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Po po po po po po po

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di Mauro Saglietti
Redazione Toro News

Una volta tanto i Campionati Europei di calcio mi sono sembrati abbastanza divertenti, a differenza di quanto mi aspettassi.Rischio di dire un’ovvietà, ma la Spagna ha ampiamente meritato, a differenza dei tedeschi, arrivati in finale in modo anonimo e fortunoso, ma anche Croazia, Russia e Olanda, seppur naufragata con estrema facilità, hanno lasciato intravedere un calcio non soltanto basato sulla forza fisica.Mi sono divertito non poco però, guardando le gare della Turchia.Sarà stata l’eterna abitudine a parteggiare per i meno favoriti dal pronostico.Credo che la gara vinta contro la Repubblica Ceca (in vantaggio per 2-0 a 15 minuti dalla fine) sia stata forse la più bella e coinvolgente.Liberi finalmente di gustarci la partita senza dover tifare contro gli slavi, per la deleteria e nefasta presenza di Nedved, abbiamo assistito a un match esaltante.- Ecco cosa vuol dire dar sicurezza alla difesa. Queste uscite tranquillizzano il reparto…Quando uno dei due telecronisti, non ricordo chi fossero, ha sentenziato una verità tanto assoluta, ho capito che per il povero portiere Čech il destino fosse segnato.Due minuti alla fine.SGUISS!Guarda che bella sicurezza alla difesa! 2-2, turchi che sghignazzano e che due minuti più tardi vanno a vincere 3-2… E quanto avvenuto contro la Croazia? Ah ah ah! La Turchia becca gol al ‘119 grazie a una delle numerose topiche del portiere Rüştü.Giocatori disperati a terra. Alcuni dei compagni li fanno alzare. Non è ancora finita, mai mollare! Ultimo secondo, i Croati hanno già le mani al cielo, il loro pubblico è pronto a esultare…Palla in mezzo disperata. Rimpallo.PATAPUM, una rasoiata a mezza altezza e pareggio.Turchi che vanno a vincere ai rigori contro i poveri croati distrutti da quel gol.Incredibile.Momenti divertenti, dunque. Come sempre però il tasto dolente arriva quando gioca l’Italia.

 

Forse qualcuno può pensare che scrivere su un sito molto popolare comporti anche il fatto di ammorbidire il proprio pensiero per associarsi a un coro, a quella “verità comune”, tanto corale, tanto ideale quanto impersonale.Ebbene, non la penso così.Eppure stavolta ci ho provato.Vi giuro che ci ho provato sul serio.Mi sono seduto e ho cercato di gustarmi la partita dell’Italia contro l’Olanda, per l’occasione resa più simpatica (o meno antipatica) dall’assenza forzosa di Cannavaro.Senza tanti pregiudizi.Almeno, ho tentato.

 

Ho sentito squillare i primi campanelli di allarme poco prima dell’inizio del match, durante quel clima di “mobilitazione generale forzata ad ogni costo” che cercavo di ignorare.- Siamo i più forti e dobbiamo dimostrarlo!- La consapevolezza della forza dei giocatori si è vista dalla rilassatezza con la quale sono entrati sul terreno di gioco, una volta scesi dal pullman…Ohibò.Sono frasi pronunciate dagli zelanti e solerti, nonché notevoli battitori di grancassa, opinionisti e inviati a bordo campo.Da dove nasce tutta questa presunzione? Non si sa. Bisogna vincere e batteremo gli olandesi, anzi ne faremo una “spremuta d’orange”, come recitava uno striscione sulle gradinate dello stadio di Berna.Cerco ancora di non farmi condizionare da queste sottigliezze, anche se, quando parte la telecronaca, mi sembra di ascoltare i commenti di due ultras, non di un telecronista e di un “tecnico”.Non fa niente. Patapum 1, patapum 2 e patapum 3.Quelli che dovevano essere spremuti ci spremono ben bene.Ma a quel punto, sul 2-0 il mio tentativo di appartenenza è già miseramente naufragato sotto il peso della repulsione che provo per i primi commenti.Gli altri ci legnano e noi ci appelliamo a tutte le scuse possibili.Inoltre è già partita la caccia al capro espiatorio, come da previsione e pronostico.

