Non so dove mi trovo.Ho paura del buio, di questo buio.Non del solito, quello non c’è più.Sento voci in una lingua straniera… forse non ricordo neanche quale sia la mia lingua.Queste lenzuola sono ghiacciate e non mi danno tregua.E’ la febbre o che cosa? E io chi sono?Ricordo solo la sensazione fredda della nebbia sulla mia pelle e quel rumore che cresceva, così grande, così devastante.E poi… Poi quel senso di protezione. Dopo più nulla.Ora sento qualcosa… Sento qualcosa sul mio viso…
mondo granata
Quei fari nella nebbia
Cos’è il domino?E’ una tessera, che, cadendo su quella seguente, ne fa cadere altre.La prima tessera della nostra storia cade lenta in un giorno di primavera del 1977.In un negozio di fiori di un piccolo aeroporto.Terminerà la sua corsa molte ore dopo, in un prato distante.Tra la terra umida, l’aria nebbiosaTra l’acqua e il fuoco.
27/03/1977Aeroporto di Las Palmas, Isole Canarie - All’interno di un piccolo negozio di fiori del terminal - ore 13:00Un uomo con un impermeabile chiaro e una 24 ore scivolò silenzioso all’interno del locale, osservando interessato le composizioni in esposizione.Senza farsi notare, sollevò una composizione, lasciando scivolare un oggetto scuro nello spazio tra due portavasi.Poi uscì dal negozio, si guardò intorno, quindi si allontanò dal terminal e si diresse verso una cabina.- E’ tutto fatto - disse al telefono in spagnolo.Riagganciò senza attendere la risposta.
27/03/1977Oceano Atlantico, a Est delle Isole Canarie -A bordo di un DC 9 proveniente dall’Italia - ore 13:15.
- Le dispiace spegnere la sigaretta? Non è permesso fumare in aereo…Il Giornalista diede un’occhiata sorpresa alla hostess e mormorò qualche parola imbronciata di scuse. Non si era neanche accorto di averla accesa, era un automatismo che era diventato parte di se stesso.L’amico che aveva accanto sorrise per canzonarlo. Da molti anni gli diceva che le sigarette lo avrebbero cacciato in un brutto guaio.Il Giornalista raccattò i fogli che aveva estratto da una cartellina e tentò di mettere ordine nella sua memoria.Ripensò a due giorni prima, quando era entrato nell’ufficio del Direttore di Redazione. Aveva le gambe sulla scrivania e dalla tapparella malconcia dietro di lui penetravano lame di luce che confondevano fumo e polvere.- Javièr Castellano – aveva esclamato l’uomo, poco dopo il suo ingresso, gettandogli di fronte, tra carte e cicche, una cartellina dalla quale fuoriuscivano dei dattiloscritti.- Dovrebbe dirmi qualcosa? – aveva chiesto il Giornalista senza toccare il plico.Il Direttore aveva giocherellato col fumo – 5 anni fa giocava nel Las Palmas, non sei del Toro tu? Dovrebbe dirtela lunga… devo scegliere un altro per questo lavoro?- E’ un indovinello o veniamo al dunque? – aveva chiesto seccato il Giornalista. Ricordava bene la doppia sfida di Coppa Uefa contro il Las Palmas. Un 2-0 in casa, un clamoroso 0-4 in terra di Spagna e l’eliminazione al primo turno. Erano circolate voci di… Luminal?- Sembra che l’amico Castellano sia in rotta contro la sua ex squadra, e sia stato messo fuori rosa. Non so cosa ci sia sotto, probabilmente un discorso di soldi, più probabilmente è andato a letto con la moglie di qualche dirigente… comunque ha una gran voglia di vendetta e di rivelare quello che capitava a quei tempi quando il Las Palmas giocava in casa…Il Giornalista rifletté. A quei tempi abitava ancora a Torino e non si era ancora trasferito a Milano. Il Toro aveva subito un rovescio strano, contro la squadretta spagnola. I giocatori non avevano praticamente corso, quasi intontiti. Da più parti si vociferò che fossero stati drogati, in qualche modo, prima della partita…. Aprì la cartellina e trovò qualche scarna nota di biografia.- Gli accordi sono questi: parlerà delle cose che sa, alle sue condizioni. Non è interessato al denaro, e per noi è già un vantaggio. Però ha paura. Le sue parole possono provocare un casino a livello internazionale, non solo in Spagna, con chi sapeva e ha chiuso un occhio… e poi c’è la Guardia Civil, sembra ci fossero scommesse… Però per noi sarebbe una buona storia su cui lavorare… – fece una pausa studiata ad arte – L’incontro è fissato tra due giorni, l’emissario attenderà all’aeroporto di Las Palmas. Niente domande alle quali non voglia rispondere, niente di niente. Tutto secondo le sue regole. Nel risvolto della cartellina ci sono due biglietti. Puoi portarti Rob, se ti va. In due sembrerà una cosa più professionale…
- Credi che troveremo qualcuno a Las Palmas? – gli domandò Rob, sorseggiando il secondo thé del viaggio.Erano partiti alle 8:30 da Malpensa, evitando la perturbazione che si addensava sul Mediterraneo e volando lisci come l’olio fino alla dirittura di Gran Canaria.- Perché non dovrebbe? E’ stato lui a cercarci, in fondo.Si conoscevano da più di dieci, da quando si erano incrociati in un treno che dall’Olanda scendeva verso la Francia. Lui, Rob, all’epoca non diceva ancora una sola parola d’Italiano, era un campione olandese di judo con la voglia di girare il mondo a fare foto.Era stato così che gli aveva parlato del giornale. Così era nato tutto.Annette era arrivata dopo.
La voce metallica del comandante si inserì nella loro attenzione.Nell’aereo si levò un mormorio di disapprovazione.- Cosa dice? – il giornalista aveva eterni problemi con l’Inglese parlato.Rob sbuffò e si poggiò sconsolato allo schienale – Questa non ci voleva…- Che ha detto? Che ha detto?- Ha detto che l’aeroporto di Las Palmas è stato chiuso per “motivi tecnici”. Dovremmo provvisoriamente atterrare a Tenerife, fino a quando l’aeroporto non riaprirà…Il giornalista portò nuovamente le mani alle sigarette, per poi ritrarle. Qualcosa dentro di sé sperò irrazionalmente che quella giornata finisse presto.
