mondo granata

RiTORno al futuro

Redazione Toro News
Guido De Luca

E'la fine di ottobre del 2025. Il Toro ha appena vinto il derby. E' Ormai un'abitudine. Negli ultimi dieci anni è netto il divario tra le due compagini cittadine. Padre e figlio s'incamminano verso casa una volta usciti dallo stadio Grande Torino. Ciao Papà. Come stai, figlio mio? Sei felice? Sì, tanto. Perché? Perché abbiamo vinto di nuovo e poi è bello tifare per il Toro. Perché? Perché non è mai banale. Perché? Papà, ma sei scemo? Sembri un bambino di due anni che chiede in continuazione Perché?, Perché? Perché? Sembri me quand'ero piccolo. Scusami, ma lo sai che sono un eterno bambino. Questo ha sempre dato un pò fastidio a tua madre, ma alla fine non le dispiace. Sai, cucciolo, ho sempre avuto un pò di timori a inculcarti la passione per il calcio e per il Toro. Quando tu eri piccolo. Lo so papà, quando io ero piccolo mi raccontavi sempre la storia del Grande Torino, me lo dici tutte le volte. Eri tu che me lo chiedevi in continuazione. Ti piaceva. Avevi tre anni, mamma era disperata perché tu e Chiara le eravate sempre appiccicati. L'unico momento in cui stavi ad ascoltare una favola raccontata da me era quando ti raccontavo la storia dell'aereo che tornava dal Portogallo e che andava a sbattere sulla basilica di Superga. Tu ti sporgevi dalla finestra della tua camera e la vedevi. Poi, mi domandavi sempre:e il pilota? E io ti rispondevo che anche il pilota dopo l'incidente aveva deciso di andare a giocare in cielo con tutti i giocatori... Comunque, ti stavo dicendo che ho avuto sempre un pò di timori a inculcarti la passione per il Toro, perché non volevo che tu soffrissi come ho sofferto io. Molte volte la tensione prima di una partita mi macerava. Mi ricordo proprio prima di un derby che rimasi in stato confusionale tutta la settimana. Era il 2008, la partita si doveva giocare di sabato, proprio come stasera. Avevamo appena perso in casa con il Cagliari in modo inenarrabile. Dal nervoso mi spuntò pure un brufolo enorme sul viso come non ne avevo mai avuti nemmeno nell'età dell'adolescenza. Pensa che tu dovevi essere operato di adenoidi il lunedì successivo alla partita. La mamma, il mercoledì sera, vedendomi silenzioso e corrucciato, mi disse: non ti preoccupare Guido, vedrai che andrà tutto bene. Io, con il viso stravolto, mi girai verso di lei, le risposi in modo secco: ma se proprio oggi pomeriggio si è pure infortunato Sereni, il portiere! Come faccio a non preoccuparmi. Sabato sarà un massacro! Prego? Cosa stai dicendo? Dopo qualche secondo realizzò. Sei un deficiente! Io parlavo dell'operazione di nostro figlio! Non ti sopporto più! Replicò lei e fu il gelo in casa per tutto il resto della sera. Non ti sopporto più. Questa era l'espressione più ricorrente di tua madre in quegli anni. Santa donna, di straordinaria pazienza. Papà, mi ricordi com'è finito quel derby? No, amore mio, è meglio di no. Sarebbe troppo lungo da raccontare. Non avevo bisogno di tutto quel tormento. Ti posso solo dire che ci fu una svolta significativa, ma soprattutto ti posso dire che la tua operazione alle adenoidi andò bene. Contava sicuramente di più quello. Non ti sopporto più. Quante volte ho dovuto sentire quest'imprecazione. E sempre o quasi sempre per colpa del Toro! Cambiava l'umore in casa e non era giusto! Papà, ma ancora adesso è così, non sei mica cambiato! Anche tu, Niccolò, sei sulla buona strada. La tua fortuna è che vedi vincere il Toro molte più volte di quanto non capitasse a me venti anni fa. Pensa che la prima volta