Domenica 23 novembre 2008, primo pomeriggio. Caro Diario, non mi piace per nulla giocare in posticipo la domenica sera. C'è troppo tempo per attendere, troppo tempo per perdere l'esaltazione, troppo tempo prima che sia tutto finito. E poi finisce in un attimo. Di gelo. C'è partita e partita e questa sera la partita è difficile.E' come se fossi sospesa tra due dimensioni: quella più familiare, più usuale, in cui credo alla crescita del Torello e vado incontro alla partita con la giusta fiducia, la giusta voglia di sostenere i nostri, e poi l'altra dimensione, quella della paura, della certezza di una sconfitta che andrebbe a rompere equilibri già troppo precari.Da ieri mi barcameno nella mia vita con un pensiero di tristezza in sottofondo che non mi lascia tranquilla, che mi appanna gli occhi. Vabbe', dai, fra qualche ora sarà tutto finito... sempre insieme a te comunque vada.Il 'dramma' è quando il caso vuole che la squadra che si affronterà questa sera è quella per cui tiene il marito.E' da tutta la settimana che mi dichiaro sconfitta con lui, almeno non avrà nulla da dire... a volte arrivo a punti di follia tale per cui una vittoria del Toro mi farebbe godere di più per il fatto di poterla sbattere in faccia a chi non capisce, a chi fugge a gambe levate non appena la sua squadra del cuore non dà i risultati che si vorrebbero, a chi sale sul carro del vincitore per fare meno fatica.A volte la vittoria del Toro, in quanto tale e basta, passa in secondo piano, pensa un po'...
mondo granata
Prima, durante, dopo, sempre!
Io mantengo sempre una sorta di 'low profile' con il mondo non granata.Ti spiego: non perdo un'occasione che sia una per dichiarare la mia fede ma cerco di mostrarmi più realista di quanto non sia in realtà. E' una forma di autodifesa: non potrei sopportare altri dileggiamenti da parte di chi mi circonda oltre a quelli che la mia vita di granata normalmente mi offre. Una forma di autodifesa e di dignità. Testa alta sempre, sofferenza muta che non traspare mai se non con i fratelli e le sorelle... e a volte neppure con loro.
Ci sono luoghi che diventano per me metafore degli stati d'animo e lo stato d'animo oggi si chiama John O'Groats, a nord della Scozia. Di lì si vedono le Orcadi MA si percepisce che al di là di esse è tutto oceano. Sì, ci sono terre in lontananza... in lontananza, appunto. Sembrano essere irraggiungibili. Lo sono. Si è puntini nel blu. E fa freddo. E si rimane in piedi grazie al vento perché la forza nelle gambe se ne è andata via.
Marca male, eh?Eppure so che non appena sarò dentro allo stadio si risveglierà l'entusiasmo solito e (in questo momento) sopito. Ma non ho voglia di pensarci adesso. Ora ho bisogno di sentire tutto il peso della mia infelicità di essere granata. Una caduta verso il basso per amare il Toro ancora di più, se è possibile.
Sempre domenica 23 novembre 2008, dopo, anzi: quasi lunedì
Caro Diario,prima del dopo ti devo raccontare che la Stefi, venuta a prendermi per la partita, mi ha trovata in pieno John O'Groats ed ha iniziato a preoccuparsi.“Che cosa c'è che non va?”“Eeeeh, che cosa c'è che non va... fa un freddo cane, stiamo per immergerci in una specie di ghiacciaia, torneremo a casa con una brutta sconfitta sulle spalle e mio marito è milanista. Devo aggiungere altro?”“Ma come? Tu che ti dai per sconfitta?? Tu??? Che roba strana...”“Eeeeh, che roba strana... ma non ti rendi conto che stiamo andando a prendercene una caterva???”“Ma che cosa dici? Sei posseduta da uno spirito maligno? Non ti riconosco...”“Neppure io mi riconosco, neppure io... non mi sento neppure del Toro, questa sera...”Una vera lagna.E tra una lamentela e l'altra siamo arrivate in prossimità dello stadio ed abbiamo parcheggiato. All'angolo di corso Galileo con corso Sebastopoli. Rimango sempre stupita dal fatto che la Stefi trovi SEMPRE parcheggio dove desidera e, soprattutto, in modo da minimizzare la percorrenza a piedi di qualsiasi tragitto ella decida di compiere. E sempre sempre sempre lei non si pone il problema: sa che troverà il parcheggio che vuole. E' anche grazie a lei se non credo alla sfiga: volere è potere...