Oceano Atlantico, a Ovest delle isole Canarie -A bordo del volo PAN-AM 1736 – Boeing 747 “Clipper Victor” - ore 13:40.- Si tratta di un allarme bomba, ripeto l’aeroporto è chiuso. Virare su rotta X-Vd per aeroporto di Los Rodeos…La comunicazione metallica della torre di controllo di Las Palmas fu accolta con scoramento all’interno della cabina di pilotaggio del 747 Clipper Victor, che da qualche minuto aveva intrapreso la discesa verso l’aeroporto di Las Palmas di Gran Canaria.Il comandante Grubbs lesse lo stesso scoramento sul viso del suo secondo e dell’ingegnere di volo. L’aereo era partito la sera prima da Los Angeles con 364passeggeri a bordo, principalmente anziani, in procinto di trascorrere qualche giorno di vacanza nelle isole Canarie. Aveva fatto scalo a New York, per caricare altri 14 passeggeri, prima di ripartire. Erano trascorse oltre 14 ore dal decollo ed i passeggeri cominciavano a dare segni di stanchezza. - Torre di controllo da 1685… Abbiamo carburante a sufficienza per rimanere in volo in attesa che l’aeroporto riapra…- Negativo – disse il gracchio metallico in cuffia – Al momento non possiamo sapere quando riapriremo. Fate rotta verso Los Rodeos.Il comandante sbuffò e mise mano ai comandi. Il 747, lentamente cabrò verso sinistra.
Oceano Atlantico, a Est delle isole Canarie -A bordo del volo KLM 4805 – Boeing 747 “Rijn” - ore 13:50.Jacob Van Zanten, il Capitano del Jumbo della compagnia olandese, proveniente da Amsterdam, imprecò, dando di nuovo manetta ai motori. Solo il cielo che li circondava sapeva che cosa stessero combinando a Gran Canaria e per quale motivo l’aeroporto fosse stato chiuso. Los Rodeos si trovava vicino alla cittadina di San Cristobàl, sull’isola di Tenerife, a 30 minuti da Gran Canaria. Quando Van Zanten lo intravide, in basso alla propria sinistra, sentenziò – Ho visto Francobolli più grandi -. Fece un cenno al secondo Pilota, Klaas Meurs, affinché richiedesse l’autorizzazione per l’atterraggio. L’uomo si affrettò solertemente. Quando il grande Capitano Van Zanten parlava, era meglio mettersi a disposizione, se non sull’attenti.
Oceano Atlantico, in prossimità di Tenerife, aeroporto Los Rodeos -A bordo di un DC 9 proveniente dall’Italia. - ore 14:04.Il Giornalista rinunciò all’idea di accendersi nuovamente una sigaretta, anche se le sue mani tremavano nervosamente, mentre riponeva gli effetti personali.- Questa cosa non ci voleva. Adesso come facciamo ad avvisare quel Castellano, o chi per esso, che siamo a centinaia di chilometri si distanza?Rob guardò fuori dal finestrino. Speriamo che ci sia un terminal in questo posto – indicando il piccolo aeroporto che intravedeva in basso – Dobbiamo telefonare al giornale e fare in modo che siano loro a chiamare l’intermediario. Cosa impossibile, visto che lui è all’aeroporto.Il Giornalista ebbe un gesto di stizza – Il Direttore farà casino. Farà un gran casino…Alcuni appunti ed una foto scivolarono fuori dalla cartellina.Rob mise gli occhi sul piccolo bambino raffigurato nell’istantanea. Non doveva avere più di 4 anni al momento dello scatto.Il giornalista riafferrò la foto e la mise nel portafogli, ben consapevole dello sguardo di Rob.Sapeva bene che il suo vecchio e caro amico non gli avrebbe chiesto nulla. Anche se sapeva. Era stato lontano due anni, ma sapeva bene che Annette se ne era andata. E forse immaginava anche il resto.- Non lo vedo da quattro mesi – disse velocemente il Giornalista - L’ha portato via, non è più tornata dal suo “viaggio di riflessione”, capisci?Rob annuì senza dire una parola.
Aeroporto Los Rodeos, Tenerife - ore 14:18.Il Giornalista guardò gli altri aerei posizionati lungo l’aera di sosta, mentre si dirigeva verso l’Aerostazione con Rob. Immaginò i controllori di volo, alle prese con un traffico al quale probabilmente non erano abituati. Il piccolo aeroporto di Los Rodeos constava di una pista di decollo e atterraggio e una pista di risalita, verso la partenza. La“taxiway”, come voleva il linguaggio ufficiale.Tutti i voli destinati a Las Palmas, nell’isola maggiore delle Canarie, erano stati deviati in quello strano luogo, circondato dai monti e prossimo all’oceano, la cui ara punzecchiava di una primavera che sapeva di Africa.L’uomo fissò, senza dire una parola, un oggetto in cielo in avvicinamento, sempre più vicino, sempre più mastodontico.- Non capita tutti i giorni di vedere un Jumbo Jet atterrare - disse, mentre il mostro d’acciaio che aveva la parte superiore della fusoliera colorata di azzurro, toccava terra.- Viene da casa mia - disse Rob - E’ un KLM, è olandese…- Ah… - il Giornalista si scurì in volto.- Sei stato tu, vero? - Rob chiese improvvisamente.- Eh? Che cosa…Rob guardò distratto gli aerei che costeggiavano la pista di taxi - Sei stato tu, lo so. Sei fatto così. Con quante? Anche con la Segretaria di Redazione, vero? E’ per quello che il Direttore ti odia…Il giornalista tacque. Tardi, era tardi. Rob aveva ragione, aveva sempre ragione, anche quando sembrava parlare con il suo fare divertito. Era stato lui, a presentargli Annette, la splendida modella Annette, quella dei manifesti, che girava il mondo e aveva deciso di fermare il suo cuore con lui, a Milano, nei momenti in cui non girava il mondo.Poi era nato il piccolo Paul…, che gli aveva aperto il cuore. Forse però non abbastanza.- Hai provato a chiamare? Chiese Rob mentre entravano nel terminal.Il Giornalista pensò al fatto che non avesse un recapito. Se ne era andata via portandosi via il piccolo e lui non sapeva neanche in quale parte del mondo fossero nascosti.- Telefoniamo al giornale, che è meglio - rispose accendendo una sigaretta.Alle loro spalle si stagliò la sagoma di un enorme 747 bianco della Pan Am, che si posò sulla pista.
Aeroporto di Los Rodeos Tenerife – Area di sosta aerei, volo KLM 4805 - ore 14:28 Il comandante del KLM, Jacob Van Zanten sbuffò, una volta posizionato il 747 sul piazzale di attesa in mezzo a molti veicoli più piccoli. Comunicò la propria posizione, poi domandò alla torre di controllo se qualcuno avesse una possibile idea sul possibile tempo di riapertura dello scalo di Las Palmas, ma ebbe risposta negativa. A quel punto Van Zanten chiese il permesso di fare uscire i passeggeri per farli ristorare nel terminal. La torre di controllo questa volta rispose di sì e diede istruzioni ad un piccolo pullman, affinché si recasse in prossimità del velivolo bianco e azzurro.