 

Ho provato simpatia per Donadoni, perché era la vittima predestinata di dirigenti, giornali e sponsor.Qualunque risultato avesse ottenuto, fuorché la vittoria, Donadoni sarebbe stato additato come un cretino.Sì, perché noi non siamo capaci ad accettare la sconfitta come frutto del fatto di aver incontrato una compagine più forte della nostra.Noooo! Ma che, scherziamo?Non è ammissibile in questa società che deve essere vincente per forza a tutti i livelli e soprattutto a qualsiasi costo, altrimenti sei un pirla.Non abbiamo vinto? Deve essere per forza colpa di qualcuno! Cerchiamo di chi è la colpa! Noi siamo i più forti! Siamo i migliori! Non abbiamo mai torto! Non possiamo perdere! Se abbiamo perso è sicuramente COLPA di qualcuno.Dell’arbitro! Dell’allenatore! Di Moreno! Di Donadoni!Colpa! Colpa! Colpa! Noi siamo i migliori. Siamo quelli del po po po po po po po! Come possiamo non esserlo?

 

Ce l’hanno smenata per una settimana col gol in fuorigioco degli olandesi (0-3), che fuorigioco non era.E lì, proprio in quel momento avverti la rabbia e la frustrazione e la faziosità estrema di chi non è abituato a rispettare le regole, che avverte la giustizia con un senso di ingiustizia.

- Ma come? Non è giusto!!!- Perché non è giusto?- Perché era fuorigioco!- Non era fuorigioco, la regola parla chiaro.- Non è giusto, non si da un gol così…- Perché?- A noi non l’avrebbero mai fischiato!- A noi chi?- A noi in campionato…- A noi chi?- In generale…- A noi chi?- Alla juv…- Ah….

 

A livello di commento critico, durante le gare della Nazionale la bravura degli avversari è sempre stata sminuita, mentre l’eventuale prestazione positiva azzurra è spesso stata pomposamente dipinta e camuffata come impresa epica.In queste telecronache stile wrestling e pop-corn il tono di voce è sovente stato ansioso e sopra le righe, stile te-le-gior-na-le-con-ti-to-li-scan-di-ti!Perché l’attenzione deve essere sempre desta e il circo pretende che ci sia entusiasmo.Sono lontani i tempi della misura di Martellini e della competenza tecnica di Bruno Pizzul.Ma scherziamo? Non nominiamolo! Pizzul portava sfiga!Questa la nostra profondità di giudizio.

 

E il rigore alla Romania? Buon per noi che Buffon l’ha parato, perché “non si fischia un rigore così a dieci minuti dalla fine”. Parole più o meno degli stessi giocatori.Ah sì?Quali devono essere le caratteristiche di un rigore fischiabile?Se non ricordo male, agli ultimi mondiali l’Italia ha battuto l’Australia al ’93, su rigore di Totti per fallo su Grosso. Un fallo che non c’era, sul quale tutti hanno taciuto.L’Olanda, senza tante parole, alla Romania ne ha ficcate due.Se l’Italia fosse stata così forte, avrebbe fatto lo stesso, senza tante scuse.L’abitudine a sovvertire le regole a proprio vantaggio si scontra sempre quando trovi qualcuno che te le fa rispettare sul serio.Duro accorgersi di non essere speciali, eh?

 

Il gol regolare di Toni poi, non ha fatto altro che alimentare le polemiche di chi metteva le mani avanti in anticipo.Se eliminazione fosse stata, sarebbe stata colpa dell’arbitro (e di Donadoni, che sarebbe stato ritenuto colpevole anche nel caso di malaugurata epidemia di colera nello spogliatoio o fosse caduto un meteorite in campo).Oppure sarebbe stata colpa del “biscotto”.Per quanti giorni abbiamo ascoltato o letto questa tiritera! Non era una paura basata sul fatto che la lealtà sportiva venisse infranta, ma serviva ad associare la nostra possibile eliminazione alla disonestà altrui e non alle nostre disavventure.E se fossimo stati noi a trovarci nella posizione di “biscottare”? (che termine atroce, eppure non si sentiva altro).Vai tranquillo che se avessimo vinto, invece di lasciarci battere, qualche arguto commentatore avrebbe rimproverato la “scarsa sagacia di Donadoni”, che ha mantenuto in vita una diretta concorrente per la lotta al titolo.GiàSe l’avessero fatto gli altri, disonesti.Noi invece furbi e lungimiranti.

