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Quando va in campo la noia

Redazione Toro News
Il fine giustifica i mezzi?

Il fine giustifica i mezzi? Questa frase, erroneamente attribuita a Machiavelli, potrebbe spiegare l'atteggiamento più che rinunciatario tenuto dal Toro nella trasferta di Castellammare. Il fine: uscire indenni da una trasferta insidiosa (è soprattutto in casa che le vespe stanno costruendo la loro salvezza) dopo l'umiliante batosta interna di pochi giorni prima. E' probabile che Ventura abbia percepito una certa demoralizzazione strisciante tra i giocatori e che abbia fatto suo, per la trasferta di sabato scorso, l'adagio proprio dei catenacciari d'antan: primo, non prenderle.Il mezzo: attendere l'iniziativa altrui e qualora questa non ci fosse (come si è prontamente verificato) lasciar scorrere i minuti con una reiterata ed insistente rete di passaggi tra i difensori.Viene però spontaneo chiedersi se il muovere la classifica abbia giustificato un tempo intero (e parte del secondo) in cui il Toro ha letteralmente rinunciato a giocare. Sarò schietto: dei “vergogna!” gridati dai tifosi avversari mi importa poco. Del resto nessuna regola vieta ad un reparto di passarsi il pallone anche per un'intera partita. Se avessero voluto, i campani avrebbero potuto aggredire e conquistarsi il pallone. Invece si sono accontentati di fare da spettatori agli scambi tra Darmian, Pratali, Glik e Ogbonna. Ciò che invece mi importa è che il Toro ha dato un segnale di debolezza. E l'ha dato da capolista. In tutti i campi si può perdere, ovvio, soprattutto in una serie B equilibrata come questa, ma io credo che chi guida la classifica debba mostrare autorevolezza. Ovunque giochi. Il giocare a non prenderle, invece, ha messo in mostra, urbi et orbi, un Toro intimorito e profondamente segnato dalla disfatta contro l'Hellas. Il fatto poi che con due accelerazioni i granata abbiano prima pareggiato e poi colpito un palo con Glik, fa crescere il rammarico per una partita che poteva essere vinta con un po' più di spirito Toro. La classifica intanto si accorcia e adesso occorre fare due cose: vincere e vincere bene. Non tanto (o non solo) nel punteggio, quanto nell'autorevolezza da mostrare in campo. Intanto archiviamo la partita di Castellammare, consapevoli che Romeo Menti avrebbe meritato uno spettacolo migliore.

Giacomo Serafinelli