Aeroporto di Los Rodeos, Tenerife - Terminal - ore 14:38- Paolina... Paolina, sei tu! Dannazione non si sente niente in questo telefono…Il Giornalista urlava nella cornetta, mentre Rob, con il suo consueto fare ironico, gli passava le monete da inserire nel telefono pubblico, che sembrava doversi disintegrare da un momento all’altro. - Mi senti? - la confusione aumentava di minuto in minuto mentre il terminal si riempiva di passeggeri provenienti dagli aerei, in particolare da quello olandese, appena atterrato.Paolina era la factotum della redazione, nel pieno di quella domenica, ovviamente per loro lavorativa. Correggeva le bozze, imbastiva articoli, faceva parte del gruppo sindacale… ed era una buona amica. Nulla più.- Proprio tu! - strillò Paolina a migliaia di chilometri di distanza… c’era un insolito entusiasmo nella sua voce, come se il mondo fosse scoppiato nelle poche ore trascorse da quando era partito. - Paolina, mi senti? – sbraitò il Giornalista per cercare di sorvolare il chiacchiericcio delle centinaia di persone, che continuavano a invadere il terminal di Los Rodeos.- Paolina, stammi a sentire. Devi fare quello che ti dico… - scandiva le parole dando un’occhiata preoccupata alla coda che si stava formando dietro di lui – Il nostro aereo è stato deviato su uno scalo secondario… no Paolina, non “dirottato”, ho detto “deviato”. Mi senti? Devi rintracciare in qualche modo il nostro contatto all’aeroporto di Las Palmas. Non so come ma devi farlo. Devi dirgli che tarderemo… hai capito?- Sì, ma devo dirti una cosa più importante – disse la donna – qualcosa che ti riguarda… - Che mi riguarda?- Sì - disse Paolina – abbassando la voce con tono preoccupato – ho sognato… ho fatto un sogno.Il Giornalista cambiò espressione e sbiancò.Rob si chiese preoccupato che cosa fosse successo.
Aeroporto di Los Rodeos – Area di sosta aerei, volo PAN AM 1736 - ore 14:42.- Torre di controllo, qui Clipper 1736…. – la voce stanca del Comandante Grubbs risuonò nella cabina di pilotaggio…. – Chiediamo il permesso di far scendere i passeggeri nel terminal, nell’attesa che l’aeroporto di Las Palmas venga riaperto… - Grubbs pensò a tutti gli anziani che attendevano la loro sospirata vacanza alle isole Canarie e alle tante ore di volo che avevano alle spalle.- Negativo – replicò il controllore di volo. Il terminal è sovraffollato di persone oltre le nostre capacità. Grubbs staccò la comunicazione e guardò Bragg, il suo secondo. Non era la prima volta che volavano insieme e non c’era bisogno di parole per capirsi. Comunicò ai passeggeri la situazione in tono rassicurante e diede l’ordine che i portelloni venissero aperti, per permettere almeno il ricircolo dell’aria.Si abbandonò sullo schienale chiedendosi quando mai sarebbero usciti da quella trappola. Di fronte a loro, a pochi metri, si stagliava l’enorme coda del KLM che era atterrato pochi minuti prima di loro. Quell’aereo bianco e azzurro - pensò il Comandante - aveva qualcosa di inquietante.
Aeroporto di Los Rodeos – Tenerife, Terminal - ore 14:50- C’è qualcosa che non va... Qualcosa di terribile per te e per chi ti sta vicino….Il Giornalista non faceva più caso alla coda spazientita. Si passò una mano sulla fronte. Ricordava la volta in cui Paolina gli aveva confessato le sue sensazioni… che teneva nascoste a tutta la Redazione, che in passato l’aveva additata più volte come una cassandra. Ricordava quando gli aveva parlato dei suoi sogni, camuffandoli, per non spacciarli come certezze. Gli aveva detto di essere preoccupata per lui e Annette… c’era qualcosa che non andava. Qualcosa che andava oltre la malattia del bimbo. Sulle prime il Giornalista aveva riso. L’aveva quasi derisa in Redazione, con gli altri.Poi una mattina Annette se ne era andata, portandosi via il bambino.Paolina non sbagliava, Paolina non era fumo. Paolina vedeva. Per questo tutti la sfuggivano. Tranne lui, che aveva tentato di chiederle scusa, dopo che la verità aveva preso forma.Ed ora aveva di nuovo sognato… visto…- C’è qualcosa che non va... Qualcosa di terribile per te e per chi ti sta vicino…- Cosa hai visto? - chiese il Giornalista scandendo le parole con finta calma.- C’è qualcosa di brutto... Sensazioni… E’ stato stanotte e non sapevo come rintracciarti… c’era un fiume in Germania… Sapevo che era il Reno…c’era l’acqua che prendeva fuoco… e poi una voce mi ripeteva che i numeri 17 non devono stare vicini… Oddio… io non so cosa voglia dire, ma so che sei in pericolo. Devi stare lontano dal fuoco e…- Calmati Paolina… - esclamò il Giornalista sollevato.- Perché io…- Calmati Paolina… è tutto passato. E già successo. Tutto!Qualcuno nella coda cominciò a protestare e Rob fece segno con un’espressione da clown, che le monete erano agli sgoccioli.- Siamo stati deviati qui a Tenerife perché un gruppo terrorista ha piazzato due bombe all’aeroporto di Las Palmas. Sembra che non ci siano morti, ma… il fuoco, capisci? Era quello, che hai sognato, capisci? L’acqua deve essere l’Oceano e…Il Giornalista sbarrò lo sguardo, mentre guardava dietro di sé.La cornetta sibilò il segnale della prossima fine dei gettoni mentre la voce di Paolina ripeteva inascoltata un - Pronto? Pronto?- che si perdeva nel nulla.- Oh Mio Dio… - disse il Giornalista.
