13 marzo, 1999, 88° minuto. All’improvviso, la curva Nord del Genoa esulta. Fa sempre impressione sentire il boato dello stadio Marassi, ancor di più se inaspettato. “Sassarini, ma cosa hai fatto? Se non dai tu il pallone all’avversario, la partita finisce così, senza vincitori, né vinti.” “Sassarini, sei una pippaaaaaaaa!!”Così esplose il mio vicino di gradinata a pochi minuti dalla fine di un Genoa-Torino destinato ad un tranquillo pareggio a reti bianche. Carlo Sassarini, in realtà, non era una pippa, era un onestissimo calciatore di serie B. Era un terzino sinistro che giocò nel Torino una sola stagione, quella del riscatto e della pronta risalita in serie A dopo il tormentato spareggio di Reggio Emilia contro il Perugia. Era stato acquistato in estate dalla Fidelis Andria (via Bari) per prendere il posto dell’inglese Dorigo di cui non abbiamo avuto più notizie dopo il rigore sbagliato in quel primo giorno d’estate del 1998 proprio nello spareggio contro il Perugia. Ricoprire il ruolo di esterno sinistro al Toro è sempre stato difficile. Dopo Francini, ma soprattutto dopo Policano, si sono alternati una moltitudine di terzini, che non hanno mai riscosso forti simpatie. Dai moviolosi movimenti di Raffaele Sergio, alle imbarazzanti sgroppate scoordinate di Maurizio Milanese, siamo passati al ricordo del rigore sbagliato dall’inglese Dorigo. Sino alla trasferta di Genova, Sassarini non si era macchiato di indecorose prestazioni, ma prima o poi doveva combinare la “frittata”, perché, in caso contrario, non poteva proseguire la tradizione che, chiunque erediti quel ruolo da Rambo Policano, non ne sia all’altezza. La partita stava volgendo al termine; se c’era una squadra che meritava la vittoria, quella doveva essere il Torino. Il “Pelato” Bonomi aveva colto una traversa nel primo tempo e, nel secondo, le due squadre avevano fatto intendere di accontentarsi di un pareggino. Poi, in un’azione di disimpegno difensivo, la palla finisce tra i piedi di Sassarini che, invece di far ripartire il nostro contropiede, serve un assist d’oro al giovane genoano Di Muri, di professione difensore. Costui, con un guizzo, si trova a tu per tu con il portiere Bucci e firma la partita. Sentenze su sentenze avevano contraddistinto la settimana seguente. Era stato un peccato buttare la partita in quel modo, poteva essere pregiudicata la rincorsa alla serie A, ma era necessario concentrarsi alla prossima sfida interna contro la Lucchese. Il povero Sassarini per tutta la settimana non aveva aperto bocca. Covava dentro una rabbia di cui nessuno se ne era accorto. Era quasi passata nel dimenticatoio la sua “papera”, tanto ormai non aveva più senso ripensarci. Non era la prima a cui i tifosi avevano assistito, non sarebbe stata di certo l’ultima nella centenaria storia granata, ma così non era per il buon terzino di Levanto. Contro i toscani, la domenica successiva, entra in campo come una furia e segna la rete del momentaneo pareggio di una vittoria che ridona i tre punti persi a Genova ai granata. La sua esultanza fu rabbiosa e non volle condividerla con nessun compagno di squadra, ma in questo modo Sassarini riuscì a sdebitarsi e a entrare nel suo piccolo nell’archivio dei giocatori che hanno capito lo spirito Toro e hanno saputo anche incarnarlo, sebbene per un solo campionato.A fine torneo, il Torino sale in serie A, ma preferisce sostituire Sassarini con altri giocatori dai nomi più altisonanti.
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