di Giacomo Serafinelli
mondo granata
Persecuzioni arbitrali
Buongiorno Toro...che i gobbi siano oggetto di sesquipedali errori arbitrali, è ormai sotto gli occhi di tutti. Nessuno più di loro subisce ingiustizie da sempre. Ma passando interi pomeriggi a spulciare tomi ed enciclopedie come un vero topo di biblioteca, ho scoperto che gli iniqui trattamenti ai danni degli antenati della seconda squadra di Torino erano già stati descritti dai più grandi geni della letterarura. Dal Palinsesto Ambrosiano, infatti, si evince come Tito Maccio Plauto avesse già parlato, nel suo inedito Giuventinaria, della decadenza morale di un'intera gens arbitrale appartenente alla vituperata classe dei tribuni della plebe. Di questa decadenza avrebbero fatto le spese dei “probi” atleti in tunica a strisce bianche e nere. Non fu da meno Giulio Cesare, che nel suo De bello giuventino parla, in un capitolo inedito recentemente trovato sotto un millenario menhir appartenuto ad Obelix, di una vera e propria guerra mediatica (ovvero a colpi di piccioni viaggiatori, staffette a cavallo e giornali vergati su carta pecora), contro un gruppo di “valorosi” resistenti all'occupazione romana. Costoro, oltre alle tradizionali corna sulla testa, avevano due caratteristiche fondamentali: si dipingevano il viso di bianco e nero e si lamentavano per settimane ogni volta che perdevano una battaglia. Anzi: una volta si arrabbiarono a tal punto che per dispetto smisero di parlare. Ma il testo più signficativo fu scritto in un'epoca molto più recente da Alessandro Manzoni: la Storia della colonia infame. Nell'opera si parla di una colonia di inquietanti uomini vestiti di nero che imperversavano su e giù per l'Italia appena unificata portando alle labbra uno strano emettitore di fischi o sventolando rudimentali e lacere bandierine gialle. Costoro avevano come unico scopo quello di bloccare le gesta di un gruppo di giocolieri vestiti di bianco e di nero che girovagavano per portare in giro il loro spettacolo circense: questo consisteva nello scagliare con i piedi delle sfere fatte di stracci o scarti di cuoio cuciti a mano dentro a delle reti di corda.“Questa rete non s'ha da fare né ora, né mai!” gridavano i maligni uomini in nero.Ovviamente i giocolieri si lamentavano e si strappavano i capelli (o i parrucchini) dalla disperazione. Come vedete la persecuzione ai danni della seconda squadra di Torino va avanti da millenni.
Meglio leggere un buon libro.P.s.: mi perdonino gli amati Plauto, Giulio Cesare, Manzoni e Obelix se, per gioco, li ho accostati ai due “non-colori”. Ma si sa: “omnia munda mundis”.
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