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Pietro Micca, il 1706 e la Sampdoria

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Anni 80. Finale di Coppa Italia. Una delle tante. Toro-Ciclisti. Un gruppo di Ultras Granata, senza simboli di riconoscimento, staziona davanti alla Maratona: è presto per entrare. Un ragazzo blucerchiato arriva tutto solo. E' molto...
Diego Piovano

Anni 80. Finale di Coppa Italia. Una delle tante. Toro-Ciclisti. Un gruppo di Ultras Granata, senza simboli di riconoscimento, staziona davanti alla Maratona: è presto per entrare. Un ragazzo blucerchiato arriva tutto solo. E' molto giovane, sarà sui 17 ed è un po' gracile. La sciarpa dei ciclisti è proprio in clamorosa evidenza. Lo vedo e penso che gli manchi una rotella o sia uno sprovveduto totale. Chiede informazioni, vuole sapere "se è giusto" per andare nella curva dei tifosi sampdoriani. E' tranquillo, è proprio completamente sprovveduto, è giusta la seconda. Si rivolge ad un famoso e mooolto ben piazzato Ultras del Toro, che è seduto su una transenna. Ha scelto veramente bene la persona alla quale fare domande, penso. L'Ultras scende dalla transenna. Con la massima calma e studiata lentezza lo guarda, in silenzio. Lo sovrasta. Gli appoggia una mano sulla spalla, quasi lo abbraccia. Lo salva. Lo salva anche dagli altri. Gli dice: "No, proprio no, non è la curva della Sampdoria, questa...". Il ragazzotto capisce (finalmente), ringrazia balbettante e si allontana, diciamo così, di buon passo, scomparendo per sempre dal mondo Granata. Quel giorno capitarono altre cose, prima e dopo, ma non le ricordo o, forse, non le voglio raccontare.

Un piccolo episodio ha scatenato i miei pensieri. Qualche giorno fa la mia amica Liliana ha portato in ufficio dei dolci, per me e per il mio staff di collaboratori (Urbano non c'era, gliene ho tenuti due da parte). Buoni. Una specie di meringa con praline e una crema cioccolatosa. La cioccolata non fa bene ai cani, si sa, ma io li ho assaggiati ugualmente. Proprio buoni. Poi ho guardato la confezione per sapere il nome dei dolcetti. Un nome curioso: "Le palle di Pietro Micca". Non so bene per quale strano motivo, alla parola "palle" ho abbinato subito i giocatori del Toro. Forse perchè mi sono rotto le suddette? Forse perchè penso che qualcuno non ne sia ben fornito? Neanche io, che sono un maestro di vita, ho capito se i nostri giocatori ci sono o ci fanno. Ho esaminato il foglietto che accompagnava il sacchettino delle meringhette... ho notato subito Pietro Micca, rappresentato nel famoso dipinto di Andrea Gastaldi, poi ho letto la descrizione del prodotto, che riporto quasi fedelmente: "Contrariamente alle facili allusioni, si vuole portare alla memoria le granate che il prode fece brillare per contrastare l'avanzata francese nei cunicoli della Cittadella durante l’assedio del 1706. Egli si sacrificò salvando il commilitone a guardia della porta con la celebre frase «Alzati di là, sei più lungo di un giorno senza pane, lascia fare a me e scappa a salvarti», ecc...". Non la disse in italiano, naturalmente, ma in dialetto.Questo episodio è il simbolo del sacrificio di chi ha difeso Torino in quei giorni terribili e, più in generale, di chi si sacrifica per salvare gli altri, in nome di un ideale. Quante potenziali metafore Granata si possono manifestare nella nostra mente, fatte le debite proporzioni, no? Fate voi, se volete. Quante ispirazioni... anche irriverenti e scorrette: una palla di Pietro Micca, quindi, è una granata... o viceversa; curioso. L'assedio del 1706: giusto duecento anni prima di un altro importantissimo evento per la città di Torino e un pensierino per gli appassionati di date. La guardia della porta (che non ci riesce sempre benissimo in campo, nonostante Sereni sia tornato e abbia smesso di far giocare quel suo parente che gli assomiglia), che riesce magnificamente ai tifosi! Sì, i sup-PORTE-rs chiamati all'importante compito di controllare le porte, al fine che nessuno s'intrufoli nei cessi, mentre le colleghe tifose si dedicano ad attività fisiologiche. Questo capita sia davanti alla Maratona, al chiosco di Corso Sebastopoli dove (forse) la troppa birra favorisce questo folkloristico e ripetitivo evento, sia dentro lo Stadio dove, però, le Granata Women preferiscono muoversi in piccoli comitati solidali, spontanei e autogestiti. Su Facebook il prestigioso e delicato compito di vigilare sulla porta del WC è giustamente esaltato dal gruppo Ordine Dei Templari Guardiani Di Porta, un clan che ti "strega" con la sua capacità di valorizzare questa fondamentale funzione sociale.