Aeroporto di Los Rodeos – Area di sosta aerei, volo KLM 4805 - ore 14:54L’Ingegnere di volo non sopportava Van Zanten e sapeva bene di essere ricambiato. Da quando aveva deciso di iscriversi alla Associazione Sindacale dei piloti, i rapporti tra lui e il Comandante, uomo simbolo della KLM, erano cambiati profondamente, e non andavano oltre un rigido formalismo. Ora l’Ingegnere lo guardava agitarsi sulla poltrona di pilotaggio, mentre attendevano invano notizie da Las Palmas, che tardavano ad arrivare.Le rigide regole nuove regole della KLM, obbligavano gli equipaggi a non rimanere in servizio più di un numero di ore stabilito e loro erano decollati da Amsterdam già da qualche ora - pensò preoccupato l’Ingegnere.Neanche lo avesse letto nel pensiero, Van Zanten calcolò i tempi. - Dando per scontata una mezz’ora di volo fino a Las Palmas, il tempo di far scendere i passeggeri, di essere di nuovo pronti per il decollo, più il tempo necessario per il ritorno… il nostro termine massimo per sollevarci da questo buco, sono le 17:20..., ammesso che Las Palmas riapra. Altrimenti marciremo qui. Direi che nel frattempo dovremmo rifornirci di carburante…
Aeroporto di Los Rodeos - Tenerife, Terminal - ore 14:50- Dove vai? Dove stai andando? - gridò Rob, vedendo l’amico correre in mezzo alla folla, dopo aver lasciato la cornetta penzoloni.Il Giornalista sembrava impazzito e si dirigeva verso un punto imprecisato del terminal.Rob lo inseguì. Poi, come in un rallenty, vide anche lui.Un uomo con un bambino per mano.Sapeva chi era. Era il piccolo Paul, il figlio del Giornalista.
Aeroporto di Los Rodeos - Tenerife, Terminal - ore 14:51Il Giornalista si avventò come un falco e tentò di afferrare per il bavero l’alto uomo olandese.- E tu che ci fai, con mio figlio, brutto pezzo di…ladro di bambini!- Papà! E’ la tua voce? - mormorò il bambino in un italiano stentato. Perse la presa con l’uomo e si mosse per cercare un appiglio. Rob, che stava accorrendo, quasi si era dimenticato della cecità del bimbo. Lo prese per mano e lo scostò dai due uomini.L’uomo olandese, riscossosi dalla sorpresa, si divincolò e si gettò sul Giornalista.Il parapiglia attirò l’attenzione delle persone attorno, che si ritirarono a cerchio, attorno allo spettacolo inatteso.Non furono gli unici ad essere richiamati dallo spettacolo.
Ufficio di Polizia di Los Rodeos - Tenerife, Terminal - ore 15:45L’uomo panzuto in uniforme pensò che quella fosse la loro giornata storta.Tre uomini in tutto l’aeroporto, un traffico che non si era mai visto, due bombe degli Indipendentisti a Gran Canaria e adesso pure una rissa con i soliti italiani. Se non fosse finito tutto in fretta, questa sarebbe stata una faccenda da Guardia Civil, che era già tutta accorsa a Las Palmas. Non era il caso di fare troppe telefonate e aggiungere pasticcio al pasticcio.- Le dico che quel bambino è mio figlio - diceva l’uomo disperato - La mia compagna... L’ha portato via quattro mesi fa, e ora è con quello sconosciuto! E’ un bambino cieco, ha bisogno di cure… deve essere seguito da… Ha perso la vista a… a… a due anni… nessuno ha mai capito il perché…L’uomo panzuto intuiva tutto, l’Italiano non era una lingua impossibile. Capiva che la disperazione di quell’uomo che infilava una sigaretta dopo l’altra doveva essere reale. Capiva le lacrime. Ma non sapeva come aiutarlo. La storia che aveva ricostruito, dopo aver ascoltato le persone coinvolte era chiara. L’uomo alto olandese, un certo Dirk qualchecosa, era il nuovo compagno della mamma del bambino, una modella che stava girando un servizio fotografico alle isole Canarie. Dirk ed il bambino erano partiti quella mattina da Amsterdam e la stavano raggiungendo laggiù, dove avrebbero trascorso insieme qualche giorno di vacanza.L’Ufficio di Las Palmas aveva confermato che donna si trovava in attesa in quell‘aeroporto… Era una questione delicata, comprendeva operazione di Polizia internazionale. Ma in quel momento di crisi, con l’aeroporto di Las Palmas chiuso, il panzuto non avrebbe saputo veramente cosa fare. E nemmeno voleva impegnarsi per risolvere la questione. Lo avrebbe trattenuto per tutto il tempo necessario a farlo calmare, nell’attesa che gli aerei ripartissero.E lui potesse continuare ad ascoltare le partite alla radio.
Il giornalista scosse la testa.Rivedere il figlio, dopo tanti mesi, in maniera inaspettata e per giunta con uno sconosciuto, aveva scatenato in lui istinti violenti che non aveva mai posseduto. Davvero quell’uomo era il compagno di Annette? E Paul come lo chiamava? Papà? E dove erano finiti tutti, in quel momento, mentre lui era rimasto solo con quel panzone?
Aeroporto di Los Rodeos – Area di sosta aerei, Aereo Pan Am 1736 - ore 16:05La comunicazione li aveva riscossi mentre stavano sorseggiando un the caldo, che era stato offerto anche a tutti i passeggeri del volo, ormai stremati. Las Palmas era stato riaperto.Era finalmente arrivata l’ora di togliersi da quella trappola. Ora bisognava soltanto aspettare che l’aereo olandese, di fronte a loro, si togliesse di mezzo.
Ufficio di Polizia di Los Rodeos - Tenerife, Terminal - ore 16.10- Ti sei calmato?La faccia buffa di Rob si infilò nell’ufficio di polizia.L’uomo panzuto lo accolse con un filo di sollievo.- Deve scusarlo - disse Rob rivolgendosi all’uomo. Da perfetto poliglotta, parlava uno spagnolo quasi perfetto - E’ Italiano, è focoso, Ma è anche un uomo riflessivo. Ora trascorreremo qualche giorno su una delle vostre spiagge, telefoneremo alla mamma e chiariremo la cosa…- Non mi interessa cosa farete oltre l‘aeroporto. Non voglio pasticci qui dentro. Sono stato chiaro? Se vi becco ancora attorno a quell’uomo e quel bambino, vi faccio passare la voglia di tornare alle Canarie per tutta la vita! - il panzuto sbatté un pugno sulla scrivania per maggiore enfasi - E ora fuori di qui!