Bene.Scese dall'auto ho visto volare per aria una piccola luna: chiudendo la portiera mi è saltata via mezza unghia (sì, mezza unghia, proprio mezza, così). Ne ho seguito incredula la traiettoria verso il suolo prima di iniziare a vedere le stelle per il male.Ed è radicalmente cambiato il mio umore. Anche il mio approccio verso la partita: “Testa bassa e caricare? Andiamo!”.Così: dopo aver visto la luna e le stelle.In realtà dopo aver visto il brulicare granata che si agitava su corso Sebastopoli... mi commuove sempre. E mi fa venire voglia di correre senza motivo, come fanno i bambini: corrono per il gusto di correre.Due panini in fretta e furia, quattro chiacchiere con i soliti amici, cinque minuti per arrivare ai tornelli, mille palpiti del cuore che – quando sono lì – batte all'impazzata.Sai di che cosa parlo, no? 'sto mio cuore che sta diventando vecchio... sembra essersi irrobustito con gli anni, via...
La partita.
Giochicchiano.Giocano.Oh, cavoli, giocano!E sotto ai miei occhi, proprio lì proprio lì, la zucca lucida di Stelùn apre un'improvvisa voragine di gioia.Alzo la bandiera verso il cielo urlando “Gol! Gol! Gol!” (più qualche vaffa sentito verso la tifoseria avversaria, lo ammetto...) e... piango.Piango perché già so che nel giro di pochi minuti la situazione sicuramente cambierà, lo sento nelle ossa, come quando sta per arrivare la neve, piango perché cazzochegol!!!, piango perché il Toro... perché è troppo bello il Toro, è troppo bello essere del Toro.Le mie ossa avevano ragione ed il vento cambia: bim (1-1), bum (1-2), crash (tutti).Ma mi metto a sorridere sorniona. La Stefi mi guarda come se io fossi improvvisamente impazzita. Ha la conferma della mia pazzia quando le dico di stare tranquilla, che si aggiusterà tutto.Ed il tutto si aggiusta.Aaaaaaaaaaaaaaaaah!Me lo sentivo.Semplicemente.Tutta la depressione pre partitam era solo un po' di paura causa disabitudine ai rivolgimenti positivi di situazioni complesse.Mica facile essere me... sono veramente pesante.Ma no, dai, non è proprio così... sono solo del Toro. Io. Io sono del Toro. Del Toro. Il Toro. E' troppo bello il Toro.
Domenica 30 novembre 2008, verso sera
Caro Diario,qualche giorno fa ti dicevo che è troppo bello il Toro, vero? Ah, be', oggi non lo è stato di sicuro.Non va bene così ma tant'è... tant'è che fra tre giorni il Toro compirà centodue anni. Centodue. Sotto il segno del Sagittario.Lo sai, no? In astrologia il Sagittario è rappresentato da un centauro, creatura mitologica metà uomo e metà cavallo, la parte umana nel gesto di scoccare una freccia verso l'alto, verso un punto in cui non ci sono bersagli reali. Il centauro è spirito d'avventura, ha una sua personalissima filosofia di vita.Sicuramente NOI, noi ingranatiti fino al midollo, siamo quella freccia che sta per essere scoccata, immobili e vibranti, pronti ad immergerci nel cielo, spesso trattenuti a terra da un peso che non sappiamo neppure definire e che non dipende da noi. Noi... noi ti auguriamo un felice compleanno, Toro. Sempre insieme a te comunque vada. Il regalo faccelo tu, però, forza... forza... forza Toro... FORZA TORO
© RIPRODUZIONE RISERVATA