che mi sono sentito dire. Non ti sopporto più è stato una sera di fine giugno del 2005. Tu eri appena nato. Avevi due mesi e mezzo di vita. Eravamo ancora nella casa della mamma in piazza Carducci. Nonna dormiva nella sua stanza e tu e la mamma avevate la febbre. A me non sembrava che la situazione fosse così grave, ma tant'è che ancora oggi mi rinfaccia quella sera, ma in particolar modo il giorno dopo. Come mai? Come mai? il giorno dopo si doveva giocare la partita di andata della finale play-off per tornare in serie A contro il Perugia a Perugia. Aspettavo quel momento da sette anni. Dal lontano 1998. Cos'era successo nel 1998? Altra storia lunga. Comunque la vendetta era vicina. Tutta la sera attaccato al cellulare ad organizzare la trasferta del giorno dopo in macchina. Sei andato a Perugia lasciandoci da soli a casa con la febbre? Sì ma tu non lo fare quando avrai un figlio. Comunque fu fantastico. Sono partito di casa alle otto del mattino e sono tornato alle otto del mattino del giorno dopo senza chiudere occhio per 24 ore. E tua madre, una volta tornato a casa, non mi ha fatto mica dormire. Era una iena! Meno male che avevamo vinto. Ero l'uomo più felice del mondo. E poi? E poi, un mese dopo il Torino Calcio fallì.Furono giorni tremendi. Doveva essere l'estate più bella della mia vita; io, tu e la mamma al mare, ma io di notte piangevo sul cuscino perché non sarebbe più esistito il mio Torino. L'incubo fin' presto. Arrivò il presidente Cairo e ricominciò tutto da zero. Per fortuna siamo ripartiti dalla serie B e non dai dilettanti. In quei giorni giuravo a me stesso che avrei fatto l'abbonamento allo stadio sino a quando sarei vissuto. Sono stato di parola fino ad ora... Tornando a quel derby del 2008, sai quello prima dell'operazione alle tue adenoidi. Sì, dimmi.. Avevo già comprato il biglietto, ma in alcuni momenti non me la sentivo più di andare allo stadio. Non mi meritavo tanta sofferenza Ma era così tremenda la situazione quell'anno? In quei giorni, sì. E io non sono mai stato pessimista, non mi sono mai fasciato la testa prima di essermela rotta, ma non dormivo da 5 notti. Non meritavo di stare così male, noi tifosi del Toro eravamo stanchi, uscivamo da anni di battaglie per la salvaguardia del nostro patrimonio storico sentimentale. Forse ero io che mi ero autosuggestionato sino all'eccesso, ma vedevo tutto buio. Comunque, per farmi forza, pensavo a quei giorni dell'estate del 2005, quando la possibilità che il Toro non esistesse più, era concreta. Soprattutto che mio figlio appena nato, non potesse sapere cosa rappresentava l'amore per una squadra di calcio. Alla fine decisi di andare allo stadio e feci la scelta migliore. Cantai tutta la partita assieme a tutti gli altri tifosi in curva. Orgoglioso di tifare per il Toro, e mi passò la paura di assistere ad una possibile disfatta. Perbacco, avevo ancora il privilegio di poter vedere giocare il mio Torino! Chissenefregava del risultato. Certo che sei strano, papà! Senti, ma non mi vuoi proprio dire come finì quel derby? No, amore mio, no. Fai una cosa. Domani, che è domenica, vai a compare il giornale in edicola e leggi la cronaca del derby in cui hai appena visto il Toro trionfare. Ecco, pensa magari che la stessa cronaca si possa adattare a quel derby di tanti anni fa, quando tu eri piccolo e, proprio in quei giorni, andavi in giro a dire a tutti quelli che incontravi per strada che la bicicletta del tuo papà era stata rubata da quelli lì, i cattivi della Juve...Ti voglio bene Niccolò, come ne voglio a Chiara e alla mamma.