- Si può sapere cosa ci trovi tanto da ridere? - chiese il Giornalista tentando di inventare una sigaretta dal pacchetto di quelle terminate. Dov’è finito Paul? Che hai fatto mentre ero lì dentro…?Rob si voltò e gli puntò un dito sul petto - Ora devi farmi il favore di stare zitto! E fare quello che ti dico. Senza fare altri casini… - lo trascinò per un braccio verso il corridoio laterale, quindi esclamò - Ah, eccoli!Il piccolo Paul era tenuto per mano da una signora.Rob mormorò qualche parola di ringraziamento in olandese alla donna, che ripose sorridendo, dopodiché si rivolse all’amico - Dobbiamo muoverci, seguimi.Il Giornalista era allibito e quasi tentennò prima di chinarsi verso il figliolo.- Papà? Sei di nuovo tu? Sai che c’è stato pim pum? Ho sentito pum pum! Sai che voglio camminare da olo? Voglio andare verso i prati…Il Giornalista lo abbracciò forte, riuscendo a dire soltanto quello la sua commozione permetteva.Lo prese per mano e seguì Rob, tentando di stare alla larga da possibili poliziotti.- Mi vuoi dire che cosa hai combinato? Dov’è…- Intendi Dirk? Si chiama così. Non ti preoccupare per lui. E’ in uno sgabuzzino dello scantinato...- Eh?- Mi hai chiesto cosa ho fatto mentre tu eri dentro, no? E io te l’ho detto… Stai tranquillo, non è morto, presto riuscirà ad uscire. Bè, perché quella faccia? - Ho sentito fare pim pum - disse Paul.Il Giornalista boccheggiò.
Aeroporto di Los Rodeos – Area di sosta aerei, Aereo Pan Am 1736 - ore 16:20Il comandante Grubbs decise di mettersi direttamente in contatto con l’aereo olandese, a pochi metri da loro. – KLM, qui Clipper 1736 Pan Am…- Avanti 1736 – disse una voce. A Grubbs parve di riconoscere quella di Jacob Van Zanten, uno dei piloti più esperti in circolazione. - KLM, ci stavamo chiedendo, visto che noi saremmo pronti per partire, quanto durerà ancora il vostro rifornimento, anche approssimativamente…- 35 minuti. KLM out - click.Grubbs guardò il suo Secondo e gli scappò da ridere, incredulo.- Ha… ha riattaccato! Ha riattaccato, capisci?- Ma chi diamine si crede di essere quello…?- Ma che diamine - Grubb scosse la testa. La sagoma del 747 impediva al loro aereo, gemello dell’olandese, di raggiungere l’area di decollo.Il tempo scorreva e Grubbs decise di scendere per andare a controllare con Bragg, lo spazio effettivo per una lenta manovra.I due sfilarono accanto alla sagoma azzurra del KLM con un piccolo e irrazionale brivido. Fecero presto dietrofront, tuttavia. Lo spazio lasciato libero dall’aereo olandese era troppo esiguo.Poco prima di risalire, Bragg trattenne per il braccio il Comandante, indicandogli le montagne alla loro destra, che facevano da sbarramento all’Oceano.- Altri problemi - mormorò, mentre quello che sembrava un muro di nebbia scendeva lento dalle cime.
Aeroporto di Los Rodeos – Tenerife, Terminal - ore 16.45Rob parlava in maniera serrata con la hostess di terra della KLM. La incalzava e sembrava metterle fretta, tentando di sfruttare la sua confusione.Dio solo sapeva che cosa avesse in mente il suo amico - si domandò il Giornalista, mentre veniva indicato ripetutamente dal suo amico.- Papà, voglio andare nei prati… Posso andare da solo? - chiese Paul, disorientato. Alternava parole di italiano con altre, incomprensibili in olandese.- Ci andremo, piccolo... Te lo prometto…- Dammi i documenti, presto… - gli chiese Rob- Cosa?- Dammi i documenti, devo provare che tu sei suo padre…Il giornalista continuò a boccheggiare, ma non disse nulla.L’hostess sembrava indecisa ed era pressata dalla gente in coda al bancone della KLM, che si stava spazientendo.Fece una telefonata, nella quale la udì chiaramente pronunciare un cognome che non conosceva, che aveva a che fare con un certo “Van Zanten”…Poi si girò, diede dei fogli da firmare a Rob e li accomiatò con un sorriso.- Ora mi vuoi spiegare che cosa stai combinando? - lo pressò il Giornalista, quando furono lontani.- E’ presto detto, mi sono appena spacciato come il signor Rick Van Hansen, questi sono i suoi documenti.Il Giornalista riconobbe la foto dell’accompagnatore del piccolo Paul, che in quel momento stava dormendo in qualche scantinato.- Mi sono fatto passare per lui. Ho detto che stavo accompagnando il piccolo da TE. Le ho detto che Tenerife era la destinazione ultima del nostro viaggio. Che da Las Palmas avremmo dovuto prendere un altro aereo per arrivare fino qui. Visto però che il destino ci aveva fatto deviare proprio in questo luogo, le ho detto che era inutile fare un altro viaggio a vuoto. Le ho detto che il bimbo e stanco e... ha dei problemi, come sai… Lei ha telefonato al comandante dell’aereo olandese per avere il consenso di far scendere un passeggero. Quello deve avere una fretta del boia e ha detto di sì…Il giornalista non fece in tempo a boccheggiare di nuovo. L’altoparlante annunciò che i passeggeri del KLM stavano per essere imbarcati.- Devo andare, amico mio - esclamò Rob- Che cosa? Ma dove vai?Rob sogghignò - Io sono Rick Van Hansen, non ricordi? Ascolta, ecco il mio piano. Io salgo sull’aereo olandese, raggiungo Las Palmas, parlo con Annette e la faccio ragionare. Tu stai qui fino a domani col bambino. Trovati un albergo, fai quello che vuoi. Domani io e lei arriveremo e vedremo di sistemare le cose. Con me Annette ha sempre ragionato…- Ma… è un rapimento...! - esclamò il Giornalista.- Stai rapendo tuo figlio? Non farmi ridere. Dopo quattro mesi che non lo vedi, puoi anche passare una notte con lui…- E... e Dirk?- Ah, lui? Sei encomiabile nel prodigarti per gli altri. Lui non ha neanche documenti e comunque non morirà.Il Giornalista scosse la testa, scoppiando a ridere. - Verrà fuori un casino… più grande di noi. Ci arresteranno… ma sei un vero amico.I due amici si abbracciarono, poi con un saluto veloce, Rob si avviò verso l’imbarco.
Ore 16:58:10 - KLMIl comandante Van Zanten guardava la nebbia che scendeva come una frana dal lato destro e riempiva le cose col suo muro di niente. Non rimaneva molto tempo e se la nebbia avesse continuato a scendere, anche quell’aeroporto sarebbe stato chiuso.Mosse la manetta in avanti e l’enorme Jumbo pose il muso verso la pista. Non c’erano alternative. Avrebbero dovuto risalire tutta la pista al contrario, arrivare in fondo ed effettuare una inversione di 180° per poi essere pronti a partire…- Avvicinamento, KLM 4805 su Tenerife, controllo di Terra - comunicò alla Torre il copilota.- 4805, roger - rispose la voce nelle loro orecchie.- Tenerife, abbiamo bisogno di fare un'inversione al termine della pista 12 per poter decollare dalla 30.Torre di controllo: "Ok KLM 08, rullate per tutta la lunghezza della pista ed al termine effettuate un'inversione di 180 gradi.