Per farmi perdonare da Pietro Micca del fatto di averlo accostato a queste facezie, vi dico che il coraggioso eroe era nato a Sagliano d'Andorno, nel Biellese, che ora si chiama Sagliano Micca, il 5 marzo 1677.  Il suo soprannome era "Passapertutt" ed era scalpellino e minatore. Dopo la sua morte, al figlio e alla vedova furono assegnate due razioni di pane al giorno, una sorta di vitalizio. Troppa grazia. Pare che, nella notte tra il 29 e il 30 agosto del 1706, Pietro si trovasse vicino ad un accesso alle gallerie che immettevano all'interno della Cittadella. I francesi entrarono, superarono i soldati sabaudi che difendevano quel luogo, scesero e si trovarono davanti ad una porta sbarrata da Pietro Micca, di guardia a quel settore, come una sorta di steward ante litteram, che si mise subito a minare la scala nel caso il nemico fosse riuscito a sfondare, come avvenne. Micca, a quel punto, scacciò e salvò un commilitone che, troppo lentamente, tentava di innescare la miccia. Ci pensò Pietro, di fretta, senza possibilità di potersi mettere in salvo. L'esplosione travolse i francesi e uccise anche Passapertutt. Molti scrittori che si occuparono dell'eroica figura di Pietro Micca, raccontarono la versione "patriottica" della storia, a volte esagerando con la retorica, a volte aggiungendo particolari decisamente fantasiosi e poco credibili. Un po' come faceva mio padre, quando mi raccontava di improbabili partite disputate dal Grande Torino, tipo il Brasile di Pelè contro Valentino Mazzola e compagni. Poco convincente, ma suggestivo. Forse anche noi Granata a volte esageriamo con la retorica. Qualcuno storcerà il naso e affermerà che, finché non ci scrolliamo dalle spalle la polvere del passato e del romanticismo, non riusciremo a vincere. In contrapposizione, però, vorrei citare il mio amico Lupo Granata, valoroso tifoso di Napoli, che scrive: "D'accordo, ma nemmeno noi nel '76 vivevamo in funzione del Grande Torino; negli anni '80 avevamo un Toro non vincente ma cazzuto, sempre in posizione di medio-alta classifica, e non vivevamo costantemente proiettati al passato. Agli inizi degli anni '90 stavamo coronando il sogno europeo e parlavamo di Grande Torino solo come pietra di paragone; è da quindici anni a questa parte che non sappiamo dove aggrapparci e necessariamente pensiamo alle ns. radici nella speranza che...".  Finisco io: "nella speranza che ci sia ancora speranza", proviamoci. Ricominciamo per la millesima volta. Non mi arrenderò mai. Per oggi basta così.

PRIMA VI DICO E POI FACCIO! E non, come dice il mio amico Jim, "Prima mi faccio, poi vi dico!". Woooffffff!!!!!!!!!!

Dottor Puzzetto (Percival Ulrico Zoroastro Zacintus Ermenegildo Theodor Theophilus Orson)Presidente Toro Club Amici a 4 zampe