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LE VOCI

Parola ai Toro Club: “Buongiorno? Noi presi in giro”. “No, chi vuole andare vada”

Redazione Toro News
Quattro domande sulla situazione in casa granata, dall’altra parte del microfono tre presidenti di Toro Club in giro per l’Italia

Quattro domande, tre pareri differenti. Torna "Parola ai Club": il format pensato da Toro News per dare voce ai Club granata sulla prima e più importante testata giornalistica online dedicata al Torino FC. Tre diversi rappresentanti di Toro Club sparsi in giro per l’Italia sono i protagonisti di questo format. Per questa puntata parola a Davide Pollano (presidente Toro Mio e Giuristi Granata), Lorenzo Pistamiglio (presidente Toro Club "Sauro Tomà") e Aldo Cappon (presidente Toro Club Veneto Granata "Aldo e Dino Ballarin")

Per Buongiorno sembra vicina la cessione. Che ne pensate?

Cappon - "A me è subito venuta in mente la situazione legata alla scorso anno, quando sembrava dovesse andare all'Atalanta. All'ultimo c'è stato un cambiamento e proprio lui per sua volontà ha deciso di non cambiare squadra. Io spererei che anche quest'anno rimanga in granata. Però non può rimanere tutti gli anni così, non è una bella situazione questa".

Pistamiglio - "Il discorso di fondo è questo. Sono diciannove anni che Cairo ci prende in giro. Perché continua a vendere i migliori giocatori che abbiamo da Bellanova a Buongiorno? Incomincia a tenere qualche giocatore, soprattutto giovane. Insomma, l'altra volta hai venduto Bremer, un'altra volta hai venduto un altro giocatore. Non siamo nemmeno rattristati, siamo delusi. Non è possibile che tu prendi una squadra come il Torino, con il suo blasone e ci tieni a bagnomaria. Ogni anno se non rischiamo la retrocessione siamo noni o decimi".

Pollano - “Ovviamente sono dispiaciuto, è un ragazzo del settore giovanile e speravo rimanesse con noi più a lungo”.

La società dovrebbe opporsi a prescindere ad una sua cessione o certe offerte sono irrinunciabili?

Cappon - "Il mondo del calcio è cambiato. Tutte le squadre cercano di vendere e comprare. Non siamo solo noi così, però ho letto che società e calciatore dovrebbero ancora incontrarsi. Non è una scelta facile, io ho apprezzato molto la sua decisione dello scorso anno. Tuttavia bisogna anche mettersi nei panni del calciatore e capire che fare un campionato da metà classifica non è una grande ambizione".

Pistamiglio - "La società non si oppone. Ma una volta che hai preso tanti soldi e poi non li investi, a cosa mi serve cedere? Ad un certo punto dai un po' di soddisfazione alla gente e questo ho avuto occasione di dirlo anche al presidente: "Ma è possibile che tu prendi una squadra di calcio e vieni insultato quotidianamente dalla tifoseria perché non riesci a fare una squadra degna, un po' all'altezza?" Si vede che lui si accontenta di essere insultato quotidianamente. Io posso avere tutti i soldi di questo mondo, ma non ci tengo ad essere insultato tutti i giorni dalla tifoseria. Cerco di fare del mio meglio. Lui ha sempre detto di essere l'allievo di Berlusconi, ma non hai imparato nulla allora, sul piano calcistico. Berlusconi comunque il Milan l'ha fatto grande. Io non pretendo che il Toro diventi grande così, però serve qualcosa in più. A me piacerebbe che Cairo fosse lodato, ma con questo tipo di gestione il risultato è l'opposto"  

Pollano - “Quando si verificano queste situazioni significa che la società e il giocatore hanno deciso di risolvere il contratto. Alla società sta bene prendere quaranta milioni e al giocatore va bene andare a prendere più soldi in una società più ambiziosa del Toro. Nel 2024 non si tengono i giocatori controvoglia, è controproducente per tutti”.

Sareste delusi da Alessandro in caso di addio dopo che l’estate scorsa apriva alla possibilità di diventare bandiera granata?

Cappon - "Un po' si. Anche perché con la partenza di Rodriguez sarebbe lui a tutti gli effetti il capitano. Sarebbe una bandiera, cresciuta nel settore giovanile. So che sarebbe impossibile, ma io vorrei vederlo tutti gli anni in granata".

Pistamiglio - "Deluso è a dir poco. Cairo però ogni anno fa sempre così, non ci dimostra mai di dire che ha due giocatori giovani da cui ripartire e fare una base buona. Subito li toglie. Questo cosa dimostra? Che vuoi fare quel tipo di lavoro e che te ne freghi della tifoseria. Come imprenditore di editoria è un campione, ma a livello di calcio non arrivano soddisfazioni. Una volta mi disse 'Ma come mai i presidenti delle altre società vengono a cercare i miei giocatori?' Semplice: lei non è il presidente di un club che ci tiene, lei è un supermercato. Se viene qualsiasi persona a chiedere un giocatore lei lo cede. Invece, bisogna fare come è successo l'anno scorso con Ricci, con la Lazio che lo voleva a tutti i costi. In questo caso si è dato un valore maggiore al giocatore e lo si è tenuto. I giocatori non sono figurine. Se fai un gruppo coeso ci guadagni e fai felice i tifosi. Altrimenti perdi i tifosi".

Pollano - “No, l’anno scorso è stato sincero ed è comprensibile quest’anno. mi sarebbe piaciuto che rimanesse ancora due o tre anni al Toro e che partisse un processo di crescita con lui capitano, però lo posso capire. Ma non è un caso Belotti, secondo me è diverso”.

 

Cosa manca al Toro per diventare un punto di arrivo e non di passaggio?

Cappon - "Servirebbero dei rinforzi. Quest'anno siamo andati vicini alla Conference, però se una squadra non è completa non si può ambire a risultati sempre positivi. Non manca molto, anche perché quest'anno abbiamo fatto un campionato discreto. Però se non viene fatto ciò che si deve fare al 100% non si riesce ad essere competitivi. Oltre alle cessioni servono anche dei rinforzi".

Pistamiglio - "Manca semplicemente una cosa: acquistare due o tre giocatori di carisma, veramente validi. Per esempio il Bologna, ha preso tre o quattro giocatori, alcuni anche in prestito, di una certa qualità. Questo man mano ti dà la possibilità di salire, noi tutti gli anni siamo sempre fermi". 

Pollano - “Non esistono punti di arrivo, i giocatori vanno via anche da squadre più grandi e più importanti di noi. Quando hanno i cosiddetti mal di pancia o quando si verifica una situazione reciproca di comune interesse, i contratti si sciolgono. In questo calcio i contratti valgono molto poco purtroppo, chi pensa il contrario vive ancora nel mondo del calcio degli anni Ottanta. Ricordiamoci che un cuore granata come Lentini non ci ha pensato due volte ad andare via, Fuser è andato via e prima erano andati via altri giocatori”.

Articolo a cura di Piero Coletta, Enrico Penzo e Giacomo Stanchi