Ore 17:01:52 - PAN AMFinalmente il KLM si era tolto di mezzo. Il comandante Grubbs aveva udito la conversazione dell’aereo olandese con la torre di controllo di poco prima. Se la sua conoscenza non lo ingannava, avrebbe dovuto accodarsi al KLM nel risalire la pista, poi svicolare sulla pista di taxi laterale, per lasciargli strada sgombra sulla via del decollo. E poi togliersi da quel luogo maledetto nel quale improvvisamente non si vedeva più nulla.- Tenerife, qui Clipper 1736- Clipper 1736, qui Tenerife- Ci è stato detto di contattarvi e di percorrere la pista, è giusto?- Affermativo, percorrete la pista e uscite alla terza uscita alla vostra sinistra- Terza a sinistra, ok.Il bestione americano mise il muso sulla pista e cominciò a risalirla. Dalla cabina di pilotaggio non si intravedeva quasi nulla. Da qualche parte, più avanti, il KLM stava facendo la stessa cosa, ma la nebbia era troppo fitta per calcolarne la distanza.Grubbs era nervoso. Non conosceva quell’aeroporto e dall’alto di un 747 era difficile vedere a terra.- La terza ha detto - mormorò l’ingegnere di volo- Sì, la tre.- A me sembra abbia detto la prima, the first- osservò Grubbs, mentre l’aereo risaliva la pista lentissimo.- Glielo chiedo di nuovo - disse Bragg.- Non credo ci siano le condizioni minime per poter decollare adesso! Guardate che nebbia… - biascicò il Comandante.
Aeroporto di Los Rodeos – Tenerife, Terminal, bagni - ore 17:02- Sei sicuro di voler fare pipì da solo?- Si papà, mi vergogno. E voio andare sui prati.Il Giornalista sorrise. Il suo bimbo aveva una volontà di ferro, nonostante il suo handicap. - Batti sulla porta quando hai finito. Poi si accorse dell’odore sgradevole di quel bugigattolo e socchiuse la finestra al bimbo.Restò fuori dalla porta, cercando una sigaretta che non c’era. Dovevano fare in fretta ad andarsene. E quello che sarebbe stato era tutto nebuloso. Mentre pensava, posò l’occhio stanco e distratto sul tabellone delle partenze. Il KLM Rhijn 4805 e il Pan Am 1736 erano indicati uno dietro l’altro e in quel momento una vocina che conosceva, cominciò ad emergere dal fondo della sua coscienza.c’era un fiume in Germania… Sapevo che era il Reno…c’era l’acqua che prendeva fuoco… i numeri 17 non devono stare vicini… so che sei in pericolo…un fiume. Sapevo che era il Renoun fiume. Sapevo che era il Reno.Il giornalista fissò incuriosito il nome del KLM “Rijn”… Voleva dire “Reno”, lo sapeva bene…Rabbrividì, spalancando lentamente la bocca, mentre la sua vista zoomava sul tabellone.… i numeri 17 non devono stare vicini…Scosso da brividi fece in un istante la somma dei numeri degli aerei… 4+8+0+5... uguale a… 17! E… 1+7+3+6 dava anche…… i numeri 17 non devono stare vicini…Una lama di gelo scese su di lui. Rob era su uno di quei due aerei.- Paul! - gridò - gettandosi nel bagno.- Oh mio Dio - esclamò sentendosi morire.Voglio andare sui prati - aveva detto.La finestrella era aperta. Paul non c’era più. Oltre la finestra solo la nebbia.
Ore 17:02:49 - KLMIl KLM procedeva lento nel biancore, verso la fine della pista. La torre di controllo si fece sentire - KLM 4805, quante uscite a sinistra avete passato?- Credo che abbiamo appena oltrepassato l'uscita C4- Ok... Alla fine della pista ruotate di 180 gradi e attendete l'autorizzazione al decollo.Il comandante Van Zanten vide la fine della pista. Si era al dunque. Soltanto il tempo che quel dannato Pan Am si levasse di torno.
Ore 17:03:09 - PAN AMLa nebbia e la confusione confondevano le idee al’equipaggio del Pan Am, in cerca dell’uscita di sinistra, per togliersi di mezzo.- Deve essere la terza... - disse Grabb - Glielo chiedo ancora"- Forse potremmo uscire da questa... - osservò il Comandante Grubbs.- Tenerife, potete confermarci che il Clipper 1736 debba uscire alla terza intersezione sulla sinistra?- La terza - rispose deciso il controllore di volo. Uno, due e tre, terza, one, two, three, la terza… Clipper 1736, avvisate appena siete usciti dalla pista…
Ore 17:04:00 - Spazio posteggio aereiIl Giornalista gridava il nome del figlio lungo lo spazio di posteggio degli aerei, vagando come un randagio nella nebbia. Aveva scavalcato la bassa finestrella e si era gettato nel nulla disperato.- Paul! Paul! Dove sei? Paul! Rispondimi!In lontananza, solo il lontano rumore di motori minacciosi.
Ore 17:05:00 - PAN AM- Non si vede ancora niente - disse Grubbs, mentre l’aereo procedeva ancora lentissimo, senza mai riuscire a intravedere il KLM.- Neanch'io vedo nulla - disse Bragg.- Ce n'è una…- Questa è quella giusta- Però la prossima, laggiù è quasi a 45 gradi… - intervenne l’Ingegnere di volo. Si riferiva ad una uscita sulla sinistra più avanzata rispetto alla tre, che era stata loro ordinata, ma più facile da percorrere per un aereo dalle dimensioni così enormi.- Sì, quella va avanti, penso che si debba prendere quella per uscire dalla pista ed andare sul raccordo.- Forse la torre di controllo intendeva questa come l'uscita numero tre.- Mi va bene questa.L’uscita intravista era la numero 4, 150 metri oltre la 3.150 metri contro un destino invisibile.
Ore 17:05:27 - KLMVan Zanten ribolliva. Avevano solo dieci minuti e la visibilità si era ridotta a 500 metri. Ancora poco e l’aeroporto sarebbe stato chiuso. Dovevano fare in fretta.- Tutto attivato, possiamo partire. I carrelli sono a posto? - chiese Meurs, il Secondo, angosciato dal fare del Comandante.- Sì, andiamo... - disse quest’ultimo e spinse la manetta del KLM in avanti. I motori vorticarono.- Un momento! Non abbiamo l'autorizzazione al decollo! - lo fermò Meurs.- Van Zanten fu tentato di dire qualcosa, poi rimise lentamente la manetta a posto e disse:- Lo so. Fattela dare.- KLM 4508 è pronto al decollo e aspettiamo l'autorizzazione - disse Meurs in cagnesco, mentre l’Ingegnere di volo osservava la situazione col desiderio di esserne già fuori.
