancora una volta quanto siano succubi i ricchi torinesi di fronte al potere dei gobbi. Insomma parafrasando il grande De Gregori: 'Cercando un altro Egitto' abbiamo trovato il Cairo'.Come hai vissuto le note e incredibili vicende estive?'Mi hanno sconvolto e se possibile, temprato e rinnovato nel mio essere tifoso. Ero ad Acqui la sera del disastro definitivo e sono passato davanti all'Hotel Terme, dove la squadra era in ritiro. Ho incontrato e parlato con Nista, con il caro Salvadori figlio del grande Faina, abbiamo ricordato la partita dell'anno prima tra lo staff Toro e gli Yo Yo Mundi e abbiamo discusso della situazione folle, irreale che s'era ormai manifestata. Erano distrutti. Vicino a noi i giocatori increduli, molti di loro hanno pianto e intorno un pugno di tifosi come me, senza parole, come svuotati, senza più il Toro. Poi ho seguito la questione Lodo pur essendo in tour, grazie agli sms e alle telefonate di alcuni tifosi amici. Momenti ancora peggiori li ho vissuti durante 'l'affaire Giovannone'. Ricordo che avete pubblicato un appello anche con la mia firma e ben sapete quale fosse la mia posizione. Ero basito e preoccupato per il Toro dei lodisti che stava nascendo sotto ombre di stampo moggiano ( a proposito un grazie al Sindaco Chiamparino per quanto ha fatto). In quel preciso momento ho capito che forse c'era un disegno per cancellarci per sempre. Un incubo finito con l'arrivo di Cairo. Non vorrei chiamarlo il salvatore, come simpaticamente molti lo hanno definito, ma vorrei sottolineare ancora una volta che è un tifoso e quando sbaglierà (se mai capiterà), lo farà da tifoso. Ecco questa per me, lo ripeto, è già una grande e indispensabile garanzia'.Come ti senti di giudicare gli anni di Cimminelli?'Una pena infinita, una politica assurda, suicida e prepotente. Abbiamo assistito impotenti ad uno smembramento scientifico del nostro Toro e delle sue proprietà materiali e morali. Prima lo si è ridotto a qualcosa di inguardabile, poi, non contenti, lo hanno fatto a pezzi continuando a raccontarci altre verità (balle?), consentendo a qualcuno di potente di darci il colpo di grazia. Ma la nostra idea di Toro non può morire e questa rinascita a 'dispetto dei santi' ne è la miglior conferma'.Come ti senti di giudicare Gianni De Biasi?'Mi piace. Come persone mi piacevano molto anche Camolese e Rossi che ho avuto la possibilità di conoscere personalmente (due belle persone e due cuori Toro). Di Gianni De Biasi mi garba e mi entusiasma l'aspetto tecnico, l'impronta guerresca e creativa che ha dato alla squadra (anche con gli altri due accadeva certo, ma solo a tratti, senza questa continuità, senza quest'energia). Mi coinvolge tanto questa squadra che non ha paura di niente e nessuno e che non ci costringe sempre a soffrire. Mi piace la vocazione all'attacco e l'idea di gruppo che si è creata. Ecco questa è una cosa incredibile ed entusiasmante se pensiamo a come è nato questo gruppo, a come sono stati scelti i giocatori e mescolati. Poi di De Biasi ho letto alcune interviste che mi hanno molto incuriosito, mi ha fatto piacere scoprire che in questo mondo di qualunquismo e qualunquisti che è il calcio in Italia, lui si sia esposto con coraggio, impegnandosi anche politicamente'. La squadra come la vedi? Con quest'organico può arrivare subito in A oppure sono necessari ritocchi di mercato che si faranno a gennaio?'Con una preparazione estiva adeguata e una punta di peso quale sostituto di Stellone, quest'organico sarebbe da A, ma a questo punto qualche ritocco è necessario visti gli infortuni, vista la stanchezza palesata da alcuni giocatori negli ultimi turni, vista l'infinità di impegni: quelli passati e quelli futuri. Potendo giocare al calciomercato mi piacerebbe il ritorno di Marazzina, uno da Toro, Maccarone o Tare, buoni tutti e due. Milanetto a centrocampo però sarebbe il massimo, è un grande giocatore ed è tifoso del Toro. L'altro Brevi farebbe anche molto comodo. In difesa guarderei a Sottil o a Marchese, con quest’ultimo favorito perché molto più giovane. Non farei tornare Pinga, non si diverte e diverte a tratti, ma cercherei comunque un giovane talento per coprire il ruolo di Rosina. E poi per la serie A consiglio un attaccante, un certo Zuma che gioca in Germania, uno così ci farebbe vincere il derby, credetemi'.C'è un giocatore che ti ispira in modo particolare?'Vailatti, perché sono un romantico e perché penso che un giorno lui sarà il capitano del Toro, se lo merita anche perché non è solo un giovane di belle speranze, ma in qualche modo è un predestinato, diverrà il nostro campione: dalla Primavera alla serie A. In realtà, mi piacciono tutti, hanno fatto qualcosa di grande scegliendo il Toro e impegnandosi così come stanno facendo, sarebbe ingiusto dimenticarne qualcuno'.Tra i personaggi della vecchia società ne rimpiangi qualcuno?'Zaccarelli in qualunque ruolo, un signore, un grande capitano. Poi Marazzina, Conticchio che è una grande persona e i giovani cresciuti nella Primavera, esclusi quelli che hanno scelto la gobba, quelli no, mi dispiace per loro che non hanno capito che giocare nel Toro non può essere solo un lavoro ben pagato, ma qualcos’altro. La mia parte irrazionale di tifoso non riesce a trovare giustificazioni anche se capisco che la gran parte delle colpe è e resta di Cimmi, colpevole anche di questi tradimenti. Il fallimento e l'insicurezza latente divenuta realtà, hanno fatto sì che ragazzi di vent'anni, già vittime delle sirene del consumismo, finissero, più o meno convinti, tra le zanne degli sciacalli di turno. Vorrei approfittare di questa intervista per ricordare e ringraziare tutti i dipendenti del Toro, quelli che hanno perso il posto di lavoro. Vorrei dare a loro un grande abbraccio perché sono state vittime incolpevoli di quello scempio, troppe volte dimenticati pur essendo stati quelli che hanno pagato più duramente con la perdita del lavoro e del salario, colpa di quella gestione dissennata e fallimentare'.Pensi che con Cairo alla guida sia tornata l'ora del riscatto granata?'Sì. Siamo tornati. Siamo ancora Toro.'