Il film di Sidney Lumet con Al Pacino ha vinto solo un Oscar per la sceneggiatura (basata su una storia vera) ma in realtà meritava molto di più. Una rapina in banca la cattura di ostaggi, i rapinatori che diventano quasi degli eroi perché distribuiscono soldi e urlano: “Attica!” rimandando a una tragica rivolta sedata con il sangue, perché ricordano a ogni piè sospinto di essere reduci della sporca guerra del Vietnam e perché si fanno portare un paio di pizze dalla polizia. Un film che racconta un’America in profonda crisi, invischiata in una guerra (quella in Vietnam) che nessuna voleva e nessuno capiva ma che causava morti a ripetizione. E anche un modo di dire che è rimasto nel linguaggio comune.Me lo sentivo che la nostra visita a Pescara sarebbe stata da cani, ma così non me lo immaginavo. Ultimamente ho il terrore che il Toro perda giocando male. Un po’ perché odio perdere. Un po’ perché quando il Toro perde si scatenano i commenti che spiegano il fatto con le dietrologie più assurde. Complotti cosmici, accordi scellerati, incapacità congenita dei dirigenti, broccaggine altrettanto congenita dell’allenatore. E questi commenti mi mettono ancora di più di malumore. Figuriamoci quando poi il Toro gioca anche male, molle, senza grinta. Io però in Lerda ho fiducia. In lui, in Petrachi e soprattutto di Ferri che sicuramente avrà detto la sua molto duramente. Domenica capiremo con il Portogruaro se si sono fatti sentire abbastanza. Quanto ai complotti, l’unico complotto vero che ho visto in questi anni è stato quello degli arbitri. Magari non ci sarà stata una riunione che ha pianificato i loro interventi, ma se siamo finiti in B la colpa più che di Cairo o degli allenatori è stata di quei signori che ci hanno annullato dieci goal validi. Questo è un fatto. Resta il pomeriggio da cani. E questo è un altro fatto. Ma la speranza non muore, per me che seguo il Toro dal suo primo campionato di serie B. Buona vita.
columnist