Ore 17:05:32 - lungo i prati prima della pista principale- Paul! Dove sei? Paul, vieni da questa parte se senti la mia voceeeee!La nebbia bloccava la sua corsa e confondeva lacrime disperate.Pensava a Paul, a Rob su quell’aereo. Al terrore che aveva sentito nella voce di Paolina.- Paul! - gridò ancora disperato.Gli sembrò di udire una vocina. Si gettò correndo verso il nulla.
Ore 17:05:53 - 17:06:08 - KLMLa Torre di controllo si rivolse all’aereo olandese - Siete autorizzati ad eseguire la salita Papa Beacon ed a mantenere una quota di volo di 9.000 piedi, dopo il decollo procedere con una prua orientata verso 40 gradi fino ad intercettare la radiale 325 dal VOR di Las Palmas.- Va bene, siamo autorizzati ad eseguire la salita Papa Beacon fino alla quota di volo di 9.000 piedi, virata della prua verso 40 gradi fino ad intercettare la radiale 325, ed ora siamo in decollo - rispose Meurs, ma un rumore lo fece trasalire.Van Zanten aveva rilasciato i freni del Boeing, che stava cominciando a muoversi.- Stiamo andando... - disse Van Zanten con sguardo fisso sulla pista - Controllare la potenza dei motori.Meurs si voltò di scatto. La Torre di controllo aveva confermato la rotta, ma non aveva ancora dato l’autorizzazione per il decollo…! L’aereo si stava muovendo….Meurs non se la sentì di contraddire una seconda volta il grande Van Zanten.Poi, la radio sibilò, qualcosa, forse un fischio.
Ore 17:06:20 - Torre di controllo- Attendere per il decollo, vi chiamerò io - disse il controllore di volo al KLM.Un fischio. Un fischio elettrostatico nella cabina del KLM. L’aereo olandese non riuscì ad udire queste parole.Il KLM era già partito.
Ore 17:06:20 - PAN AM.Un fischio. Un altro fischio. Che cosa aveva detto il KLM? E la risposta della torre qual’era stata?Qualcosa non andava. Proprio adesso ci volevano le interferenze… - pensò il Comandante Grubbs - e loro erano ancora lì, intrappolati in quelle nebbie…- Qui Clipper 1736, noi siamo ancora sulla pista!- Va bene 1736, avvertite appena ne siete fuori.- Va bene, vi avvertiremo appena avremo liberato la pista…- Ok.L’uscita laterale si stava avvicinando, ancora una trentina di metri di ansia claustrofobica.- Andiamocene via di qui - disse Grubbs preoccupato.- Sì, il KLM ha fretta di partire, vero? - rispose Bragg.- Sì, prima ci ha bloccati per mezz'ora, e adesso ha fretta…
Ore 17:06:30 - Prati lungo la pista.- Paul, dove sei?- Sono qui, papà…Allungò le mani in cerca di qualcosa. Dove si trovava? Nessuno dei due poteva vedere l’altro, come stava capitando con i due aeroplani.- Dove sei?- Sono qui!Vicino a loro rumori ostili, rombi che diventavano frastuoni, metallo che diventava una lama.
Ore 17:06:32 - KLMIL KLM si stava lanciando a tutta velocità e le vibrazioni scuotevano la cabina.Ma l’Ingegnere di volo sobbalzò per altro, mentre la nebbia mangiava la pista. Aveva sentito solo lui? Possibile? Tra quei fruscii elettrostatici, la voce del Pan Am che diceva “Vi avvertiremo appena liberata la pista?L’uomo fu preso dal panico - Si è tolto dalla pista? - gridò a Van Zanten.- Che hai detto?- Si è levato dalla pista il Pan American? - gridò.- Certamente - rispose il Comandante.La velocità di V, oltre la quale non si poteva abortire il decollo, era stata raggiunta.Dio volesse che quello che aveva sentito non fosse vero, pensò l’Ingegnere disperatamente, mentre il nulla si apriva di fronte a loro.Dio volesse, Dio volesse, Dio volesse…Strinse la carta di volo, accartocciandola inconsapevolmente mentre vibrava sempre più intensamente.
Ore 17:06:05 - Prati lungo la pista.Lo trovò. Con una mano, mentre il vento e il rumore stavano spaccando il loro universo.Qualunque cosa fosse, stava arrivando l’Inferno.Si gettò verso il figliolo.
Ore 17:06:40 - PAN AMIn quegli attimi di tensione, fu un tremore. Il manifestarsi di un incubo tanto terrificante da poter rifiutarne il concetto, anche solo per una frazione di incredulità.Un tremore.Le luci del KLM a tutta velocità che stavano uscendo dalla nebbia.Il Comandante Grubbs sibilò in un grido - Eccolo là, guardalo! Maledizione, quel figlio di puttana ci sta venendo addosso!Il copilota Bragg gridò disperato - Via! Via! Via! - ed entrambi si gettarono disperati sulla manetta della potenza,Il 747 della Pan Am si mosse lentamente verso l’uscita di sinistra, mentre i motori salivano al massimo.Lentamente, troppo lentamente.
Ore 17:06:42 - KLMNo, quello in mezzo alla pista non era una finzione.I due giganti di acciaio si rivedevano, in attimo prima del tragico finale.- Oh merda! -sibilò Van Zanten nell’abitacolo diventato di GeloD’istinto i suoi occhi increduli comunicarono alle mani l’ordine di sollevare la cloche.Il 747 della KLM sollevò disperato il muso.Ma la velocità non bastava. La coda del mostro striscò lungo la pista sollevando miliardi di scintille, mentre il comandante afferrava i comandi, vibranti di tremore meccanico, implorando che arrivasse la portanza salvifica.Furono attimi di istante.L’aereo si staccò in volo, mentre l’aereo bianco era ancora lì, elefante disperato che tentava di trascinarsi fuori.Il muso del KLM passò.Il resto no.
Ore 17:06:50 - nel prato, a pochi metri dalla pista.- Stai giù! - gridò il Giornalista gettandosi su Paul, scaraventandolo a terra e facendogli scusa col suo corpo, mentre il rumore metallico infermale scoppiò nelle loro orecchie e tutto era squassato da un vento nebbioso che cercava di strapparli via dal suolo.Tenendo il bambino protetto dal suo corpo, il Giornalista alzò il capo e vide.Vide il KLM bianco azzurro, sbucare come un missile a mezza’aria dalla nebbia.Lo vide cozzare contro il Pan Am, impattando con la pancia, i carrelli e due motori.Poi fu l’inferno vero e proprio. Quello di cui aveva tanto sentito parlare, rispetto al quale il disordine della sua vita era stato un paradiso.
