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Ci sono almeno quattro buoni motivi perché io mi permetta di consigliarvi questo libro:1- l’ho letto, cosa che non capita poi così spesso ai rubrichisti dei giornali anche più prestigiosi…2- l’ha scritto Gianni Brera, che ha fatto il linguaggio giornalistico sportivo quando ancora si andava oltre l’esclamazione. Da ragazzino lo trovavo un po’ borioso (e lo era), con quella pipa che confondeva i contorni dello studio da cui era sempre in collegamento. A volte mi annoiavano quelle citazioni in latino, poi in dialetto, quegli interventi sulla prestazione di un centravanti che si trasformavano in piccoli trattati letterari… Poi la televisione è diventata quello che sappiamo e non so cosa darei, adesso, per averci alla domenica un po' di quel sarcasmo... In questi giorni ho letto per la prima volta un suo romanzo, divertentissimo, e la nostalgia è cresciuta ancora un po'…3- è la storia di un ragazzo qualunque, Claudio (Gugia ) Orsini, che non è precisamente un genio ma diventa, stupendo prima di tutto di se stesso, un campione della boxe. Quindi, è un viaggio pieno di romanticismo e allo stesso tempo reale…4- perché Fuoriarea non è che si arrampichi sugli specchi, proponendo libri o dischi o film a caso… Qui siamo malati di Toro e in ogni articolo si prova a dire qualcosa sul nostro momento particolare (i nostri momenti sono tutti sempre “particolari”… accidenti)… La ballata del pugile suonato, è in definitiva la storia di un riscatto: un ragazzo che subisce qualche angheria nel suo paese a causa di una certa lentezza d’intelletto, su cui nessuno ha mai scommesso una lira, conquista il rispetto e la stima di tutti… Ve lo consiglio sperando che anche il nostro Torello possa liberare se stesso dal clima di sfiducia che l’ha circondato fino ad oggi (per la verità, più che comprensibilmente)… che possa scrollarsi di dosso ogni peso ed esprimere tutto il suo valore.Vi lascio con la pagina bellissima, in cui Brera racconta il momento in cui il Gugia scopre se stesso, la sua forza, e inizia a risalire la china… Spero che vi possa incuriosire, ma soprattutto che sia di buon auspicio... “Ti da noia?” le domandò il pugile Oscar aggrottando la fronte.“Ma no”, rise Giacinta, “è Claudio Orsini, che lavora in bottega da noi”.Nel sentirsi chiamare con nome e cognome, il Gugia sorrise per tirarsi un po’ meglio d’imbarazzo.“Cosa fai, la marchi?” insinuò Oscar calcando sul tono incredulo della voce. Quasi fosse un altro a parlare, il Gugia sentì se stesso rispondere:“E a te cosa ti frega?”La sua bocca era asciutta al punto che la lingua pareva di legno. Come Oscar abbrancò di botto il manubrio, lui saltò di sella con presaga destrezza. La bicicletta rimase all’impiedi perché Oscar seguitava a stringerne la manopola con la sinistra. Questo importante particolare fece sì che Oscar non avesse più del destro a disposizione: il Gugia lo ricevette a martello sul parietale sinistro e, nonché ribaltarsi, istintivamente si trovò chinato in avanti. Da questa postura fece dunque partire il sinistro, che Oscar avrebbe facilmente schivato se non avesse preteso, incauto, di sostenere ancora e sempre la bicicletta. Era un colpo maldestro, quale poteva portare uno sprovveduto di boxe: ma propri questo gli consentì forse di arrivare sul bersaglio più utile, due dita sopra la cinghia dei pantaloni. Oscar non ebbe subito la percezione di essere spacciato: come tutti i pugili colpiti con violenza al fegato, non appena cercò di mettersi in guardia sentì mancargli del tutto le ginocchia. Gli prese allora lo sgomento di venir colpito di nuovo e pensò di appoggiarsi al muro come usa sul ring quando ci si lascia portare e stringere alle corde. Oscar non trovò niente alle spalle e si acculò di netto. Batté così forte il coccige che come primo impulso avrebbe voluto coricarsi per venire contato”…Un abbraccio a tutti, Forza Toro, Marco
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