mondo granata

Ricordi e piccole soddisfazioni

Redazione Toro News
di Walter Panero

1989. Sabato di fine agosto. Dubbi e certezze di uno studente. E’ da mesi che ci penso, ma proprio non riesco a prendere una decisione. Sono sempre stato fatto così. A volte faccio scelte rapide e veloci, e questo in genere accade quando decido col cuore e con l’istinto. A volte, invece, mi lambicco per giorni e giorni senza riuscire a decidere assolutamente nulla. Mi consulto a destra e a manca con parenti ed amici, ma il parlare con le persone non fa altro che aumentare la mia confusione. Eppure, quando a luglio mi fu chiesto dal presidente della commissione di maturità che tipo di studi avrei voluto intraprendere, risposi senza indugio: “Giurisprudenza! Farò giurisprudenza!”. Ora, però, e sono passati quasi due mesi, una nuvola di dubbi si è posata sopra di me e non riesco proprio ad allontanarla.In verità, lo so benissimo cosa mi piacerebbe fare “da grande”. Lo so da qualche anno, ormai. Mi piacerebbe scrivere. Scrivere di sport. Di calcio o di ciclismo. Forse anche di arte antica. Ma scrivere di qualsiasi cosa. Oppure, mi piacerebbe studiare ed insegnare  la storia. Mi ha sempre affascinato la storia. Ma ho tanta paura che finirò per non fare nessuna delle due cose. Ormai, la mia parte istintiva sta inesorabilmente perdendo la sua partita con quella razionale.Tutti, ma proprio tutti, mi hanno detto parole del tipo: scrivere? Solo chi è raccomandato riesce a far strada in quel mondo lì. La storia? Mica ci mangiamo con la storia. Ah se ci fosse qualcuno che mi dicesse: segui il tuo cuore, se no sarai frustrato per sempre. E invece nessuno.E così finirò per iscrivermi ad una di quelle facoltà noiosissime che però ti assicurano il futuro nel mondo lavorativo. Ingegneria? Quella no, non credo di esserci portato. Giurisprudenza. Oppure Economia e Commercio. Mi dico, per convincermi, che potrò comunque continuare a scrivere e a studiare la storia per conto mio. Sì: non finirò mai a lavorare in un triste ufficio o, peggio ancora, in una banca. Non fa assolutamente per me. Ho ancora qualche giorno per decidere. Ma ora basta. Non ho più voglia di lambiccarmi con questi pensieri seri. Ci penserò da domani in poi. Già, perché domani il Toro farà finalmente il suo esordio in casa. E io, ovviamente, staccherò il primo foglietto dal mio abbonamento costato centomila lire.  Ci siamo abbonati in quasi ventimila e domani saremo in tanti: malgrado la retrocessione di giugno c’è moltissimo entusiasmo intorno al nostro Toro. Domenica scorsa abbiamo ottenuto un grigio pareggio a Reggio Emilia, ma domani dovrà per forza suonare un’ altra musica. Ospiteremo l’Ancona e dovremo assolutamente coprirli con una pioggia di gol. Dovremo far capire a tutti chi è il più forte!La sera dopo…Sì! Sì! Sì! E’ andata esattamente come speravo! Eravamo in trentamila allo stadio! I ragazzi di Vincenzo Guerini non  hanno avuto speranza! Dopo nove minuti eravamo già in vantaggio con Skoro. Poi due gol di Muller e ancora lo jugoslavo nel finale. L’unico gol dei marchigiani è stato segnato da tale Ciocci. Un mio amico ha scommesso che i due stranieri e Pacione riusciranno nell’impresa di segnare cento gol in tre. Mi sembra un po’ un’esagerazione, ma penso che sicuramente i gol fioccheranno alla grande. Sarà solo serie B, come ci ricordano di continuo i gobbi, ma io comincio a divertirmi sul serio. E siamo solo all’inizio. 2009. Sempre ultimi giorni di agosto. Riflessioni di un impiegato.“Buongiorno signora….le suggerisco di aprire questo conto corrente che….”. Oppure: “Abbiamo questo ottimo investimento che in pochi anni le consentirà….”. O ancora: “il mutuo a tasso fisso permette di stare più tranquilli, mentre quello a tasso variabile….”    