Il KLM si schiantò sul Pan Am, scoperchiandolo.Il Pan Am fu scoperchiato, la lobby dei passeggeri superiore venne disintegrata, L’aereo americano prese immediatamente fuoco, con i motori ancora a tutta velocità.Il KLM volò ancora per trecento metri. Poi, a causa dell’urto e dei pezzi di aereo ingeriti dai propri motori, perse potenza, andò in stallo, si inclinò e si schiantò sulla pista, 350 metri oltre il Pan Am.L’aereo, carico di carburante, esplose in un rogo mortale.Poi fu solo il rumore dei roghi nascosti che esplodevano nella nebbia di quel luogo dannato, dove la terra umida, l’aria nebbiosa, l’acqua e il fuoco, si erano disperatamente scontrati.
Non so dove mi trovo.Ho paura del buio, di questo buio di ospedale.Ora però sento qualcosa. Sento qualcosa sul mio viso.Qualcuno mi sta accarezzando, è il ricordo di una mano forte che mi accarezza.E dall’altra parte quella soffice e adorata che conosco.Sono il papà e la mamma.Non li ho mai sentiti insieme, e ora… sono qui con me.
La fiammata e il lampo metallico che esplose quel giorno a Tenerife, sono nella mia mente.Avevo cinque anni, ma ricordo l’immagine impressa, ricordo il peso di mio padre su di me, che mi proteggeva.Per qualche strano gioco del destino, forse una tessera impazzita di quel domino che aveva messo in movimento tutto, riacquistai la vista in quel momento.Poi svenni e trascorsi molti giorni in ospedale. Avevo la pelle escoriata in più punti sul braccio.Ho ricordi confusi, mi sembra che i miei genitori fossero insieme, al mio capezzale.Quando riaprii gli occhi, mi resi conto che il dono della vista mi era stato restituito e che il viso d’angelo che mi stava di fronte era quello di mia mamma.Mio papà non c’era, e non ci sarebbe stato.Come venni a sapere dopo molti anni, dovette spiegare molte cose sullo scambio di persone che quel giorno si era verificato nel terminal, alla polizia locale, che lo trattenne per qualche giorno.Quando tornò a cercarmi, mia mamma mi aveva portato via. Non gli perdonò mai, oltre a tutto il resto, il fatto, secondo lei, di avermi condotto a un passo dalla morte. E Dirk non fece nulla, sotto questo punto di vista, per dare una mano a chi in fondo, aveva contribuito a salvargli la vita.Mi cercò ovunque, tentò di chiamarmi molte volte, ma mia madre mi nascose a lungo.Quando ebbi l’età per capire e per rendermi conto che non era stato Dirk il mio vero padre, mi misi sulle sue tracce.Erano passati più di venti anni da quel giorno a Tenerife, e non lo trovai piùDa molti anni se ne era andato, entrato a far parte dei molti per i quali le sigarette sono un male trascurabile per il quale ci si crede immuni. Fino a quando si realizza che non lo si è.La signora che mi raccontò la sua storia, mi disse che aveva vissuto i suoi ultimi anni nel rimpianto per aver perso il suo migliore amico su quella pista. Oltre che suo figlio. Sperava che un giorno i miei occhi potessero vederlo.Che io potessi perdonare i suoi errori.Mi sarebbe bastato lo sguardo per capire che non c’era bisogno di perdonarti, papà.Ma non ce l’abbiamo fatta.
Così oggi sono tornato qui, dopo tanto tempo.C’era una cosa che mio padre teneva sulla scrivania, e mi è stata data da quella collega italiana che lavorava con lui e che mi ha raccontato tutta la storia.E’ una tessera del domino, era il suo portafortuna.L’ho portata fino qui, sull’erba di questo aeroporto, nello stesso punto tragico di allora, e l’ho lasciata lì, vicino a un piccolo fiore.Ripenso a quei terribili fari che uscirono dalla nebbia e ai miei occhi che fecero lo stesso.A te, papà, che mi hai ridato la vista.Che mi hai tolto dall’inferno per portarmi in paradiso.Alle volte mi sembra ancora di sentire il tuo calore sopra di me.
Le vicende di questo racconto si basano su fatti reali.La storia del giornalista, del suo amico, della medium, sono invece frutto di fantasia.
Il “disastro di Tenerife”, come venne in seguito ribattezzato, fu la più grave sciagura aeronautica della storia. 583 persone rimasero uccise, tutte quelle che occupavano l’aereo olandese e buona parte di quelle del Pan American, in cui però 70 persone si salvarono, tra cui i piloti.Nel costruire questa storia ho cercato di basarmi sulle registrazioni originale dei dialoghi che ebbero luogo tra i due aerei e la torre di controllo durante quelle ore incredibili, prendendomi piccole licenze.Tre inchieste separate vennero aperte sull’accaduto, una spagnola, una olandese ed una americana.La spagnola e l’olandese ritennero determinante il fatto che il Pan Am avesse disobbedito alle istruzioni della torre di controllo, che aveva indicato di percorrere la rampa tre per uscire dalla pista e dirigersi sulla pista di “taxi” parallela. Forse confusi dalla strana angolatura della rampa tre, forse a causa della confusione che regnava all’interno del cockpit della Pan Am, l’equipaggio portò invece il 747 verso la rampa 4, 150 metri più avanti, forse scambiandola con la 3. E questo rimanere sulla pista fu fatale. Se il Pan Am avesse imboccato l’uscita 3, non ci sarebbe stato nessuno schianto.Allo stesso modo, sia l’inchiesta americana che quella spagnola concordarono sul fatto che la maggiore responsabilità dovesse essere assunta al comandante Van Zanten del volo KLM, che decollò senza esplicita autorizzazione della torre di controllo, mentre il Pan Am stava ancora risalendo alla pista.Se da un lato olandesi e americani giunsero a conclusioni opposte, gli spagnoli non poterono che rimarcare l’errore del KLM. Tutte le inchieste però sottolinearono il fatto che la tragedia fosse stata provocata da una serie incredibile di coincidenze, senza anche solo una delle quali, lo schianto sarebbe stato evitato.In occasione del trentesimo anniversario della sciagura, è stato innalzato un monumento all’aeroporto di Los Rodeos, che ricorda le vittime di quel terribile giorno. Mauro Saglietti
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