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Quella volta in cui…

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di Silvia LachelloBuongiorno Toro... c'erano una volta due amici che, a causa del tempo tiranno e della vita di emme che tutti fanno (rima non voluta, rima comunque gradita), non riuscivano a trovare i cinque minuti per raccontarsi i fatti...
Redazione Toro News

di Silvia Lachello Buongiorno Toro... c'erano una volta due amici che, a causa del tempo tiranno e della vita di emme che tutti fanno (rima non voluta, rima comunque gradita), non riuscivano a trovare i cinque minuti per raccontarsi i fatti loro. Allora presero a comunicare via mail, ma il tempo mancava e mancava e mancava, e allora si affidarono a frasi sempre più stringate. 'Stringarono' perfino gli smileys, ed i sorrisi persero il naso perché da :-) diventarono :). Ci fu addirittura una volta in cui uno di essi scrisse :( volendo dire "è un periodo di emme". L'altro capì che non c'era nulla da ridere, ma male interpretò quei due segnetti capendo tutt'altro. E passò una notte insonne. Fortuna volle che entrambi gli amici fossero, appunto, tali e che avessero conservato dentro di sé tutti i nasi (i segni -) che erano andati perduti ed allora... parlarono. Non fu una conversazione facile, ne uscirono logori entrambi. Ma forse, e dico forse, fu un modo come un altro per aggiungere un mattoncino all'edificio che, consapevolmente o meno, stavano costruendo da qualche anno a quella parte. Io non so come andò a finire... quello che so, però, è che voglio immaginarli scambiarsi freddure e sciocchezze e profondità anche quando avranno i capelli bianchi e non avranno più né le mani né il pensiero abbastanza saldi da riuscire a dire qualcosa di senso compiuto. Che cosa voglio dire con ciò? Niente. O forse qualcosa. Lo dico principalmente a me stessa: non ho abbastanza autorevolezza né sapienza per insegnare qualcosa a chicchessia. E dunque? Bene... non perdete di vista l'uso che fate del vostro tempo. Ripeto: mi sto rivolgendo soprattutto a me stessa. Per ogni "poi" che vi viene da dire, provate a dire "no: adesso". È un po' come provare a dire "parliamo", invece che digrignare un "quello/a non capisce un ca§§o". Parlare. Dialogare. Scambiare idee. E questo è quanto, per oggi. Che cosa c'entra tutta questa pappardella con il Toro? Niente, a parte il fatto che il Toro aveva fatto da scintilla affinché la fiamma dell'amicizia di cui sopra diventasse fuoco. Potrà ardere più o meno forte, dipende dal vento... ma finché ci sarà la volontà di non lasciare che si spenga, continuerà a vivere. E, a pensarci meglio, queste ultime parole vestono bene anche il Toro. Buon fine settimana a tutti, soprattutto a te, a te che ti riconoscerai nelle mie parole e che meriti un mondo migliore.