Insomma: in banca ci sono finito a lavorare per davvero. E per un po’ non mi è neanche dispiaciuto. Rispetto ad altri lavori d’ufficio ti dà la possibilità di stare in contatto con le persone. E, a volte, hai anche la sensazione di essere utile a qualcuno, quando magari una vecchietta si presenta da te con un problema e tu riesci a risolverglielo. E’ bello anche quando le persone vengono da te al solo scopo di parlare del più e del meno: magari perché si sentono sole; magari perché tu dai la sensazione di saperle ascoltare; magari perché hanno voglia di fare due chiacchere di calcio, di ciclismo o di viaggi e sanno che con te sfondano una porta aperta; magari perché scoprono che parli come loro, insomma sai parlare in dialetto, cosa che ormai non fa più nessuno.Per il resto lasciamo perdere: viviamo in un mondo in cui conta solo il profitto nel breve periodo. In cui quello che era ritenuto giusto ieri, oggi è da buttare e vice versa. Ma in fondo chi se ne frega?! Le cose importanti sono ben altre. Gli affetti più cari. Le mie passioni. Basta che qui in ufficio mi guardi intorno. Vedo cartoline dei tanti viaggi che ho fatto. Vedo Coppi e Bartali che si scambiano la borraccia in un Tour di tanti anni fa. Vedo gli Angeli di Superga. Vedo Pupi che esulta per un gol, con Zoff in ginocchio ai suoi piedi. C’è molto Toro qui, anche se Torino è lontana. Perché il Toro è stato ed è la costante di tutti questi anni. Quando preparavo gli esami più pesanti e astrusi c’era il Toro a distrarmi e a regalarmi qualche istante di relax. Quando qualche ragazza mi diceva di no, c’era comunque il Toro a consolarmi o a farmi disperare di più. Quando me ne tornavo a casa stanco per una giornata dura e frustrante di lavoro, c’era comunque il Toro che giocava la sera. Peccato che poi, quasi sempre, tanta attesa fosse poi vanificata dalla solita sconfitta corredata spesso da una prestazione incolore. Ma certi ricordi resteranno scolpiti per sempre. E non sono poi così pochi. La serata di Madrid. La festa dopo aver eliminato il Real e la notte successiva passata a darsi pizzicotti per paura che fosse solo un sogno. La sofferenza di Roma e di quella Coppa Italia vinta tra mille difficoltà. Le vittorie nei derby contro Lippi ed i suoi. La rimonta di tre gol sempre nel derby. La notte finta col Perugia. La notte vera col Mantova. Ricordi. Tanti ricordi. Là fuori c’è una città che sta vivendo una favola europea dopo tanti anni di sofferenze. Confesso che provo invidia per gli ex amici genoani che stanno  sognando in grande e che porteranno queste ultime stagioni per sempre nei loro ricordi. Speriamo che il Toro torni, un giorno non lontano, a regalarci di nuovo qualcosa da portarci dentro per sempre e da tramandare ai nostri figli.Magari, tra vent’anni, ci ricorderemo della bella partita di Grosseto (soprattutto se lo ricorderanno quei mille che erano presenti. Chapeau!): da quanto tempo non ci imponevamo in trasferta con tanta autorità? D’accordo, i toscani non sono più quelli dell’anno scorso. D’accordo, è solo la prima di una lunga serie di tappe. Ma la sensazione è che se la difesa tiene, quei tre là davanti ci faranno divertire e gioire parecchio.Continuiamo così. Continuiamo su quella strada già da lunedì prossimo con l’Empoli. Mi chiedo se, quando qualcuno ha scelto il lunedì come giorno per il posticipo della B, si è reso conto che stava “radiando” dagli stadi tutti quei tifosi, e non sono pochi, che vivono lontani dalle città che ospitano gli incontri. Probabilmente, quel qualcuno se n’è reso perfettamente conto e lo ha fatto apposta. Chi se ne frega se gli stadi sono vuoti? L’importante è che si diffonda l’idea che l’unico modo per vedere un match è comprarsi un decoder. Il rischio è che i nostri figli arrivino a pensare che le partite non si giochino veramente, ma virtualmente come in un videogioco.Difficilmente riuscirò ad esserci con l’Empoli. Ma l’augurio che faccio a tutti è che anche quell’incontro sia un piccolo mattoncino nella costruzione della nostra storia futura e dei nostri futuri ricordi. In attesa di tornare a sognare in grande, accontentiamoci di quello che abbiamo. Accontentiamoci, per il momento, di gioire per le giocate di Gasba e David e per i gol di Bianchi. Sorridiamo nel sentirli definire in tv come dei grandi campioni “fuori categoria”. Negli ultimi anni, non ho mai sentito parlare tanto del Toro in televisione come in questo inizio di campionato. Sarà una soddisfazione piccola piccola, ma, in attesa di tempi migliori, ce la teniamo ben stretta.