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Piove

di Fabiola Luciani Piove. Sul ciglio della strada sto seduta, così, in balìa di quelli che sembrano ricordi, ma forse sono precognizioni. Quelli di ieri, per me non sono lontani cent'anni e sono simili a quelli di oggi. Prima...
Redazione Toro News

di Fabiola Luciani

 

Piove. Sul ciglio della strada sto seduta, così, in balìa di quelli che sembrano ricordi, ma forse sono precognizioni. Quelli di ieri, per me non sono lontani cent'anni e sono simili a quelli di oggi. Prima della pioggia.

C'è fango: con la punta delle scarpe traccio solchi dove sembra vadano a finire le ultime mie speranze, ma sono solo delle logiche deduzioni:

la consapevolezza della caduta definitiva come di una triste realtà più possibile che avvenga piuttosto che no;

la consapevolezza dell’incubo che stiamo vivendo come di una realtà al momento solamente sognata, ma che con ogni probabilità ci aspetta al varco del nostro risveglio;

la consapevolezza che la nostra amata squadra è al momento la più fragile, la più vulnerabile, la più informe, la più in disarmo di tutta la serie “A”;

la consapevolezza che la serie “B”, per quanto ci riguarda, è una dimensione terribilmente, nonché perfettamente connaturata al gioco espresso, ai giocatori che la esprimono, all’allenatore che li guida, e a un impalpabile presidenza fiduciosa, forse, che, nell’imperativo di una riconoscenza eterna per una promozione ottenuta quattro anni fa, possa pareggiare tutto … anche un’eventuale retrocessione.

 

Ecco, alla fine tutte queste consapevolezze ne fanno una sola. Scansarla sarebbe un atto suicida. Guardarla negli occhi, invece, è forse la soluzione e senza forse anche l’unica cura ammessa. Solamente così, forse, potremmo, anzi potranno, di partita in partita, guadagnarsi quel quart’ultimo posto che significherà, intanto, sopravvivenza dall’oggi al domani. Un domani comunque ancora oscuro e offuscato, ma verso i cui lidi siamo obbligati ad arrancare come se si trattasse del più sfavillante e radioso El Dorado.

Della Coppa Italia, lo dico, mi importa ormai poco e nulla. Le partite della vita sono le prossime tre, ovvero le ultime concesse al mister prima della sosta natalizia, anche se in queste ore circolano voci diverse da quelle pronunciate dal Presidente. Uscire sconfitti anche in quelle gare, significherebbe delineare la più precoce e preoccupante opzione sulla retrocessione di cui si abbia memoria nella storia del Torino Calcio.

Anche se può non sembrare, il mio non è affatto un isterico pessimismo o uno smodato abbandono alla deriva imperante del momento, bensì il risultato di una pura e semplice osservazione della situazione attuale e delle dinamiche in atto. Una squadra disposta a mollare sciaguratamente scafo, remi ed equipaggio alla prima avversità che possa accaderle nei novanta minuti e oltre di una partita qualunque, come può essere per un errore arbitrale, per una prodezza dell’avversario oppure per un malaugurato infortunio di gioco; pensate come potrà reagire vedendosi sprofondata a raschiare il fondo della classifica, e magari con un divario di punti già consistente percepibile dalla penultima!

Ma avete visto il Cagliari nelle ultime otto giornate?

GDB o chi per esso, dovrebbe far trasmettere quelle gare a ciclo continuo, affinché vengano assimilate per bene come una potente lezione morale. Una lezione da impartire a sé stesso e ai suoi sbandatissimi ed inconcludenti prodi. Ebbene, questo Cagliari ha vinto le sue paure iniziali. Ha vinto innanzi a sé stessa, e soprattutto in ragione dell’idea che si è meritata di sé.

Quello che sto cercando di sottolineare è che con squadre animate da una simile consapevolezza e determinazione, la nostra non avrà mai scampo. Quel che è accaduto a Siena dopo i primi venti minuti ha contraddetto qualsiasi logica sportiva. Sotto di un goal, non siamo stati noi a rianimarci, bensì gli altri. In sostanza è stato come mettere in contrapposizione la ferocia del Siena con la mollezza del Toro, il rispetto della maglia degli avversari con il disinteresse assoluto per essa dei nostri, la capacità di partecipare attivamente a un’idea di gioco e di squadra dei senesi con l’improvvisazione da spiaggia della nostra armata Brancaleone.

Ora mi chiedo, quando mai potremo di nuovo ambire a vincere e fare punti partendo dalla premessa che mollezza, disinteresse e dilettantismo sono i tratti peculiari e rappresentativi dei nostri giocatori, mentre al contrario ferocia, rispetto e disciplina nel loro insieme costituiscono immancabilmente le virtù logiche e basilari di ogni avversario che ci capita di trovare di fronte?

I giocatori e più precisamente quelli nostri, debbono capire una cosa fondamentale: se finiranno in serie “B”, sarà perché avranno dimostrato appieno di essere semplicemente giocatori da serie inferiore, e da quel punto in poi la loro fulgida carriera dovrà svilupparsi di conseguenza, ovvero all’insegna di una recessione brusca, beffardamente analoga a quella che sta attraversando il pianeta oggigiorno, o, nel caso dei giocatori più anziani, estinguendo nel segno di una disonorevole disfatta che i trionfi passati non potranno mai più redimere. Per concludere, mi auguro che dal momento che la nostra fantascientifica e tipicamente orwelliana Società Torino Calcio a cui spesso noi tifosi ci riferiamo, vive reclusa in un suo algido “nulla”, che sia almeno la voce di questo nostro concreto e grave spavento a penetrare le mura della Sisport, per trasmettere a coloro che vestono la nostra maglia un fondato allarme che ha il marchio della realtà.

Arrivare quart’ultimi. Questo è il nostro scudetto … anche per quest’anno.

 

Ahhh dimenticavo … altra cosa, per cui debbo dire un ulteriore, acre e rinnovato grazie a colui e a coloro che in questi mesi ci hanno perennemente disilluso: sabato sera, ma non solo in quella circostanza, ai goal della Giuve contro la Reggina non dico di aver esultato, ma nemmeno ho imprecato. Così come, poco dopo, ho accettato di buon grado anche l’ingiusto rigore della definitiva vittoria dei gobbi.

Ebbene, un sentito grazie anche per questa aberrazione che mai mi sarei sognata prima d’ora di dover vivere!

Dicono che in questi momenti bisognerebbe "gettare acqua sul fuoco", sarei anche d’accordo con loro se non fosse che l'acqua serve appunto in presenza del fuoco, ma qui, personalmente, sperando di essere smentita, mi pare di vedere sempre più "acqua", ma tanta acqua e non solo dal cielo ...

"... Piove! Senti come piove! Madonna come piove! Senti come viene giù! ...".

Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.