 

Così, battuta la Francia, tutti in macchina a fare po–po (col clacson).I soliti “tifosi” (e sapete bene che la parola è un'altra) che non vedono l’ora di salire in macchina a strombazzare con le bandiere pur di far casino, non per autentica soddisfazione patria.Ai mondiali era successo la prima partita col Ghana. Passi la finale, ma tutte le partite…!Agli europei con la Francia.Pe-pe – pi-pi – po-po siamo forti! Alè!Cosa abbiamo vinto?Niente.

 

Ma come puoi sentirti partecipe di tutto questo?Quale cavolo di senso di appartenenza puoi provare?Non a caso la tifoseria italiana è sfilacciata, una delle meno numerose. Ben lontana dalla massiccia presenza, corale e visiva svedese od olandese.Tifoserie che non sono dilaniate al loro interno da inimicizie dovute a decenni di campionati con gestione falsata. Guarda caso gli stessi personaggi che sono i portavalori della superficialità di giudizio, del servilismo durante il campionato, durante gli Europei sono quelli che pretendono di essere credibili nelle loro odi tricolori, svilendo quella che era una volta la bellezza del tifare per la Nazionale, sottomettendosi con domande accomodanti e puerili, esaltando in maniera ansiosa mediocrità assolute, spingendo per avere in campo giocatori pompati dagli sponsor che, alla prova del nove, non combinano un’emerita cippa.

 

E uno dovrebbe tifare per tutto questo “soltanto” perché si è Italiani?Forse c’è ancora qualcuno che pensa che essere italiani significhi avere un minimo di dignità, pensare con la propria zucca e non andare dietro al carro a tutti i costi.Perdonatemi, non ce l’ho più fatta e ho vissuto ciò che rimaneva dell’Europeo azzurro con enorme distacco.Un conto è la vera passione, di chi ci crede veramente, che rispetto e ammiro, un altro è il tentativo forzato di imporre, a colpi di servilismo e banalità, un luogo comune dettato da tanti interessi economici e da finto e ipocrita amor patrio.Gli spazi pubblicitari televisivi erano stati prenotati da marzo e posso solo immaginare l’influenza di chi paga miliardi per piazzare il proprio prodotto, volatile o non volatile, durante l’intervallo della finale.Troppi interessi, mi spiace. Tifare per un’idea è un conto, tifare per qualcosa di spinto fortemente dagli sponsor, è molto più difficile.

 

Il dover cantare l’inno nazionale a tutti i costi poi, è stata un’altra di quelle famose “operazioni di facciata”, al quale tutti, anche i calciatori tranne Panucci, si sono adeguati.- Ma come? Non canti l’inno? Sei Italiano o no?- Eh?- Siamo Italiani, bisogna cantare l’Inno!Sarò fatto male, sarà quello che volete.Rispetto l’Inno, ci mancherebbe. Ma non mi sento di cantarlo, e mi viene in mente a tale proposito una delle ultime canzoni di Gaber. Anzi, mi infastidisce quest’altro orpello forzato, finalizzato all’esaltazione calcistica, bastasse questo a fare una Nazione.Dovrebbero suonare l’inno nazionale quando uno ce la fa a pagare una rata del mutuo, quando esaurisce un finanziamento o quando va a fare il pieno al distributore.O meglio ancora, quando si fa del volontariato o qualcosa in cui si crede veramente, senza che dietro vi sia l’ombra dello sponsor che vuole che tu applauda a tutti i costi per raggranellare miliardi sfruttando la tua passione.In quel caso veramente si sente il senso di appartenenza a una categoria di persone, e forse davvero, molto alla lontana, a una Nazione.

 

Dopo i rigori spagnoli, inevitabilmente tutti a casa.Non può sempre andarti bene e Donadoni non ha avuto la stessa fortuna di Lippi.E adesso di bene in meglio, dalla padella alla brace.Ritorna il nostro amico, quello tanto simpatico.Che bello, ora la Nazionale avrà una sicura ventata di simpatia e di umiltà, proprio quello che ci voleva.

 

Un mio amico ha detto al figlio:- Non essere triste, ha perso l’Italia, non ha perso il Toro.Per quanto cerchi di ripetermi che forse è un concetto poco popolare… non riesco a dargli torto. Mauro Saglietti

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